8.

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And you could bring down my level of concern

Just need you to tell me we're alright, tell me we're okay.



Simone aveva deciso di aspettare la fine della seduta dentro la casetta che Manuel stava sistemando, la tentazione di rimanere fuori la porta della stanza ad origliare era stata forte ma era consapevole del fatto che fosse una mancanza di dispetto sia verso Manuel che verso se stesso. Quindi si ritrovò in quello spazio piccolino a scartavetrare una tavola di legno chiedendosi cosa ci trovasse Manuel di così entusiasmante in quei lavori, gli piaceva fare tutti quei lavori manuali che Simone quasi non sopportava ma che adorava guardare mentre li faceva. Era arrivato a renderla completamente liscia quando il riccio comparve sulla porta guardandolo con sguardo interrogativo.

«che stai facendo?»
«l'ho scartavetrata, ho visto che lo stavi facendo prima»

Il riccio annuì ed entrò in quella casetta poggiandosi al pianale fissato al muro, il più piccolo lo seguì con lo sguardo poggiando sia la carta vetrata che la tavola a terra.

«Ce so rimasto male per quello che m'hai detto l'altro giorno Simò»
«lo so»
«e se lo sai allora perché l'hai fatto? Lo pensi davvero quello che hai detto? Io pe te so un peso?»

Simone sentì l'aria mancargli nei polmoni, era questo quello che aveva fatto, aveva fatto sentire Manuel un peso quando in realtà era stata la sua ancora di salvezza in quei mesi.

«no che non sei un peso»
«e allora perché hai detto quelle cose?»

Manuel si girò verso di lui allargando le braccia per poi farle ricadere lungo i fianchi, voleva una risposta alle mille domande che si stava facendo da giorni, voleva capire se gli importasse qualcosa di lui o se non lo volesse più intorno. Era stanco di sentire quel costante fastidio allo stomaco che sicuramente gli avrebbe scatenato una gastrite prima o poi.

«non lo so»
«Simò io lo devo sapere se te pensi davvero quelle cose, se davvero te devo lasciá perde»

Simone sentì l'aria diventare più pensante e l'unica cosa che riuscí a pensare fu "non ora". Fissò lo sguardo sulle scarpe di Manuel nascondendo le mani sotto le cosce e prese un respiro profondo, aveva la convinzione che le pareti di quella casetta si stessero restringendo intorno a lui e voleva solo scappare fuori all'aria aperta per evitare di venire schiacciato, ma l'unica cosa che riuscí a fare fu rimare fermo in quella posizione. In quel momento erano solo lui e il suo cervello che non faceva altro che elaborare pensieri confusi e distruttivi, non si accorse nemmeno delle lacrime che iniziarono a scendergli sulle guance e di Manuel che aveva sposato la tavola da davanti a lui per mettersi in ginocchio.

«porca troia Simo guardame oh»

Una voce squarciò quel turbinio di pensieri che aveva in testa e finalmente Manuel riuscì a riportare Simone lì con lui, non sapeva dove se ne andasse con la testa in quei momenti e quella cosa lo terrorizzava, non essere a conoscenza dei suoi pensieri lo rendeva impotente.
Gli passò i pollici sulle guance levando qualche lacrima che continuava a scendere e senza pensarci due volte se lo tirò al petto poggiandosi con la schiena alla parete della casetta. Simone probabilmente in un gesto ancora inconsapevole gli strinse la maglia in due pugni e si poggiò completamente a lui, da quella posizione riuscì a sentire chiaramente il cuore di Manuel battere in modo frenetico e cercò di concentrarsi su quello mentre una mano continuava ad accarezzargli la guancia. Dopo minuti che a Manuel sembrarono ore la presa sulla sua maglia si fece più lenta e il respiro di Simone più calmo, per un attimo pensò che si fosse addormentato e si poggiò con la testa al muro chiudendo gli occhi.

Level of Concern | SimuelWhere stories live. Discover now