10.

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Misero piede dentro casa a mezzanotte passata, ma nonostante quello il sonno non sembrava essere contemplato dal maggiore. Il suo cervello stava ancora elaborando quanto successo nell'ora e mezza precedente e non aveva intenzione di interrompere quei pensieri facendo qualcosa di stupido, tipo dormire.

«Manuel io ho sonno»

Quello che uscì dalle labbra di Simone fu un lamento dovuto al fatto che Manuel gli stesse impedendo di salire le scale tirandolo per il retro della maglia, non che gli dispiacesse troppo, comunque.

«dai famme compagnia, ci facciamo una camomilla e andiamo a dormire»
«una camomilla, hai ottant'anni»

Alzò gli occhi al cielo ma si girò per seguire l'altro in cucina, si mise seduto sul tavolo mentre lo guardava armeggiare con i pentolini e gli sportelli ripensando alle parole pronunciate da Manuel poco prima, ripensò al bacio avvenuto subito dopo che gli ha fatto dimenticare qualsiasi cosa brutta ci fosse al mondo in quel momento e ripensò agli occhi di Manuel che avevano una luce simile a quella delle lucciole subito dopo.
Manuel con la coda dell'occhio guardò il ragazzo nella stanza insieme a lui e sorrise nel notare di avere la sua completa attenzione, Simone stava seguendo qualsiasi movimento con quello sguardo concentrato di chi non si lascia sfuggire un errore e a lui, per assurdo, piaceva anche quello.

«Manu ti devo dire una cosa»

Il maggiore annuì posandosi al bancone davanti ai fornelli, Simone alternava lo sguardo da lui al pentolino dietro di lui cercando le parole giuste e il coraggio di pronunciarle.

«la psicologa dopo che ha parlato con te ha... ha capito quanto fossero forti gli attacchi che avevo e ha deciso di prescrivermi delle gocce»

Manuel fu sollevato nel sentire quelle parole, fu sollevato perché realizzò che Simone non stava saltando nessuna cura, semplicemente non gli era stata data perché non ritenuta necessaria fino a quel momento e finalmente ora avrebbero potuto risolvere il problema.

«va bene, se lo dice lei lo facciamo»
«davvero?»
«davvero che?»
«davvero ti va bene?»
«perchè non dovrebbe?»

Simone alzò le spalle e Manuel si chiese come gli potesse venire in mente una cosa del genere, come potesse pensare che sarebbe cambiato qualcosa.

«Simo se è la soluzione per non farti stare più male lo faremo, punto. Nessuno penserà niente in merito, è una medicina, devi prenderla e a me interessa solo che tu stia bene, nient'altro»

Simone sorrise, Manuel aveva ricominciato ad includersi nella risoluzione dei suoi problemi e a lui non sembrava vero di avere vicino una persona che ci tenesse così tanto, fatta eccezione per la sua famiglia. Con il cuore più leggero il maggiore sorrise a sua volta e tornò con l'attenzione al pentolino sui fornelli. Prese le loro tazze della colazione, le riempí con l'acqua bollente e la bustina di camomilla per poi avvicinarsi a Simone ed insinuarsi tra le sue gambe con le due tazze in mano. Immediatamente vide le sue guance arrossire e sorrise sentendo il cuore fare una capriola.

«senti caldo?»
«no»
«ah pensavo, sei tutto rosso»
«vaffanculo Manuel»

Il maggiore ridacchiò prendendo un sorso di camomilla e poi poggiò la tazza sul tavolo vicino le gambe di Simone che lo imitò poco dopo.

«io anche ti devo dire una cosa»

Simone annuì aspettando che riprendesse a parlare.

«quando ho preso il tuo computer la prima sera di lockdown ho visto un video»
«hai visto un porno con il mio computer?»
«ma sei cretino? Ho visto un video già salvato sul tuo pc»

Simone cercò di ricordare quale video potesse essere e appena realizzò di cosa stesse parlando si portò le mani al viso cercando di nascondere il rossore che sicuramente si stava formando sulle sue guance.

«non dovevi vederlo»
«non l'ho fatto di proposito è uscita l'anteprima, ho visto la faccia mia e l'ho aperto. Te volevi tenè il ricordo di quando m'avevano sfondato la faccia pe colpa tua?»
«non me lo ricordare»

Manuel afferrò i suoi polsi e spostò delicatamente le mani da quel viso che amava, Simone aprì gli occhi incontrando i suoi e si morse il labbro.

«quel giorno mi sono reso conto di quanto effettivamente fossi innamorato di te, quando ho pensato che avrei preferito menassero me al posto tuo. Tu eri bellissimo anche con metà faccia sfigurata e io non potevo non immortalare una delle poche volte in cui eri tranquillo»

Manuel gli passò una mano tra i capelli, pensò che tutto quello che avevano fatto fino a quel momento era servito per arrivare lì e non gli interessò di aver preso le botte e aver rischiato la vita una quantità indefinita di volte, il suo destino era arrivare fino a quel punto con Simone e c'era riuscito.
Rimasero a guardarsi per un po', Manuel non sapeva come muoversi e Simone era ancora troppo spaventato da un rifiuto per poter fare una mossa per primo. Alla fine fu il riccio a posare le mani sulle cosce del più piccolo e unire le loro labbra, presto sentí le mani dell'altro circondargli il viso e improvvisamente gli sembrò tutto così giusto. Pensava di doversi abituare al fatto che l'altra persona fosse un ragazzo, che avesse dei tratti più spigolosi, la barba, che avesse una presenza più imponente di lui, ma in quel momento riuscì a pensare solo a quanto fosse tutto perfetto, non c'era niente fuori posto.

«manu»

Si staccò da quel contatto facendo salire le mani sui fianchi, anche la sua voce era il suono più bello che potesse esistere per lui.

«è vero quello che hai detto prima?»
«cosa?»
«che vuoi amarmi»

Manuel osservò il ragazzo davanti a se cercando di captare una possibile reazione alle parole che avrebbe detto dopo, voleva capire se rischiava di perderlo.

«non direi mai na cosa del genere se non fosse vera»

Simone sorrise spostando lo sguardo assonnato verso destra e Manuel forse per la millesima volta nel giro di due settimane pensò che fosse adorabile.

«quindi lo diresti di nuovo?»

Manuel sentì lo stomaco in subbuglio e ringraziò di aver preparato una camomilla anziché prendere una birra, poggiò una mano sulla guancia del più piccolo e lo fece girare lentamente verso di lui guardandolo negli occhi.

«ti amo Simò»

E cosí aveva tutto un altro senso, il più piccolo sentì una scossa diretta dallo stomaco al cuore e ascoltò quelle parole rimbombare nella sua testa.

«di nuovo»
«ti amo»

Sorrise poggiando la fronte alla sua, aveva il battito cardiaco accelerato e una sensazione di leggerezza, se era quello l'effetto che gli faceva Manuel, se era quello l'effetto che gli faceva essere amato da Manuel, avrebbe voluto vivere così per sempre.

«di nuovo»
«pensi che me stanco di dirtelo?»
«si»
«ti amo Simò»

Fu un soffio sulle sue labbra ma Simone lo sentì forte come un grido, adesso se qualcuno gli avesse chiesto cosa fosse la felicità lui avrebbe descritto quel momento.

«sicuro di non essere fatto?»
«sarò fatto ma te amavo pure prima»

Simone strinse le mani intorno al suo viso e chiuse piano gli occhi.

«Manu»
«te lo ridico?»
«ti amo anch'io»

Quelle parole per Manuel furono la chiave per iniziare a vivere, come se fino a quel momento fosse solo sopravvissuto aspettando che qualcuno gli desse uno scossone, quel qualcuno era arrivato ed era la prima persona a cui aveva affidato il suo cuore sperando se ne prendesse cura.

«sul serio?»
«non direi mai na cosa del genere se non fosse vera»

Il riccio non gli diede tempo ti dire altro perché si fiondò sulle sue labbra in modo deciso, aveva l'interno corpo in fiamme e sentì chiaramente Simone diventare il suo centro gravitazionale dopo quella frase.
Era la prima volta che qualcuno gli diceva di amarlo, era la prima volta che si trovava al primo posto per una persona che non fosse sua madre, era la prima volta che lui stesso metteva al primo posto una persona che non fosse sua madre. Era la prima volta di tante cose e lui davvero pensò che quella vissuta fino a quel momento non fosse stata vita, la vita era piena di novità, di sentimenti, di imprevisti e di messe in gioco.

La vita per lui era Simone.

Level of Concern | SimuelWhere stories live. Discover now