20. Seattle.

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LIAM

Sono appena tornato a casa dopo aver accompagnato Jasmine all'aeroporto. Per quanto il mio albero di natale fa molto atmosfera in casa mi sento un po' giù, tre giorni qui da solo oddio...stare solo, non sono più abituato, ora starebbe con il mio felpone -che puntualmente mi ruba- in mutande che gira per casa mentre guardo la tv. Stai diventando un rammollito.

Insieme a Travor siamo nel mio privé allo Space Club, ha invitato anche delle ragazze che ovviamente nemmeno guardo. La serata è movimentata ma riesco a tenere tutto sotto controllo per fortuna. Il volo di Jamsine è durato 7 ore e qualcosa, mi ha mandato un messaggio uscita dall'aereo dicendo che mi avrebbe chiamato domani con più calma.

Mentre osservo un gruppetto di ragazzi -non innocui- una piccola mano e delle unghie laccate di rosso si posano sul mio petto e una voce familiare mi distrae. <<Finalmente riesco a vederti.>> squittisce <<Celine.>> il mio saluto educato forse viene interpretato male da lei perché fa scendere la mano fino alla fibbia della cintura <<Cosa ci fai qui?>> dico serio levando la sua mano dal mio corpo <<Mi manchi e volevo passare del tempo con te.>> ammicca sensuale <<Lasciami stare, vai a ballare o vai a casa non è un mio problema.>> ringhio a denti stretti cercando di intimorirla ma scordo sempre che sto parlando con una donna alla quale eccita essere tratta male, infatti prendendomi alla sprovvista mi tocca il pene attraverso i jeans, deglutisco e senza dirgli nulla -tanto sarebbe inutile- me ne vado direttamente lasciandola lì e ondevitare altri imprevisti mi chiudo nel mio ufficio per tutto il resto della serata. Jasmine non dovevi lasciarmi solo!

JASMINE

Sono appena arrivata a Seattle nella villa dei miei, l'autista di casa Alfred è venuto a prendermi all'aeroporto sia mai che si scomoda troppo la Pricess.

<<Carl! Vieni è arrivata la nostra Jas!>> sento squittire mia madre Mary per le scale fino a che non viene ad abbracciarmi, penso che essere distaccate ci faccia bene, almeno quando ci vediamo siamo davvero contente di vederci. <<Mamma!>> l'abbraccio inalando il suo profumo dolce che non ha mai cambiato da quando ero piccola, mi è mancata da morire.

<<Madonna mia quanto sei bella! Si vede che hai tolto dalle scatole quello stronzo!>> sì, mi madre al contrario dei ricchi snob dice le parolacce.

<<Amore di Papà!>> scosta mia madre per prendere il suo posto fra le mie braccia stridolandomi completamente.

Entriamo dentro casa dove anche la servitù mi viene ad abbracciare, sì perché non sono semplici camerieri, qui siamo tutti una grande famiglia.
Dopo essermi fatta una bella doccia infilo la mia tuta calda e controllo l'orario: 18.50pm, qui siamo tre ore indietro quindi a Manhattan sono le 15.50pm. Conoscendolo stanotte avrà fatto l'alba al locale e adesso starà ancora in dormiveglia così gli mando solo un messaggio.

DA JAS: Sana e salva a casa. Ti chiamo domani con più calma.

LIAM

Mamma mia se è stata dura questa serata, dove mi giravo c'era qualche donna con cui sono stato e che veniva da me, più cercavo di stare in disparte e più mi cacciavo in quelche guaio. Per fortuna ho resistito ma sono così eccitato ora su questo cavolo di divano, vorrei chiamarla ma starà dormendo e non voglio svegliarla, mi resta solo che soddisfmarmi da solo: apro i miei jeans e afferro il mio pene -mi sembra essere tornato a 15 anni- essere fedeli con tutte queste distrazioni è veramente dura. Inizio a muoverlo su e giù e piano piano diventa sempre più duro. Mi immagino i suoi seni sodi nella mia bocca, il suo alito caldo sulla mia pelle, le sue mani che toccano il mio corpo e i suoi baci,quanto bacia bene, il suo corpo sopra il mio che si muove veloce ed infine il suo bellissimo viso lentigginoso e i suoi occhi così belli che mi penetrano dentro e riescono a intravedere la mia anima, senza soffermarsi all'apparenza e poi la ciliegina sulla torta: la sua voce eccitata e roca che ansima per me <<Ah...ahhh...ah.>> vengo nella mano ancora stretta sulla mia erezione.

Prenditi cura di me.Where stories live. Discover now