42. Natale ad Hogwarts

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La sala grande era addobbata a festa, la sera della vigilia: quattro grandi pini confezionati di tutto punto si stagliavano in fondo alla sala, centinaia di candele da cui pendevano nastri e foglie d'agrifoglio volteggiavano sul soffitto, proprio sotto il grande cielo stellato. I fantasmi, decisi a rallegrare la serata, stavano facendo la loro sfilata nel grande ambiente quasi vuoto.

Per l'occasione il tavolo degli insegnanti era rimasto sgombro, dato che gran parte degli studenti erano a casa per le feste. Tutti i presenti, in tutto una trentina di persone tra studenti e docenti, stavano chiacchierando moderatamente sopra l'acciottolio delle posate e il tintinnio dei bicchieri.

Marcus posò la forchetta, rinunciando all'ultimo boccone di spezzatino. Avrebbe tanto voluto rimpiazzarlo con il pasticcio di sua nonna, ma ormai non poteva più sperare di mangiarlo, fino alle prossime vacanze. Lanciò un'occhiata incuriosita al professor Lumacorno, che stava opportunamente cercando di non molestare troppo gli altri insegnanti con i suoi continui aneddoti incredibili: da qualche anno, ormai, si era accorto che dopo il secondo giro di "qualche anno fa, mi capitò di..." nessuno aveva davvero più voglia di ascoltarlo, così decimava le parole nel tentativo di darsi un'aria composta e raffinata, forse addirittura misteriosa.

Marcus sorrise sotto i baffi e si trovò a guardare di nuovo Claw.

Il sorriso evaporò dal suo viso quando si accorse che lei lo fissava di rimando e il giovane ricominciò a fissare lo spezzatino, nervoso. Quel rimasuglio di carne scivolava nel sugo con aria seccata, rispecchiando in pieno il suo umore.

Ormai era passata qualche settimana da quando aveva cominciato a pedinarla sul serio e sembrava proprio che se ne fosse accorta. Se non fosse stato per lei ora lui sarebbe stato lì, al centro del tavolo insieme a Zack Trevis e Luise Abbot, ad ascoltare gli interminabili racconti del professore di pozioni. Gli sarebbe tanto piaciuto provare a studiare il comportamento del preside, ora che l'aveva così vicino, ma doveva stare vicino a Claw... e lei aveva scelto un posto a capotavola, in fondo alla sala, lontano da tutti. Così lui aveva finto di voler stare per conto suo e si era sistemato dopo l'ultimo presente, a qualche metro da dove aveva scelto di isolarsi lei.

Quando percepì un movimento di fronte a lui sussultò e rimase testardamente a fissare il proprio piatto, in silenzio, immaginando il peggio.

Una risata generale provenne dal centro del tavolo, mentre Lumacorno applaudiva alla sua stessa storia, facendo degli inchini teatrali agli studenti che avevano riso. Il preside, Harry Potter, stava sorridendo e fissava l'insegnante da sotto il riflesso degli occhiali. Sembrava distratto... o pensieroso.

Claw si schiarì la voce, costringendolo ad alzare lo sguardo su di lei, che si era alzata per sistemarsi davanti a lui con il suo piatto colmo di bigné al cioccolato.

-Come funziona... mi fissi per ore e poi, quando mi siedo qui davanti a te, ti comporti come se non ci fossi?- ironizzò, parlando tutto d'un fiato.

Marcus rimase allibito.

La fissò per un lungo istante, prima di rispondere. Sembrava nervosa... in soggezione. Quasi non la riconosceva, ora che gli stava parlando direttamente. Le parole che aveva praticamente fatto fiottare dalla sua bocca sembravano studiate, come se le avesse ripetute per ore prima di rivolgergliele.

-Io mi comporto sempre come se tu non ci fossi, quando non combini casini, Clown.- ribatté, in tono neutro.

Lei si accigliò.

-Non dovresti chiamarmi così. Il mio vero nome è Bianca.- affermò in tono leggermente offeso, sistemandosi con grazia inconsueta il ciuffo che le era caduto davanti agli occhi azzurri.

Marcus alzò le sopracciglia, confuso. Si guardò intorno, ma nessuno sembrava badare a loro, tanto erano distanti dal cuore dei festeggiamenti.

Nessuno chiamava Claw con il suo vero nome, mai, se non voleva beccarsi almeno una bella fattura a tradimento. Da quando la ragazzina aveva messo piede nella scuola, nonostante le punizioni e i punti sottratti direttamente alla sua casa, aveva fatto valere questa singola regola.

Il ritorno dell'erede di SerpeverdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora