9.

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«tira tira tira!»

Manuel gridò lanciando il joystick sul divano ed alzandosi con le braccia in aria sotto gli occhi contrariati di Simone, la telecronaca della partita di fifa riecheggiava nel salone annunciando la fine di una partita vinta 4 a 3 da Manuel all'ultimo secondo, ma era solo l'ennesima partita di quella giornata e ormai non sapevano più chi effettivamente fosse in vantaggio. Il minore davanti a quella scena incrociò le braccia al petto alzando gli occhi al cielo, non avrebbe mai ammesso che vedere l'altro così felice, anche se per una cosa così stupida, lo faceva stare bene.

«m'hai dato una gomitata non vale»
«se vabbè ma se stavi dall'altra parte del divano»
«ma che stai a dí me stavi praticamente seduto in braccio Manuel»
«hai perso Simò accettalo»

Manuel si buttò di nuovo al suo fianco facendolo rimbalzare leggermente. Afferrò il joystick e spense la console facendo calare il silenzio in casa, erano le undici di sera e da poco erano andati tutti nelle proprie camere tranne loro che di sonno ne avevano poco, entrambi avevano un piccola paura nascosta in un angolo remoto del cervello che non gli faceva prendere sonno così facilmente, Simone era terrorizzato dallo svegliarsi nel pieno della notte con un attacco in corso e Manuel era terrorizzato dal ritrovarlo in quelle condizioni appena apriva gli occhi.

«andiamo in piscina?»

Appena finí di pronunciare quella frase Simone si alzò in piedi avviandosi verso la porta finestra, lo osservò qualche secondo prima di alzarsi e seguirlo, afferrò rapidamente il giacchetto controllando che nelle tasche ci fosse quello di cui avevano bisogno e uscì fuori. C'era una temperatura non troppo fredda e nel buio del giardino si vedeva qualche lucciola sparsa qui e lì, Manuel aveva sempre trovato bellissima quella casa, ma di notte aveva tutta un'altra luce, era un mondo a parte.

«tiè fai te»

Porse tutto l'occorrente a Simone che si era già seduto e si mise vicino a lui posizionando il giacchetto tra loro. Inconsapevolmente si ritrovò a fare quello che il più piccolo aveva fatto con lui giorni prima, lo guardò preparare con una delicatezza inusuale la canna che teneva tra le mani, girarla tra le gita lunghe e leccare la cartina per farla attaccare, fu quest'ultimo gesto a fargli sentire una scossa lungo la spina dorsale e costringerlo a distogliere lo sguardo portandolo su quelle piccole lucine che si muovevano nel buio. Prima che Simone accendesse la canna una lucciola gli si avvicinò girandogli intorno alla testa ed entrambi sorrisero.

«lo sai il significato simbolico delle lucciole?»

Manuel lo disse con voce calma osservando l'insettino che si iniziò ad allontanare da loro permettendo a Simone di utilizzare l'accendino.

«no»
«dicono che siano il collegamento tra noi e chi c'è nell'aldilà»

Simone si girò verso Manuel buttando fuori il fumo dalla bocca, il maggiore seguì quel gesto con gli occhi lasciandoli sulle sue labbra anche dopo che la nuvola di fumo si distolse nell'aria.

«magari era Jacopo che cercava di dirmi qualcosa»

Manuel sorrise sfilandogli la canna dalle mani per fare un tiro, pensò a come sarebbe stato avere un'altra persona esteticamente uguale a Simone ma con un carattere sicuramente diverso, probabilmente in un altro universo Jacopo era lì seduto insieme a loro.
Appena posò nuovamente gli occhi su Simone trovò i suoi fissi sulle sue labbra e gli venne da ridere perché era ridicolo stare così lontani quando entrambi volevano l'esatto opposto. Notando le sue labbra incurvarsi Simone si rese conto di essere sotto osservazione e incastrò nuovamente gli occhi in quelli castani dell'altro prima di schiarirsi la gola.

«non te la devi mica fumá tutta te eh»

Il sorriso del maggiore si allargò mentre si focalizzava sui suoi occhi che luccicavano grazie alla piccola luce del porticato. Decise che quello fosse il momento giusto per agire quindi prese un tiro più profondo e si avvicinò a Simone posizionandogli una mano dietro al collo, quando il minore si rese conto di quello che stava succedendo sentì il cuore bloccarsi. Quei pochi secondi utilizzati da Manuel per avvicinare il suo viso, Simone li passò a cercare di mantenere una parvenza di calma, appena sentí il naso sfiorare il suo schiuse leggermente le labbra mantenendo sempre il contatto visivo. Quando il fumo iniziò ad entrare nei polmoni, paradossalmente, gli sembrò di respirare per la prima volta e quando lo lasciò uscire gli sembrò che tutte le lucciole del giardino fossero finite nel suo stomaco, forse complice il fatto che Manuel non si mosse da quella posizione. Il maggiore aveva deciso di spegnere il cervello, lo aveva fatto sempre per le cose sbagliate e per una volta pensò di farlo per una buona causa, ogni parte del suo corpo lo teneva fermo in quella posizione, era come se il suo posto nel mondo fosse quello, a un soffio dalle labbra di Simone.
Per qualche secondo gli tornò alla mente la conversazione avuta con la psicologa.

"se io dovessi dirgli di provare qualcosa, lo destabilizzerebbe?"
"Provi qualcosa per lui?"
"Si credo, cioè si"
"Hai paura di qualcosa?"
"Della sua reazione, non vorrei mai che peggiorasse psicologicamente"
"l'importante è che i sentimenti siano sinceri e che tu ne abbia la certezza, non posso assicurare nulla ma già quella sarebbe un'ottima base"

E a lui non serviva sapere altro.
Le labbra erano decisamente vicine, ma per Manuel sempre troppo lontane, gli diede la possibilità di scostarsi, gli lasciò qualche secondo per elaborare quello che avrebbe fatto a breve consapevole del fatto che non sarebbe potuto tornare indietro.
Furono secondi interminabili dove Manuel lo supplicò mentalmente di rimanere immobile, di non fare movimenti che gli avrebbero potuto spezzare il cuore, così fu. Simone rimase immobile e per Manuel fu il regalo più bello che potesse fargli dopo il suo sorriso. A riportarlo alla realtà fu la sua voce fioca.

«che stai facendo?»

In tutta risposta alzò l'altra mano e passò il pollice sulle sue labbra osservando i suoi lineamenti perfetti, era come avere il privilegio di toccare il David di Michelangelo e lui di quell'opera d'arte se ne voleva prendere cura per il resto della sua vita.

«sto a fa quello che avrei dovuto fá parecchio tempo fa Simò»

Manuel sperò con tutto il cuore che Simone non lo allontanasse, che non si alzasse lasciandolo solo dopo aver esposto i suoi sentimenti. Prese un respiro e lasciò che la parola più importante uscisse dalle sue labbra, libera da tutte le catene che gli aveva messo per tenerla buona.

«amarti»

Disse.
E Simone non si allontanò.

Fu un bacio che sapeva di libertà e felicità per entrambi, ma per Manuel un po' di più. Aveva passato gli ultimi mesi ad insabbiare i suoi sentimenti e ora che, dopo averli esternati, Simone non sembrava averla presa male, per lui fu come levare un peso dal cuore.

Ripensò a quella lucciola, pensò che forse Jacopo gli stava indicando di portare la luce nella vita di Manuel e Simone, inconsapevolmente, lo aveva appena fatto.

Level of Concern | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora