Christian non voleva più vivere.
C'era qualche motivo? Assolutamente no. Solo tutti i motivi di questo mondo. Come fosse riuscito per tanti anni a sopportare quella situazione non lo sapeva neanche lui, qualsiasi altro ragazzo al suo posto si sarebbe arreso anni prima, quando gli era stato diagnosticato l'ennesimo disturbo del comportamento alimentare, quando aveva avuto l'ennesimo attacco di panico, quando gli avevano vietato di ballare. I più forti sarebbero arrivati al punto in cui la sua famiglia lo aveva abbandonato, anche loro stanchi, invece lui aveva continuato a lottare. O almeno, a tutti piaceva pensare che lui avesse continuato a lottare, ma era l'unico consapevole del fatto che lui si fosse arreso al primo ostacolo. Che non era mai andato avanti. Che non stava bene e che se sembrava avere miglioramenti nei disturbi alimentari, questi non non avevano delle ripercussioni poi sulla sua salute mentale.Christian aveva un desiderio irrefrenabile di porre fine a tutta quella sofferenza, perché nessuno, figuriamoci un ragazzo diciannove anni, avrebbe mai potuto passare le pene dell'inferno come aveva fatto lui e poi rimanerne immune. La sua strategia di difesa era sempre stata chiudersi dentro sé stesso, nonostante a tutti potesse sembrare la cosa più sbagliata da fare. Parlare con Amelia? Lo avrebbe scoperto presto.
"Cosa significa il tuo tatuaggio?" La domanda di Amelia era stata fatta ingenuamente, senza secondi fini, ma forse sarebbe davvero stato meglio se fosse restata in silenzio, se non si fosse messa in mezzo in qualcosa che non la riguardava.
"Quale dei due?" Amelia sgranò gli occhi, consapevole del fatto che non avesse mai notato un secondo tatuaggio sulla pelle del ragazzo che tanto bramava, tanto ammirava. Prima notava tutti i dettagli nelle persone, cosa era successo? Come aveva fatto a non rendersi conto di qualcosa di tanto evidente, come un tatuaggio? Che tra l'altro, ora che il moro glielo faceva notare, era abbastanza visibile a occhio nudo. Nonostante l'iniziale dispiacere, però, decise di non abbattersi e continuare nel suo intento: aiutare Christian. Allora gli chiese proprio il significato della piccola scritta vicino al polso, che non aveva mai guardato, un po' per curiosità, un po' perché il modo in cui il riccio posava lo sguardo su di essa sembrava essere così malinconico.
"E' una scritta." Disse lentamente il ragazzo, facendo una pausa che permise alla ragazza di ridacchiare e dirgli che lo aveva capito. Ma Christian non rise, continuò il suo racconto con un tono freddo che riservava a tutti tranne che a poche persone, ma che mai aveva usato con Amelia. "C'è scritto 'frate'. E' così che chiamo il mio migliore amico...chiamavo." Distolse lo sguardo dal braccio e lo poggiò sul muro. Ironicamente la canzone "Tatuaggi" partì grazie alla riproduzione casuale, influendo ancora di più sull'umore del ragazzo, che ultimamente forse stava davvero provando a smettere di respirare, e che da quando quella persona mancava aveva passato più notti in bianco del dovuto.
Amelia sapeva non fosse una buona idea chiedergli perché avesse precisato che il verbo fosse da intendere al passato, ma lo fece comunque, la sua impulsività ebbe la meglio sulla ragione, e ben presto si ritrovò a bocca aperta a fissare Christian che piangeva silenziosamente, con una mano a coprire il viso, perché aveva sempre odiato farsi vedere debole. La ragazza rimase in silenzio a guardarlo forse per troppo tempo, che però fu quello necessario a realizzare ciò che stesse accadendo, e dopo la piccola riflessione decise che la prima cosa da fare era spostare quella mano dal suo volto. Poi prese ad accarezzarlo dolcemente, e stranamente il moro non distolse lo sguardo come era solito fare quando si trovava un minimo più vicino all'ultima arrivata.
"Io non so cosa sia successo con questa persona, quello che so è che sei forte e puoi superare anche questo."
Come faceva Amelia con poche parole a capire quel testone più di quanto nessun altro facesse? Come era riuscita a farlo smettere di piangere con una frase tanto corta, che detta da altri non avrebbe avuto alcuna importanza? Come faceva a far sparire ogni problema, solo con la sua presenza? Con il suo sorriso? Con i suoi occhi? Erano dannatamente vicini, e vista la situazione nessuno si sarebbe stupito se alla fine fossero finiti a baciarsi lì, in quel momento.
Forse sarebbe anche successo se Carola non avesse spalancato la porta, ricevendo una tale pugnalata al cuore.
Forse sarebbe anche successo, se Christian non si fosse alzato per andare incontro alla sua...non so nemmeno io come definirla.
Forse sì, si sarebbero baciati, se alzandosi il riccio non avesse visto una seconda figura entrare in palestra.
Forse si sarebbero baciati, se Christian non avesse pronunciato a bassa voce, con un leggero tremolio nelle parole: "Matti...", dopo avermi visto varcare la soglia.

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Candida. |Christian Stefanelli
FanfictionA catturare subito la sua attenzione fu un ragazzo alto, non troppo magro ma evidentemente sottopeso. I capelli scuri e ricci, non troppo lunghi, ricadevano sulla sua fronte e i suoi occhi sembravano essere contornati da un filo di matita nera. Il s...