22. Confessioni

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Quando anche l'ultimo studente se ne fu andato, a mezzanotte, Draco e Hermoine sospirarono di sollievo. Lumacorno si era addormentato su un'ampia poltrona e Malfoy discuteva animatamente con la sua collega.

-Un fantasma, hai detto? E non dovremmo avvisare Harry?- aveva chiesto lei, preoccupata che qualcosa potesse andare storto.

Lui si era tolto giacca ed ascott e ora se ne stava comodamente appoggiato allo schienale della sedia, sorseggiando con aria stanca l'ultimo sorso del vino di Lumacorno.

-No, Potter ha detto di non provare a contattarlo, verrà lui da noi, altrimenti rischiamo di farci vedere dalle sentinelle degli studenti che stanno per effettuare lo scambio e manderemmo tutto a rotoli.- aveva risposto Malfoy.

E ora se ne stavano lì, ad aspettare.

Si, la Granger sarebbe potuta tornare nei suoi alloggi a dormire, non serviva che presiedesse gli interrogatori, ma aveva scelto di vedere come andava a finire, in caso ci fosse stato bisogno del suo aiuto.

E ora fissavano a turno l'orologio appeso sopra la testa di Lumacorno, che sonnecchiava in silenzio, con le guance sospettosamente arrossate.

-Ho parlato con la signorina Dalifree. Mi ha detto che si chiama Claw.- disse Hermone, incerta. Aveva visto Malfoy accompagnarla dentro la sala e non se ne spiegava il motivo. Stando a quello che le aveva detto Harry, quei due non si potevano sopportare.

-Si, Claw. Soprannome piuttosto teatrale. Però non provare a chiamarla Bianca, o si arrabbierà un sacco.- la avvertì lui. -Un'adolescente così drammaticamente antipatica non l'avevo mai conosciuta.-

-Beh, io ne ho conosciuto uno simile, quando studiavo qui.- disse lei, rivolgendogli uno sguardo carico di sottointesi.

Lui storse le labbra in una smorfia di disappunto. Si, era stato drammatico, era stato antipatico e da adolescente si era lasciato marchiare. Per un attimo lo aveva addirittura desiderato, ne era stato orgoglioso... fino a che non si era reso conto di essere diventato lo schiavo di un pazzo. La differenza tra lui e Claw era abissale. Per tutta la durata del quarto anno era stato stupidamente convinto che il momento in cui avrebbe abbracciato la magia oscura l'avrebbe portato alla gloria e al potere... e poi aveva trascorso gli anni successivi come l'ombra di se stesso, in bilico tra la vita e la morte assieme a tutta la sua famiglia, affidato ai capricci di uno spaventoso assassino squilibrato.

-Sta facendo progressi. Da poco, in realtà. Non so se sei a conoscenza... che aveva certe idee impopolari.- disse lui e la Granger annuì n modo eloquente. Draco capì che sapeva del marchio. -Pare che stia rinsavendo. Però si dà il caso che abbia passato molto tempo a cercare di inimicarsi tutta la scuola e ora che c'è riuscita... beh, è rimasta fregata. Dovrà lavorare molto per redimersi, se è quello che intende fare.- disse, la voce improvvisamente venata da una malinconia che non provava per Claw: ricordò i lunghi anni in cui era stato denigrato, disprezzato, allontanato dalla comunità dei maghi per via della posizione di suo padre nella recente guerra magica e che anche lui aveva abbracciato nel momento più buio. Ricordò gli sforzi che aveva fatto per vivere con la sua famiglia dopo la battaglia di Hogwarts, di quando erano venuti per portarli ad Azkaban. Il processo, la sua assoluzione, la morte di sua madre, il dolore, casa Malfoy che bruciava.

Riprese fiato e appoggiò il calice di vino. Non erano esattamente dei bei ricordi e stonavano con la dolcezza di quella bevanda.

-Credi che voglia farlo? Riscattarsi?- domandò la Granger lentamente.

Malfoy si strinse nelle spalle. Aveva la strana impressione che non si stesse riferendo solamente a Claw, con quella domanda indiscreta, e il suo spirito si ribellò all'idea di parlare di questo con lei.

Il ritorno dell'erede di SerpeverdeDonde viven las historias. Descúbrelo ahora