7. Un miscuglio di emozioni.

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Keneti.

Beth era nel panico più totale. Non sapevo cosa fare per consolarla. E non mi disse neanche cosa la tormentava. Solo il luogo esatto dove andare. Correvo come un matto. Mi augurai di non essere fermato dalla polizia. La tensione aumentò quando fermai il veicolo e Beth, come una furia, scese e corse. Era sbiancata in viso e non riuscì a stare ferma, muoveva continuamente i piedi e le mani.

Parcheggiai e la raggiunsi. La strada era poco lontana da dove abitava Beth. Intravidi una macchina con il cofano completamente distrutto e un camion dall'altra parte della strada, rivoltato sotto sopra. Un incidente. Uno striscione blu era attorno ai veicoli e un vigilante stava all'esterno.

<< Mamma! Papà!>> Gridò Beth.

Il vigilante la fermò. << Dove crede di andare?>>

<< La polizia mi ha chiamata con il cellulare di mio padre, informandomi dell'incidente.>> Spiegò con il viso pieno di lacrime.

Il vigilante annuì.

<< Ha notizie?>>

<< Non ancora. Il paramedico sta controllando.>>

In fondo alla strada, stava un ambulanza. Fuori, c'erano le barelle e il paramedico controllava il battito cardiaco.

Mi sentii impotente.

Beth si avvicinò al paramedico quando finì. Dall'espressione di Beth capii che la situazione era piuttosto grave. Mise una mano sulla bocca, si accasciò per terra e scoppiò a piangere.

Beth.

<< Mi dispiace signorina, ma non ce l'hanno fatta.>> Mi disse il paramedico.

Crollai in un pianto di completa disperazione. << Perchè?>> Gridai. << Perchè?!>>

Keneti si accovacciò di fronte a me. << Beth.. Mi dispiace tanto.>>

Mi strinse a sé, e io non rifiutai quell'abbraccio di cui avevo bisogno.

I miei genitori erano morti. Morti.

Mi frullarono nella mia mente delle spaventose domande: Come mi sarei mantenuta? Con chi avrei vissuto?

Già soffrivo di disturbi mentali, ci mancava solo quello. Ma la loro morte non fu l'unica cosa che mi avrebbe demoralizzata ( ma di questo ne parleremo nei capitoli successivi).

<< Ti va di dormire da me stanotte?>> Chiese Keneti.

Non volendo stare da sola in un momento drammatico come quello accettai con un cenno del capo. Avevo la gola secca e la bocca aveva un sapore salato per via delle lacrime che sgorgavano dai miei occhi. Ero in uno stato terribile. Gli occhi poi incominciarono a bruciarmi. Keneti mi porse un fazzoletto. Lo ringraziai per la sua gentilezza.

Mi afferrò con entrambe le braccia per farmi sollevare da terra. Durante il tragitto verso l'hotel, in una frazione di mezzo secondo, ripensai a tutti momenti passati con mamma e papà. Da quando mi accompagnarono all'asilo a quando uscii di casa per l'appuntamento con Keneti. Se l'avessi saputo prima, avrei detto loro quanto erano straordinari, quanto li amassi. E, invece..

Non avevo cenato ma, sinceramente, non avvertivo neanche appetito. Desideravo starmene sotto le coperte e tornare a piangere.

Keneti aprì la porta dell'appartamento. Era accogliente, mi piaceva molto. E anche spazioso. Mi portò nella sua stanza, che era anch'ella ordinata, con un letto grande.

<< Vuoi farti una doccia?>> Chiese mentre si sbottonava la camicia.

Annuii.

Mi mostrò il bagno. << Ecco, ci sono asciugamani e accappatoi puliti. Aspetta, ti prendo una maglietta e dei pantaloni.>>

Frugò in un cassetto e mi porse una maglietta rosa enorme e dei pantaloni grigi. 

<< Grazie.>> Dissi, ed entrai in bagno.

Mi sfilai il vestito- mi dispiaceva di averlo indossato per niente- e mi feci una doccia fredda e rigenerante. Avvolsi una tovaglia morbidissima attorno al mio corpo e pettinai i capelli. Keneti aprì la porta del bagno.

<< Scusa Beth, avevo dimenticato..>> lasciò la frase in sospeso e rimase immobile a fissarmi.

Arrossai come un peperone per la vergogna e, a quanto pare, anche lui era diventato rosso.

<< Ho.. Dimenticato di darti il phon.>> E chiuse la porta con violenza.

Risi.

Poi posai le dita sulle mie labbra ripensando al bacio che ci scambiammo quella sera, e ammetto che mi era piaciuto. Tanto.

Indossai la maglietta e i pantaloni- che mi stavano troppo lunghi, e larghi- e asciugai i capelli.

Keneti.

Vedere Beth con quell'asciugamano avvolto attorno al suo corpo minuto e bagnato mi fece perdere un battito. Ma non volevo cedere al desiderio di baciarla. Non quella sera, almeno. Stava troppo male per la perdita dei suoi genitori, e io non potevo fare il casca morto con lei. Tolsi la camicia e mi stesi sul letto. Beth uscì dal bagno e si stese accanto a me.

<< Come stai?>> Le chiesi.

Era una domanda stupida, lo so, ma non sapevo che dirle.

<< Un po' meglio.>> Rispose sorridendomi.

Vederla sorridere era già un passo avanti. Mi alzai dal letto, ricordandomi della promessa fatta a me stesso. Non era il momento. Contro la parete, vicino alla porta, vi stava un divano. Mi sdraiai.

<< Cerca di dormire.>> Le dissi senza alcuna emozione.

Ma Beth si alzò dal letto e si avvicinò in fretta. << Keneti?>>

<< Sì?>>

Mi afferrò per il braccio, costringendomi a mettermi seduto. I nostri sguardi si incrociarono. Accarezzò la mia guancia e unì le sue labbra sulle mie. Si allontanò subito e si affacciò alla veranda. Non riuscivo a credere a quello che era successo. 

Mi alzai dal divano e la raggiunsi. Le presi il viso, diventato rosso, con entrambe le mani. I suoi occhi trapelavano un miscuglio di emozioni. Sentiva un senso di rifiuto ma allo stesso tempo desiderava farlo. E io non ero nessuno per costringerla. Allungò le braccia e circondò il mio collo, mentre io la tenni stretta a me. Le nostre labbra si incontrarono di nuovo.

Quella notte capii di amare veramente Beth, con tutto il mio cuore. E da allora, non la lasciai.

There Will Be A Day ( KJ Apa E Jeremy Camp)- SospesaWhere stories live. Discover now