16 - Un pezzo di vetro

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"Nemico alle gioie della vita, detestato dagli dei, paventato dagli uomini, regna terribile su di un mondo che porta lo stesso suo nome: l'Ade

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"Nemico alle gioie della vita, detestato dagli dei, paventato dagli uomini, regna terribile su di un mondo che porta lo stesso suo nome: l'Ade. Ognuno che in esso sia entrato non ha speranza di uscirne: né con preghiere né con libagioni né con sacrifici. L'ira di Ade è implacabile."



— They say
I may be making a mistake
I would've followed all the way,
no matter how far
I know when
you go down all your darkest roads
I would've followed all the way to the
g r a v e y a r d;







Newt emette un sospiro lunghissimo e incrocia le braccia al petto, con lo sguardo fisso sul pezzo degli scacchi. «La soluzione è semplice: non accetti l'invito e te ne resti in camera, stanotte.»

Liam solleva un dito. «Posso dire la mia?»
«No,» gli rispondono in contemporanea Newt e Jack.

Siamo seduti a un tavolo appartato; le lezioni sono terminate da due ore. Gran parte degli studenti, nel fine settimana, torna a casa. Non c'è il solito viavai e la caffetteria è semideserta. Noi siamo tra quelli che restano perché troppo lontani da dove abitiamo.

Rigiro il cucchiaino nella mia tazza fumante. «Io vorrei andare,» bisbiglio.
Sento tre paia di occhi addosso. A parlare è mio fratello. «Haven, per favore.»

Ricambio solo il suo sguardo. «Per favore, cosa? È una mia scelta. Non tua. Né di qualsiasi altra persona seduta a questo tavolo.»

Liam, questa volta, alza la mano. «Sul serio, ragazzi, posso dirvi la mia opinione a riguardo?»

«No!» esclama Newt, senza degnarlo della minima attenzione. Si protende in avanti e mi afferra le mani, stringendole con forza. «Haven, ti prego. Parlare con i Lively di tanto in tanto è quasi accettabile, seppur da idioti. Ma partecipare ai loro giochi va oltre i limiti del buonsenso. Lo dico per te. Sono tuo fratello.»

Quando avevo otto anni mi ruppi l'omero. Mi arrampicai su un albero e saltai giù, convinta che potessi atterrare in piedi come Spider-Man. La cosa importante di quel giorno è che Newt mi aveva avvisata. Mi aveva detto di non farlo, perché era un'altezza pericolosa e non sarebbe andata bene.
Chiamò l'ambulanza. Quando nostro padre arrivò al pronto soccorso, se la prese con Newt. Gli disse che era il mio fratello maggiore e doveva prendersi cura di me. Gli disse che era il mio angelo custode e doveva impedire che il mondo mi facesse male. Sempre. Newt piangeva, in silenzio. Io ascoltavo, in silenzio, e piangevo.

Ogni volta che mi si presentava un'idea stupida, Newt mi faceva ragionare sui contro. Non c'era un potenziale pericolo, attorno a noi, che gli sfuggisse. E mi ha protetta, davvero, per tanti anni. Quando il mio cervellino partoriva una serie infinita di "E se...?", quando facevo tardi e veniva a prendermi in macchina perché non camminassi da sola per strada, quando mi piaceva un ragazzo che non mi trattava bene e neanche me ne accorgevo. Quando la notte i tuoni mi spaventavano e lui si sdraiava ai piedi del mio letto e inventava giochi con i quali distrarmi.

Game Of Gods. Discesa agli Inferi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora