Christian non stava bene.
Non stava bene mentre bussava disperato alla porta di Carola, consapevole che l'avrebbe probabilmente trovata in lacrime tra le braccia di Sissi, la sua compagna di stanza, o peggio ancora di Luigi, che in quei giorni sembrava aver legato particolarmente con la ballerina.
Non era geloso, non lo era mai stato davvero di nessuno, ma qualcosa lo portava inevitabilmente a incenerire con lo sguardo quel ragazzo con cui per anni aveva condiviso il suo percorso, ma che mai si era fermato a conoscere davvero, come invece avevo fatto io nei miei mesi nella clinica.
Vedeva nei suoi occhi qualcosa di diverso, lo vedeva nel modo in cui il suo sguardo si affievoliva quando si posava su Carola, nelle carezze e i sussurri che mai nessuno aveva visto ricevere da Luigi.
Si sentiva quasi intimorito da quelle piccole attenzioni, perché non voleva pensare a una realtà in cui Carola stesse con lui invece che con Christian.Fu invece particolarmente sorpreso, e un minimo anche sollevato, nel trovare la stanza completamente vuota quando decise di entrare, mandando a quel paese qualsiasi buon proposito si fosse fatto di aspettare che Carola gli rispondesse.
La ballerina era stesa sul suo letto, con le cuffie nelle orecchie e lo sguardo al soffitto, immersa in un flusso di pensieri che il moro nemmeno voleva immaginare, perché la conosceva bene e sapeva che in quella situazione le uniche cose che sarebbero potute uscire dalla sua mente fossero pensieri autodistruttivi e per nulla adatti al suo intento.
Nemmeno parve sentirlo quando entrò, eppure non sembrò per nulla stupita quando girò la testa e lo vide, quasi come se lo aspettasse, come se sapesse che Christian sarebbe andato a chiedere perdono, perché era quello che indirettamente faceva sempre, e lei lo perdonava ogni singola volta senza mai ricevere delle scuse vere e proprie. Forse quella volta sarebbe potuta essere l'eccezione, forse si sarebbero allontanati definitivamente, ma il riccio non voleva nemmeno per un secondo pensare a quell'opzione che gli faceva stringere il cuore solo a rifletterci su."Hey..."
Il suo fu un sussurro, perché effettivamente si era precipitato in quella stanza senza nemmeno pensare a quello che avrebbe voluto dire, perché con Carola tutto era sempre venuto da sé, ma quella volta non era così. Sentiva un peso opprimente bloccargli le parole, come se avesse un groppo in gola e stesse per piangere, quando era solo l'ansia di perdere una persona che per lui era più che importante.
"Che c'è Chri?"
La risposta non tardò ad arrivare, e il tono della ragazza fece aumentare quel peso ancora di più, anche se sembrava impossibile.
"Non è successo niente fra me e Amelia."
Giustificarsi gli sembrava la cosa più opportuna da fare in quel momento, e alla fine non aveva mentito a nessuno, perché tra quei due non era successo nulla.
Nulla di pratico.
E la ballerina sembrò avergli letto nel pensiero, perché le parole che pronunciò dopo non erano cariche di rabbia come Christian pensava sarebbero state, bensì erano colme di delusione, forse anche rassegnazione."Non è successo nulla, si, ma emotivamente?"
Non voleva che Carola piangesse, quella era l'ultima delle sue intenzioni, quindi vedere i suoi occhi già rossi riempirsi nuovamente di lacrime non fece altro che far scattare qualcosa in lui, che nemmeno sapeva di avere.
Non voleva vederla soffrire, non aveva mai voluto che qualcosa le accadesse, la voleva solo proteggere. Provava nei suoi confronti questo asfissiante senso di protezione che un minimo sfociava anche nella possessione, nella consapevolezza che nessuno mai potesse farle nulla, lui compreso, ma che solo lui fosse la persona adatta a consolarla, a capirla, a stare con lei. Perché sentiva la testa bruciargli se pensava a lei con Luigi, con qualsiasi altra persona, lontana da lui.
"Emotivamente cosa? Nemmeno la conosco così bene."
La risposta fu secca, istantanea, sembrava quasi premeditata e pronunciata con un tono che sembrava voler auto convincere sé stesso in primo luogo, e poi la ragazza che lo guardava scuotendo la testa."Non c'è niente...come fai a dire che non c'è niente quando la guardi in quel modo?"
Ormai stavano litigando, si capiva dalla posizione assunta dalla sarda, che con le mani al petto si era finalmente alzata dal letto e, seppur mantenendo la sua voce moderata, il tono era palesemente alterato.
"La guardo come guardo tutti, è una brava ragazza che ha bisogno di aiuto, nulla più!"
Christian era l'opposto, perché lui di abbassare la voce non aveva intenzione, perché nella sua vita l'unico modo di farsi ascoltare era sempre stato quello di urlare per far valere le sue opinioni.
"La guardi come se esistesse solo lei, come...non so nemmeno io come."
E la voce di Carola in risposta continuava ad abbassarsi, mentre mille paranoie e insicurezze si facevano spazio nella sua mente, solo al pensiero di quello sguardo che aveva visto il moro rivolgere ad Amelia in palestra poche ore prima.
"È carina, se la guardo un poco di più è per quello, ma non provo niente per lei."
Christian abbassò leggermente la voce, notando il cambiamento nella postura e nel tono della ragazza, che sembrava chiudersi a riccio sempre di più.Azzardò qualche passo in avanti, perdendo un battito quando lei si allontanò, girando la testa per guardare altrove.
"Vai da lei Chri, è meglio che la chiudiamo qui."
Quelle parole furono devastanti per entrambi. Per Carola, che mai avrebbe pensato di trovare il coraggio di lasciarlo andare, nonostante fosse convinta che quella scelta fosse quella giusta, e per Christian, che di allontanarsi da lei non ne aveva neanche la minima intenzione.
"Io non voglio chiudere niente con te."
Si ritrovò allora a dire, quasi disperato, e la voce di Carola si alzò come non aveva mai fatto, mentre finalmente buttava fuori tutto ciò che aveva accumulato per giorni, ogni dubbio e ogni insicurezza.
"Non vuoi chiudere con me? Perché? Perché sono la poveretta che ti ronza intorno dal primo momento in cui è arrivata? Perché magari se ci provi con Amelia andrà male e vorrai tornare da me? Perché ti piacciono le mie attenzioni? Perché ti faccio pena? Dimmi, perché Christian? Perché?""Perché ti amo Carola, cazzo!"
Cinque parole che appena urlate fecero rallentare il mondo attorno a loro.
"Tu...tu cosa?"
L'incertezza, incredulità nella voce.
"Ti amo."
Il tono più pacato, il cuore che batteva a mille, la capacità di vedersi solo l'un l'altro.
Il silenzio regnava e faceva crescere la preoccupazione nel petto di Christian. Non ricambiava? Aveva dato per scontato qualcosa che non lo era per nulla? Era stato troppo veloce, troppo brusco?
Poi però Carola fece un passo avanti, accarezzando il viso del ragazzo che aveva la bocca leggermente schiusa per la paura e lo stupore, perché neanche lui si aspettava di ammettere i suoi sentimenti in quel modo, perché solo in quel momento aveva realizzato che ciò che provava per lei non fosse semplice interesse o senso di protezione, ma amore.
"Anche io ti amo."
E non appena le loro labbra si toccarono nulla ebbe più senso, c'erano solo loro, persi in un bacio disperato di cui avevano entrambi bisogno, con le farfalle nello stomaco e i corpi che fremevano dalla felicità, forse un pelino dall'eccitazione, ma più di tutti da quel forte sentimento che entrambi avevano finalmente ammesso di provare, prima a sé stessi e poi all'altro: amore.Restarono a baciarsi per quelle che per loro sembravano ore intere, ma che in realtà erano solo un paio di minuti, e finalmente potevano dire di essere sereni della situazione in cui si trovavano. Per quel piccolo lasso di tempo le paranoie di Carola riguardanti Amelia non esistettero, e i dubbi di Christian si allontanarono dalla sua mente, facendogli credete finalmente di aver fatto la scelta giusta, di aver trovato la felicità in quella che presto sarebbe diventata la sua ragazza.
Era genuinamente felice, mentre guardava la ragazza allontanarsi dal suo viso e abbassare lo sguardo imbarazzata, allora prese il suo mento tra due dita e lo alzò per poterla guardare negli occhi e rubarle un piccolo bacio che la fece sorridere. E non se ne accorse subito, ma per un momento invece che Carola vide Amelia lì davanti a sé, solo che decise di ignorare quella visione, attribuendola alla stanchezza e all'euforia del momento."Ma senza te chi sono iooo"
Si mise a cantare a squarciagola il moro prendendo in braccio e facendo girare per aria la ragazza, che tra le risate si unì a lui, intonando la canzone che li aveva accompagnati nei momenti in cui più erano vicini. La loro canzone.
"Un mucchio di spese impilate!"
Le loro voci si confondevano, per nulla intonate, e a nessuno dei due importava davvero perché erano insieme. Perché erano due giovani accecati dalla gioia del primo amore, e anche in una clinica di recupero dove erano chiusi perché avevano delle evidenti difficoltà, in quel momento stavano bene. Si amavano. E insieme pensavano di poter superare ogni difficoltà. Ad allora, se fosse piovuto il loro nome, lo avrebbero bevuto una lettera per volta, in mezzo a mille persone, stazione dopo stazione, anche se forse non era quella giusta a cui scendere.
"Un libro in francese, che poi non lo so neanche, neanche bene io..."Ma se in quella camera regnava la spensieratezza e la felicità, non appena Serena entrò nella sua le si spezzò il cuore nel vedere Amelia rannicchiata sul suo letto a piangere, mentre aveva le cuffie alle orecchie, ironicamente ascoltando la stessa canzone che aveva assunto un significato totalmente diverso.
La riccia non ebbe bisogno di spiegazioni, perché aveva capito tutto sin dal primo giorno, e nonostante fosse inevitabilmente contenta dei successi di quello che ormai considerava come un fratello, non poté fare altro che comprendere il dolore della sua compagna di stanza.
Sapeva che quei due si appartenessero, come infondo lo sapevano anche Christian, Amelia e persino Carola, ma non poteva fare nulla per impedire a quei due di stare insieme.
Allora si stese sul letto della 'nuova arrivata', accarezzandole i capelli e sussurrandole parole dolci, rassicurandola. Perché si, Christian stava insieme a Carola, e inevitabilmente avrebbe fatto male come mille pugnalate al cuore, ma sapeva che quella fosse la stazione sbagliata, ma che prima o poi i due sarebbero scesi a quella giusta.

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Candida. |Christian Stefanelli
FanficA catturare subito la sua attenzione fu un ragazzo alto, non troppo magro ma evidentemente sottopeso. I capelli scuri e ricci, non troppo lunghi, ricadevano sulla sua fronte e i suoi occhi sembravano essere contornati da un filo di matita nera. Il s...