Introduzione e prologo.

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Introduzione:

Salve followers!!

Questa non è la classica Fanfiction. Ci sto lavorando molto perché la possiate gradire. La sto, da subito, revisionando. Vi auguro una buona lettura. Per favore commentate, anche se potrebbe essere qualcosa di negativo non importa, e votate. Tanti baci.❤❤

Avvertenza!
I commenti dei primi capitoli non corrispondono perché ho riscritto da capo.

Prologo.

Bene. Direi che ci siamo. Sono a casa mia, e sono venuti a farci visita dei giornalisti impazienti di sentire la mia storia, quella dei miei amici e del mio fidanzato. La storia che ha cambiato la nostra vita. Ho deciso di indossare dei pantaloni neri eleganti e una maglietta color celeste. Vado in soggiorno, dove ci sarebbe stata l'intervista, e mi siedo sulla prima sedia. Qualche secondo dopo, prendono posto pure gli altri ragazzi.

<< E' pronta?>> Mi domanda una giornalista.

Annuisco.

<< Cominci pure allora.>>

<< Salve, mi chiamo Elizabeth Morrison- Camp e ho trentaquattro anni. Nonostante io abiti in Sicilia, sono di origini americane ( questo spiega il mio nome).>>

<< Che dire della mia storia? Bè, è stata.. Particolare. Sì, direi che particolare è il termine esatto. Non si può dire che sia stata terribile. Ho avuto, diciamo, degli alti e bassi. Ma, in fondo, chi è che non ne ha? Adesso, però, basta dilungarsi. Mettetevi comodi- magari vi fate anche uno spuntino- e state con le orecchie ben aperte.>>

Racconto.

Come vi ho già accennato, la mia è stata una vita particolare. In principio, diciamo dalla quinta elementare in poi, ero chiusa in una specie di bolla dalla quale non riuscivo a liberar mene. Vedevo tutto nero.

Nessuno dei miei compagni di classe voleva giocare con me, non mi invitavano alle feste, e mi rivolgevano sì e no qualche parola. Insomma, iniziai a sentirmi invisibile e mi auto convinsi che nessuna persona mi volesse bene. Pensavo che il mondo mi detestava. E questa malattia mentale, chiamata depressione, pian piano aveva dato i suoi frutti. Arrivai al culmine all'ultimo anno di liceo.

Era il 7 novembre 2015, e avevo deciso che quello sarebbe stato l'ultimo giorno di vita. Di certo non l'avrei passato a seguire le lezioni. Mi svegliai alle sei del mattino. Era ancora buio. Sciacquai il viso, mi misi una tuta- c'era lezione di ginnastica- e preparai lo zaino, per far credere che sarei andata a scuola. Scesi in cucina e lasciai un biglietto sul tavolo: Cari mamma e papà, vi ho voluto bene e grazie di tutto. Beth.

Appena aprii la porta di casa, fui invasa da una raffica di vento, quindi tremai per il freddo. Come mio ultimo giorno, pensai di fare almeno come minimo una buona colazione nella mia pasticceria preferita: Signorello. Era aperto da pochi minuti, e infatti ero la prima cliente. E c'erano una varietà di cornetti e altri pasticcini invitanti. Ma io sapevo già cosa prendere: il mio solito e immancabile cappuccino e il cornetto alla confettura. Mentre aspettavo che mi portassero la colazione mandai un messaggio su WhatsApp alla mia migliore amica Erika.

B: Ciao Eky, questo è un messaggio di addio. Sei l'amica più cara che qualcuno potesse desiderare. Non dimenticherò quel giorno. Ero tutta per i fatti miei e tu di punto in bianco mi hai chiesto " vuoi essere mia amica?". Sei sempre stata paziente e buona con me. Meriti di essere felice e successo in quello che fai. Ti voglio un mondo di bene, Beth.💕

Il cameriere arrivò con un vassoio. Spensi il cellulare e lo infilai nello zaino. Non mi sarebbe più servito. Dopo quindici minuti pagai e mi incamminai nel posto dove avrei posto fine alla mia vita: la montagna. Lì era, e è tutt'ora, piena di burroni. Percorsi una via solitaria, senza strade né abitazioni. Mi arrampicai sui massi fino ad arrivare sulla cima della montagna. Il tempo stava peggiorando e il cielo era coperto da nuvole grigie. Delle gocce si percepirono sui miei vestiti. Stava piovendo, e forte. Poggiai lo zaino sull'erba bagnata, chiusi gli occhi e feci un respiro profondo. Ero pronta. Pronta per dire addio al mondo e alle persone che lo circonda.

<< Addio.>> Sussurrai.

Feci un passo, un altro, e.. Il rumore di una sirena mi costrinse a voltarmi. Tre veicoli della polizia erano dietro di me.

<< Beth Morrison!>> Gridò un poliziotto con un megafono.

I miei genitori scesero da una di quelle auto e corsero verso di me. << Beth!>> Mia mamma mi abbracciò forte. Mio padre, invece, mi guardò duramente.

Mia mamma prese il mio viso con entrambe le mani. Aveva gli occhi rossi. << Perchè ci fai questo?>>

Già. Anche oggi mi porgo questa domanda. Perchè lo facevo? Non meritavano una figlia ribelle e strafottente come me.

***

Due giorno dopo era sabato e i miei avevano il doppio turno, quindi sarebbero stati fuori tutto il giorno. Per l'appunto, mio padre chiese a Erika di farmi compagnia perchè non si fidava nel lasciarmi a casa. Avrei combinato qualcosa altro. Mia mamma sistema la cravatta a papà e prende la borsa. Io stavo guardando una serie TV.

<< Possiamo lasciarti da sola per dieci minuti? O rischiamo di dover chiamare la polizia una seconda volta?>> Mi chiede papà.

Non rispondo.

<< Beth..>> Mio padre stava per perdere la pazienza.

<< Non accadrà.>> Intervenne mamma. << Non è così Beth?>>

Annuii.

<< Visto? Noi andiamo ora, buona giornata tesoro.>> Si avvicinò per darmi un bacio sulla fronte. << Chiamiamo non appena arriviamo in ufficio.>>

Quando lasciarono la casa, spensi la televisione. Dopo due secondi suonò al campanello Erika.

<< Ciao.>>

<< Ehi, accomodati.>> Le feci spazio.

<< Lo sai? Meriteresti uno schiaffo! Se mi devi dire addio, preferirei di presenza, non per messaggio. A parte questo, sono felice che quei poliziotti ti abbiano fermata.>> Ridacchia.

<< Bè, io no. Sono stufa di vivere.>> Ammisi.

<< Beth, quante volte dobbiamo affrontare questo argomento?>> Alzò gli occhi al cielo.

<< Ora, andiamo al centro commerciale. E' meglio stare in un posto lontano da coltelli e altri oggetti pericolosi.>> Scherzai.

<< Non voglio uscire.>>

Sbuffò. << Dai, neanche al parco? Ho bisogno di stare all'aria aperta, e poi farebbe bene anche a te. E ti ricordo che i tuoi genitori non mi permettono di fumare qui dentro.>>

<< Okay, vada per il parco.>> Mi arresi.

<< Brava!>> Sorrise soddisfatta. << Ora vestiti, e truccati. Sembri una novantenne mia cara.>>











There Will Be A Day ( KJ Apa E Jeremy Camp)- SospesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora