7.

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Manuel stava fissando una delle tavole alla parete della casetta quando con la coda dell'occhio vide Simone fermo sulla porta, si prese del tempo continuando ad avvitare l'ultima vite che gli rimaneva e poi si girò verso di lui posando il cacciavite sul piano appena creato.

«sta venendo carino»
« che vuoi Simò?»

Il minore sentì il cuore accelerare, c'era da aspettarsi una risposta del genere da Manuel. Si passò la lingua tra le labbra ed infilò le mani nella felpa stringendo leggermente i pugni.

«ho la videochiamata con la psicologa»
«tranquillo io sto qua, non entro in casa»

Simone si schiarì la voce ed ebbe l'istinto di girarsi e correre dentro casa lontano da quell'aria che sembrava asfissiante nonostante fosse all'aperto.

«ti voleva parlare»
«non c'ho niente da dije, non so la persona più vicina a te, no?»

Manuel si girò afferrando un'altra tavola che aveva deciso di utilizzare per fare una piccola panchina da tenere lì dentro, cercò di scaricare tutta la tensione stringendo la mano su di essa fino a far diventare le dita bianche. Si mise seduto per terra prendendo la carta vetrata e vide che Simone era ancora fermo sulla porta, non aveva intenzione di dire altro, quella situazione l'aveva voluta lui e ora se la sarebbe risolta da solo, anche se a lui faceva male il cuore.

«io vorrei che tu ci parlassi»

La voce di Simone gli arrivò strozzata e flebile alle orecchie, si sentì come se il pavimento sotto di lui fosse crollato e al mondo fossero rimasti solo loro due, a tenerlo legato a quella realtà erano gli occhi del ragazzo davanti a lui che senza alcuna pietà aveva deciso arbitrariamente di incastrarli nei suoi, facendolo sentire come se l'unica cosa importante sulla faccia della terra fosse lui. In quel momento riuscì a leggere sul suo viso una richiesta d'aiuto gridata silenziosamente come succedeva durante gli attacchi d'ansia, fu quello a fargli lasciare la tavola a terra e fargli sfilare i guanti in modo rapido.

«'nnamo va»

Si alzò da terra e seguí Simone verso l'entrata di casa, lo guardava camminare a testa bassa e represse la voglia di bloccarlo ed abbracciarlo lì in mezzo al prato, piuttosto allungò il passo affiancandolo.

«devi uscì da casa pure te, non voglio che senti»

Lo sguardo di Simone si fece ancora più terrorizzato, avrebbe dovuto lasciare due persone a parlare di lui per un'ora senza poter sentire niente.
Arrivarono in camera e aspettarono in silenzio la chiamata della Psicologa su Skype, Manuel si era momentaneamente seduto sul letto mentre Simone era alla sedia della scrivania che picchiettava con una penna sulla sua gamba. Quando arrivò la chiamata scattò verso il computer rivelando sullo schermo una donna sorridente sulla quarantina, l'agitazione dei due ragazzi era evidente, chi per un motivo chi per un altro. Dopo le presentazioni Simone lasciò il posto a Manuel e si avviò esitante verso la porta della camera, solo dopo un "vai in giardino" del riccio si costrinse ad uscire definitivamente dalla stanza.

«allora Manuel, come stai?»
«sinceramente un po' agitato»
«non è un interrogatorio, non ci sono risposte giuste o sbagliate è semplicemente una chiacchierata, ti chiedo solo di essere sincero e di ricordare che qualsiasi cosa diremo oggi non la saprà mai a nessuno»
«nemmeno Simone?»
«nemmeno Simone»

Manuel annuì liberando un respiro, in realtà sapeva benissimo che la psicologa non poteva rivelare nulla delle sedute, però sentirglielo dire gli dava una sicurezza in più.

«allora, come sta andando questa quarantena con lui?»
«potrebbe andare meglio in realtà, non ci parliamo da qualche giorno»
«come mai?»
«ci sono rimasto male per delle cose che mi ha detto, io pensavo di aiutarlo in questo periodo, pensavo che lui lo apprezzasse, invece mi ha fatto capire che la mia presenza lo opprime»
«tu pensi di essere troppo invadente?»

Manuel si stinse nelle spalle, una risposta a quella domanda non ce l'aveva, quando si trattava di Simone "pensare" non contava niente, contava solo la reazione che aveva lui.

«lui evidentemente pensa di si»
«E tu?»
«io credo di fare la cosa migliore per lui, cerco di farla, almeno. Pensavo che dal giorno dell'incidente avesse fatto dei passi in avanti, che fosse migliorato anche grazie alla mia presenza. Ho cercato di migliorare il mio carattere per farlo stare bene e sembrava funzionare, poi è successa questa cosa e oltre a questo ho scoperto che ha degli attacchi... di panico? D'ansia? Non lo so, però sono già due volte che succede questa cosa di notte. Non so più come aiutarlo e lui non mi sta permettendo di farlo»

Ci fu un attimo di silenzio in cui la psicologa cercò di capire se Manuel avesse finito il suo discorso, dall'altro lato il ragazzo si sentiva sollevato ma comunque triste.

«perchè dici che hai cercato di migliorare il tuo carattere?»
«perchè ho un carattere un po'... Particolare. Con lui non ho sempre fatto la cosa giusta, non so se gliene ha mai parlato ma è successo diverse volte che lo trattassi male senza volerlo e nella sua vita non serve questo»
«e non pensi che anche Simone possa averti trattato male senza volerlo?»
«no»

La risposta di Manuel fu secca, ma tornò comunque a pensare a quella domanda, era la seconda persona che gli faceva intendere che dietro quel discorso di Simone si nascondeva qualcos'altro, ma lui non riusciva proprio ad avere un'altra chiave di lettura.

«lei pensa di si?»
«io penso che Simone abbia bisogno di qualcuno con cui parlare e fino ad ora mi ha sempre detto che lo faceva con te»
«quindi dovrei mettere da parte il fatto che io ci sia rimasto male per far felice lui?»
«no, è giusto che lui lo sappia, ma dove pensate di arrivare facendo i separati in casa?»

Manuel rise pensando che effettivamente erano proprio quello in quel momento, due separati in casa che non si guardavano nemmeno in faccia per paura di far scoppiare una bomba.

«le posso chiedere una cosa?»
«se posso rispondere»
«come faccio a gestire questi attacchi che ha?»
«non c'è un modo prestabilito per gestirli, ognuno ha una reazione diversa, devi capire cosa lo fa calmare»
«le carezze»
«bene, allora già sei a buon punto»

Manuel sorrise abbassando la testa, se avesse potuto avrebbe passato giornate intere a fargli le carezze, ma questo se lo tenne per se.

«un'altra domanda»
«dimmi»
«però mi deve giurare che non dirà una parola con lui»
«lo giuro»
«se io dovessi-»

Manuel si schiarì la voce sentendo il viso avvampare, improvvisamente sembrava che la temperatura nella stanza si fosse alzata a dismisura.

«se io dovessi dirgli di provare qualcosa, lo destabilizzerebbe?» 

Level of Concern | SimuelWhere stories live. Discover now