2.

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Ormai da tre giorni che erano chiusi tutti e 5 in casa e Manuel si rese conto del fatto che Simone non l'aveva presa male come immaginava. Per loro era una fortuna il fatto che si facessero compagnia a vicenda, c'erano alcuni compagni di classe, figli unici, che non facevano altro che lamentarsi di essere annoiati. Loro invece insieme trovavano sempre qualcosa da fare e in quel momento si trovavano nel garage con paperella e Dante, mentre Anita e Virginia erano indaffarate con le piante in giardino.

«simò me passi la brucola che sta lá?»

Con la testa gli fece un cenno verso il tavolo e il ragazzo si limitò ad eseguire le sue istruzioni portandogli quello che aveva chiesto mentre sui era sdraiato a terra vicino alla moto.

«ma quindi adesso andrà meglio?»
«mo meglio me pare un parolone prof, io me accontenterei del fatto che non perderà la marmitta pe strada»

Simone rise a vedere la faccia rassegnata di suo padre dopo quella frase, erano legati a quella moto entrambi, anche se lui ci aveva messo un po' ad ammetterlo, Manuel ce la stava mettendo tutta per sistemarla come meglio poteva ma in realtà sapevano tutti che quella moto fosse un caso perso.
Guardò il riccio concentrato su un bullone e osservò come le sue labbra si dischiudessero ogni volta che si impegnava in qualcosa, aveva i ricci che gli ricadevano sulla fronte e la maglia blu sporca di grasso. Mentre pensava alle poche volte che aveva baciato quelle labbra sentendosi finalmente vivo per la prima volta, le vide muoversi. Ci fu un attimo di silenzio e poi Manuel alzò la testa verso di lui.

«ao»
«eh»
«t'ho chiesto se me passi la chiave inglese»

Dante sorrise sotto i baffi nel vedere la faccia stralunata del figlio che, chiaramente, stava pensando a tutt'altro che una chiave inglese. I due ragazzi rimasero a fissarsi per qualche secondo e lui si sentì di troppo, era una cosa loro che gli aveva visto fare spesso, si fermavano qualche secondo a fissarsi senza dire nulla e poi come se niente fosse uno dei due rompeva quel legame, quella volta fu Simone a girarsi per prendere la chiave inglese al suo fianco e tornare ad osservare il più grande all'opera.

«vabbè qui non serve il mio aiuto, vado a vedere quelle due in giardino»

I ragazzi annuirono e Dante si avviò verso il giardino trovando Anita e sua madre alle prese con una pianta di rose.

«come sta andando con la moto?»
«abbastanza bene, non hanno bisogno di me»
«quando stanno insieme non hanno mai bisogno di nessuno quei due»

Ed era vero, quando erano insieme nessuno dei due sentiva la necessità di altre persone intorno, potevano fare qualsiasi cosa loro due senza che qualcuno si mettesse in mezzo. Manuel si tirò su pulendosi le mani dal grasso e osservò la moto come se potesse parlare e dirgli quali fossero effettivamente i suoi problemi, poi portò lo sguardo su Simone che era poggiato al tavolo con le braccia incrociate, aveva due occhi enormi pieni di parole che Manuel sarebbe stato ad ascoltare per ore senza mai stancarsi, ma Simone se le teneva per sé e lui non poteva farci nulla.

«andiamo in piscina?»

Simone annuì seguendolo fuori dal garage, la piscina era ancora vuota ma ogni volta che andavano lì, nel loro posto, lo facevano con il solo scopo di fumare lontano dagli occhi di chi era in casa. Simone si sistemò con le gambe a penzoloni e i gomiti poggiati a terra per sostenere il busto, Manuel si mise seduto vicino a lui e iniziò a preparare la canna sotto il suo sguardo attento, guardò come muoveva delicatamente le mani o come leccava la cartina per farla attaccare su se stessa e per un attimo sentì la gola secca per quel gesto che non aveva niente di sessuale ma che a lui scatenava una tachicardia che difficilmente riusciva ad ignorare.

Manuel si girò verso di lui dopo aver completato il suo lavoro e si perse di nuovo in quegli occhi, voleva che Simone gli parlasse, voleva non avergli messo tutta quella paura con quelle parole dette in momenti di rabbia, voleva non essere così stronzo.

Si passò rapidamente la lingua tra le labbra ed alzò una mano poggiando il filtro della canna tra le labbra del più piccolo che spalancò leggermente gli occhi ma assecondò quel gesto stringendo le labbra.
Una scossa sulla spina dorsale spinse Manuel a continuare quella piccola tortura per entrambi ma che in quel momento sentiva fosse una cosa talmente giusta da fargli tremare le mani. Infilò una mano in tasca tirando fuori l'accendino e lo portò all'altezza del viso di Simone non perdendo mai il contatto visivo, la mente del più piccolo era offuscata in quel momento e non riusciva a pensare ad altro che non fosse regolare il suo respiro e non smettere di guardare Manuel.
Quando la canna si accese fece un tiro e in quel momento il contatto visivo si ruppe solo perché il riccio spostò istintivamente gli occhi sulle labbra di Simone che, se non fosse stato certo dei sentimenti e dei gusti di Manuel, avrebbe giurato che lo stesse guardando come lo aveva guardato lui poco prima.

Manuel si rese conto che tutto quello stava diventando troppo e si schiarì la gola girandosi in avanti. Non aveva idea del perché facesse quelle cose, amava vedere Simone arrossire e amava avere la sua completa attenzione quando faceva qualcosa, lui ci sguazzava in quelle attenzioni così accurate e così uniche che nessuno gli aveva mai dato e il fatto che fosse Simone a farlo alimentava ancora di più la sua voglia di stuzzicarlo continuamente.

«tiè»

Una mano sbatté sulla sua spalla e si girò a guardare Simone che gli stava porgendo la canna accesa, la afferrò e si mise nella sua stessa posizione poggiandosi sui gomiti.

«la psicologa ha detto che possiamo fare delle videochiamate»
«hai visto? S'è risolta facilmente»

Simone annuì poco convinto e si sdraiò completamente a terra, Manuel lo osservò con un sopracciglio alzato notando come sviava lo sguardo, a differenza di qualche minuto prima.

«che non te quadra?»
«mi sentivo più a mio agio lì in studio, qua magari voi me sentite quando parlo»

Il riccio prese un tiro e con un gesto meno carico di tensione rispetto a prima portò di nuovo il filtro tra le labbra dell'altro che, quella volta, tirò mentre la canna era ancora incastrata tra le dita di Manuel. Quest'ultimo sentì le dita bruciare e osservò quel gesto che Simone sembrò fare senza dargli troppo peso.

«Simò quando dovrai fa la videochiamata noi troveremo qualcos'altro da fa e usciremo qua in giardino se proprio c'hai sta paura»

Il minore buttò fuori il fumo dal naso ed annuì tenendo sempre lo sguardo lontano da Manuel, che c'hai che non me dici Simò?

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