Mind over matter, la canzone preferita da Christian in quegli anni, riecheggiava a tutto volume nella sala, dove il moro stava ballando l'ennesima coreografia di modern contaminato che gli aveva assegnato la maestra. Era convinto di essere solo nella stanza, si concesse quindi due minuti da seduto, guardandosi allo specchio enorme che ricopriva l'intera parete di fronte a lui, riflettendo sulla piega che stava prendendo la sua vita in quelle settimane. Si rese conto solo allora che quella era effettivamente la prima volta da mesi in cui si trovava da solo a pensare, senza nessuno da consolare, senza nessuno che cercasse di capire cosa gli stesse succedendo, senza nessuno che influenzasse la sua mente e cambiasse il flusso dei suoi pensieri.
Ovviamente tutto ciò mai sarebbe potuto durare per più di dieci secondi, infatti non appena ebbe chiuso gli occhi per riflettere, la porta della palestra si aprì. Si aspettò di trovare Carola, e stava per avere una crisi di nervi perché non sopportava più il modo in cui la sarda lo seguisse ovunque, per assicurarsi che non facesse nulla di sbagliato o preoccupante. E per carità, lo sapeva che se faceva così era proprio perché tra loro c'era un legame diverso, perché lei non avrebbe mai voluto nulla per lui, se non il meglio; allo stesso tempo, tuttavia, non riusciva più a sopportare la costante presenza della ballerina affianco a lui ventiquattr'ore su ventiquattro. Lei le voleva bene, era attratto da lei, ma in quei giorni non riusciva proprio più a sopportarla.
Tutta la sua rabbia si tramutò però in stupore, forse anche un pizzico di confusione, quando vide una figura totalmente nuova in quell'ambiente, che camminava quasi in punta di piedi per non disturbare la piacevole atmosfera formata dalla canzone che continuava a risuonare nella stanza quasi vuota. Che cosa ci facesse Amelia nel mezzo della sala prove dei ballerini quando lei a malapena riusciva a seguire gli omini quando giocava a Just Dance? Non ne aveva la minima idea, e di certo Christian non era da meno dato che, nonostante la evidente sintonia tra quei due, in quella settimana che per il moro era stata un vero e proprio inferno non si erano rivolti la parola, se non per le piccole frasi di cortesia che rivolgi agli sconosciuti.
E forse potevano esserlo considerati, sconosciuti, visto che effettivamente non passavano del tempo insieme dai primi giorni della ragazza nella clinica, entrambi troppo impegnati con altre persone per assecondare quel forte bisogno che avevano l'uno dell'altra. Ma potevano chiamarsi sconosciuti due persone che si capivano con un solo sguardo, senza bisogno di straparlare come faceva la maggior parte delle persone lì dentro? Potevano chiamarsi sconosciuti due come loro, che provavano cose senza rendersene conto, anche quando tutti potevano vederlo?
"Hey." La voce di Amelia arrivò come un sussurro alle orecchie del riccio, che rimase comunque seduto ad ascoltare la musica, dopo aver distolto lo sguardo dalla sua figura. Christian non stava bene, e chiunque se ne sarebbe potuto accorgere solo guardandolo per pochi secondi, e per la ragazza era bastato un momento a farle battere forte il cuore, vedendo la figura di fronte a lei, talmente spenta e insicura, rispondere con un "Ciao." borbottato mentre portava le gambe al petto nel tentativo di ripararsi. Da cosa? Dalla vita, che a quei ragazzi non aveva fatto altro che donare problemi su problemi, senza una chiave per risolverli.
Se c'era una cosa che Amelia aveva capito di Christian era che lui pensasse di portare il peso del mondo sulle spalle. Ma poteva davvero dargli torto? Sapeva cosa provasse il riccio, anche se in un modo diverso, erano entrambi nella stessa situazione. O almeno così pensava, ed era l'unica a farlo, perchè Christian era convinto di essere troppo diverso dalla ragazza corvina per poterle spiegare tutto ciò che passava per la sua mente senza traumatizzarla a vita. Erano entrambi drammatici, ma questo le persone lo avevano scoperto da quasi tre settimane ormai, nessuno sarebbe stato sconvolto se li avessero trovati seduti a guardare il nulla insieme.
Però quel giorno la ragazza voleva parlare, non voleva lasciare che il silenzio aleggiasse tra di loro mentre non sapevano quale fosse il momento giusto per alzarsi e darsela a gambe con qualche scusa, inventata solitamente da lei, per allontanarsi dall'imbarazzo, forse anche dai sentimenti.
E allora parlò.
Forse avrebbe dovuto tacere.

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Candida. |Christian Stefanelli
FanfictionA catturare subito la sua attenzione fu un ragazzo alto, non troppo magro ma evidentemente sottopeso. I capelli scuri e ricci, non troppo lunghi, ricadevano sulla sua fronte e i suoi occhi sembravano essere contornati da un filo di matita nera. Il s...