4.

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Panic on the brain, world has gone insane,
Things are starting to get heavy.


Simone si mise seduto con la schiena contro il muro cercando di calmare il respiro, erano le 4 di notte e lui si era svegliato nel pieno di quello che sembrava a tutti gli effetti essere un attacco d'ansia. Sentì la sensazione di nausea salire in gola e si portò le mani sul volto sperando che Manuel non si svegliasse, era stufo di quella situazione, era stufo di avere quegli attacchi senza alcun motivo e di non sapere come evitarli o quantomeno gestirli. Nessuno in casa era a conoscenza di quella situazione, Simone aveva sempre cercato di risolvere la cosa da solo senza pesare su di loro, era iniziato tutto da dopo l'incidente e le persone che lo circondavano avevano già speso troppe energie per lui. Continuava a portarsi quella cosa dietro come se fosse il fardello più pesante della sua vita e la cosa peggiore era che non poteva deciderlo lui.
Nonostante i suoi tentativi di fare il più piano possibile, Manuel si svegliò a causa dei respiri pesanti che non riusciva a gestire, appena aprì gli occhi trovò Simone rannicchiato contro il muro con le mani sulla faccia e, a differenza del più piccolo, a lui il fiato si mozzò in gola.
Capì subito che quella non fosse una situazione normale e non aveva idea di come gestire tutto, ma una cosa era scontata, avrebbe dovuto mantenere la calma almeno lui.
Si tirò su mettendosi a gambe incrociate verso il minore che sembrava non essersi accorto della sua presenza, prese un respiro profondo e lo chiamò a bassa voce. Nonostante fosse un sussurro Simone allontanò di scatto le mani dalla faccia e puntò gli occhi lucidi in quelli di Manuel.

«che c'è Simo?»
«io non lo so»

La sua voce se possibile era ancora più bassa di quella di Manuel e il riccio per la prima volta dopo due mesi si ritrovò impreparato davanti a lui, non lo aveva mai visto così fragile nemmeno sul letto d'ospedale, se avesse potuto se la sarebbe presa lui quella sofferenza per tornare a guardare il sorriso su quel volto.

«mi posso avvicinare?»

Il più piccolo annuì e lui con una lentezza disarmante si spostò con la schiena al muro facendo toccare le loro spalle. Tenne lo sguardo fisso su Simone che continuava a respirare velocemente e gli venne istintivo portare una mano sul suo ginocchio iniziando ad accarezzarlo piano. Rimase in silenzio per dargli il tempo di calmarsi un po', passarono una decina di minuti in quella posizione finché il respiro di Simone non iniziò a rallentare e posò piano la testa sulla sua spalla.

«scusa non volevo svegliarti»
«Simò tu devi svegliarmi quando succedono ste cose»

Spostò la mano dal ginocchio alla sua guancia accarezzando l'accenno di barba, in realtà non sapeva se in quei casi il contatto fisico fosse una cosa giusta, ma Simone sembrava essersi calmato e a lui interessava quello.

«lo sai che da piccolo quando vomitavo non lo dicevo mai a mia madre?»

Simone sbuffò una risata stanca alzando leggermente la testa per poterlo guardare.

«ma che c'entra mo?»
«c'entra c'entra, non glielo dicevo mai perché me vergognavo, vomitavo decisamente troppo frequentemente e non volevo che mia madre lo sapesse, non so bene nemmeno io perché, semplicemente mi vergognavo a dirglielo. Poi un giorno se ne accorse e le dissi la verità, lei mi disse che non dovevo vergognarmi di niente perché non ero io a deciderlo»
«perchè vomitavi così tanto?»
«perchè me magnavo troppa cioccolata de nascosto, ma non è questo il punto. Il punto è che non te devi vergogná a chiamarmi quando succedono ste cose, perché non è colpa tua»
«è che non so perché succede»
«E figurate io, ma se lo affronti da solo non è che cambia qualcosa»

Nella stanza tornò il silenzio, l'unico rumore che si sentiva erano i loro respiri, Manuel oltre a quello riusciva a distinguere chiaramente anche il battito del suo cuore che per fortuna non poteva arrivare alle orecchie di Simone.

«che cosa ti fa calmare quando succedono ste cose?»
«fino ad oggi niente di particolare, adesso ho scoperto che le carezze funzionano»

Manuel sorrise poggiando la testa alla sua, senza saperlo aveva fatto la cosa giusta e sentì peso sullo stomaco scivolare via pian piano.

«lo vedi che me devi chiamá?»

Simone ridacchiò, chiuse gli occhi e portò una mano su quella di Manuel, anche il più grande chiuse gli occhi e in quella piccola bolla di pace si riaddormentarono entrambi nonostante la posizione scomodissima.

Quando Manuel aprì gli occhi più o meno quattro ore dopo si accorse che non si erano mossi di un millimetro, fatta eccezione per le mani che erano cadute sullo stomaco di Simone. Ripensò a quello che era successo qualche ora prima, non aveva mai visto Simone in quelle condizioni e si ripromise che, appena lo avrebbe fatto parlare con la psicologa, le avrebbe parlato anche di questo per capire come aiutarlo. Si era sentito perso a vederlo così indifeso davanti a lui e non aveva intenzione di far ripetere la cosa altre volte, Simone si meritava il suo aiuto e lui avrebbe fatto l'impossibile per darglielo.

«mi fa male il collo»

La voce impastata del protagonista dei suoi pensieri lo riportò alla realtà facendogli alzare velocemente la testa per permettergli di muoversi.

«mica è colpa mia se sei alto 12 metri»

Simone alzò la testa dalla sua spalla portandosi una mano sul collo con una smorfia che il maggiore poteva solo definire buffa, aveva i capelli scompigliati, gli occhi lucidi e il broncio di un bimbo di 3 anni, adorabile.

«come stai?»
«bene, ho fame»
«quando mai è capitato che non ce l'avessi, me chiedo»

Simone rise leggermente e si alzarono entrambi dal letto pronti ad iniziare un'altra entusiasmante giornata chiusi in casa, appena scesero trovarono già tutti seduti al tavolo intenti a fare colazione.

«ma stanotte vi siete svegliati? Ho sentito un po' di rumore»

Manuel si girò verso il ragazzo al suo fianco mentre si sedevano a tavola, voleva che fosse lui a dire quello che si sentiva di dire quindi si limitò ad aspettare una risposta da parte sua mentre versava il caffè in due tazzine diverse.

«si non riuscivamo a dormire»
«dovreste farvi una camomilla prima di andare a letto invece di giocare ai videogiochi»

Manuel sorrise alle parole di Virginia e immaginò loro due seduti al tavolo con una camomilla prima di andare a dormire, un'immagine decisamente troppo tenera nella sua testa, ma chissà che non potesse succedere prima o poi.

Level of Concern | SimuelWhere stories live. Discover now