34 - La mela d'oro

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"Ermes era il messaggero di Zeus

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"Ermes era il messaggero di Zeus.
Di lui si diceva che volasse veloce come un pensiero, per adempiere al suo compito in modo perfetto."




— And I could try to r u n ,
but it would be useless
You're to blame
Just one hit of you,
I knew I'll never be the same




Squadro Percy da capo a piedi. E più lo guardo, meno mi sembra familiare, nonostante ci abbia passato così tanto tempo negli ultimi tre mesi. Ha sempre avuto un'espressione gentile e simpatica, la postura un po' storta e la camminata svogliata. Adesso... è l'esatto opposto. Non so come sia possibile. Le labbra sono piegate in un sorrisetto provocatorio, gli occhi appena socchiusi sono due buchi neri dove non sembra poterci passare un briciolo di gentilezza. La sua postura è dritta, perfetta, emana una sicurezza e autostima così forti da far sentire me in soggezione e in difetto.

Si rimbocca le maniche del dolcevita fino al gomito, scoprendo gli avambracci pallidi, con le vene in rilievo. Poi si mette a braccia conserte. «Cosa succede, Haven? Sembri sconvolta.»

Sbatto le palpebre più volte. «Ho ragione, allora? Usi le lenti a contatto.»

Alza gli occhi al cielo, come se la mia domanda fosse noiosa e si aspettasse qualcosa di più divertente. «Sì, Haven, usavo le lenti a contatto marroni. Una vera seccatura, se me lo chiedi. Pensa che una volta Liam se n'è mangiato una.»

La drammaticità del momento si interrompe. Per qualche istante abbasso la guardia. «Come ha fatto a mangiarsi una lente a contatto?»
«Non vuoi davvero conoscere la risposta,» mi ammonisce.

Indietreggio fino a poggiare con la schiena contro il tronco dell'albero. Solo pochi minuti fa ero nella stessa posizione e stavo baciando Hades. Ora ho davanti una persona che credevo di conoscere e che ha mentito a tutti. Non so chi sia e nemmeno che cosa voglia da me.

«Hai paura di me, Haven?» chiede. Inclina il capo a sinistra e mi fissa con un sopracciglio inarcato. «Non dovresti. Sono simpatico. Molto più simpatico di Hades e della sua famiglia di pazzi. Certo, anche io divento un po' pazzo quando mi arrabbio, ma tu non mi potresti mai far arrabbiare.»

Si sta avvicinando un po' troppo, ma non ho lo spazio per sfuggirgli. Perciò opto per quello che mi riesce meglio: fingere di avere tutto sotto controllo e fare la dura. «Non ho paura di te. Mi sto solo domandando chi sei.»

Sorride. «Chi sono? Sono Percy. Ovvio.»

Mi sta prendendo in giro. E si diverte. «Sai cosa intendo. Sai perché sono così sconvolta. Levati quell'espressione arrogante.»

Aggrotta la fronte e fa un passo avanti. «No, non lo so perché sei così sconvolta. Insomma, ho mentito sul colore dei miei occhi, e quindi? È un crimine?»
«Non hai mentito solo su quello,» sibilo.

Game Of Gods. Discesa agli Inferi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora