36. Un Natale agitato a Grimmauld place

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Harry represse un gemito di dolore, cacciandosi la punta dell'indice in bocca mentre la moglie lo guardava con disapprovazione. Non era mai stato un asso in cucina, soprattutto se usava la magia per gestire coltelli e fornelli insieme, e aveva appena sostenuto una discussione con Ginny sull'essere benissimo in grado di tagliare i gambi di sedano da solo quando si era tagliato e questo non era sfuggito all'ancora offesa signora Potter.

Il marito si limitò ad osservarla, torvo, mentre le sue spalle si abbassavano di nuovo e lei tornò ad agitare la bacchetta per preparare l'arrosto.

Sospirò, sconfortato. Non era stato sorpreso di trovare un gelido benvenuto da parte della figlia Lily, che a malapena lo sopportava a cena, ma anche Ginny lo stava trattando con malcelata freddezza. Da quando le aveva riferito che la cicatrice aveva ricominciato a bruciare, a distanza di più di vent'anni dall'ultima volta, si era ritirata in un silenzio quasi onnipresente che avvolgeva ogni angolo di Grimmauld Place, interrotto solo da Creacher quando tutte le mattine scendeva dalla sua casetta in soffitta per lucidare tutto il lucidabile mentre fischettava allegramente.

Da quando era tornato a casa la sua cicatrice, ora di nuovo silente e sbiadita, era la cosa che gli dava più da pensare, addirittura più dell'incredibile racconto di quello che Hermione e Malfoy avevano scoperto sulla pergamena e sul tesoro di Salazar Serpeverde. Si era di nuovo distratto a pensare a che cosa sarebbe potuto essere la causa del doloroso risveglio della sua cicatrice, avvenuto appena sei giorni prima, e si era tagliato.

Harry sospirò, vedendo che Albus gli stava porgendo la fiala di pozione tuttosana che gli aveva regalato zia Hermione per il compleanno.

Lo ringraziò con un gran sorriso, esponendo di nuovo l'indice ferito al freddo ambiente della cucina per applicare un po' di pozione.

-Ti serve altro, papà?- chiese Albus sottovoce, per non farsi sentire da sua madre.

Harry non lo guardò negli occhi ma finse di concentrarsi mentre osservava l'indice ormai intatto sotto l'eccesso appiccicoso di pozione mentre il ragazzo aspettava, speranzoso.

Il padre, capendo che cercava solo di farselo buono perché potesse contenere l'ira di Ginny una volta che si fosse dileguato di nuovo insieme ai suoi amici, si limitò a scuotere la testa e a guardarsi intorno in cerca di un fazzoletto, che Albus gli stava prontamente porgendo. Lo prese, un po' seccato, levandosi il fastidioso eccesso di bava di lumaca e purvincolo dalla mano.

-Grazie, Al. Non dirmi che hai intenzione di perderti l'arrosto e la torta di tua madre, sai che quest'anno non ci sarò, a Natale, e vogliamo che alla vigilia ci siano tutti.- gli ricordò, facendolo trasalire così violentemente che fu costretto a riacchiappare la boccetta di tuttosana poco prima che si infrangesse sulle piastrelle del pavimento ai loro piedi.

Harry appoggiò la fiala sul tavolo e lo trafisse con uno sguardo di rimprovero.

-Ma... io... non ho mai detto di... e poi ci vediamo comunque dopo Natale.- si affrettò a dire, quando vide l'occhiata ammonitrice che faceva capolino da sotto gli occhiali del padre. -E Scorpius e Rose hanno trovato il modo di essere a Londra... Rose la accompagna zio Ronald e Scorpius...-

-Zio Ronald è in città questa sera?- chiese Harry, spaesato. Ron gli aveva detto che sarebbe stato via la vigilia di Natale, quando si erano visti per il campionato di quiddich appena tre giorni fa. Era stata una bella giornata, ma non del tutto priva dell'ombra di quel dubbio che l'aveva accompagnato in quei sei giorni. Aveva aggiornato Ron sull'accaduto e per una breve ora, passata al tavolo più appartato del pub Il Calderone Salterino, erano sembrati entrambi più vecchi.

Ora solamente gli insegnanti di Hogwarts, gli ex mangiamorte che avevano sentito la chiamata, pochi membri scelti tra auror e funzionari del ministero sapevano quello che era successo... ma Ron aveva tutto il diritto di sapere la verità.

Il ritorno dell'erede di SerpeverdeWhere stories live. Discover now