Capitolo 2

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Furono quattro i giorni di attesa. Manuel non era mai stato una persona ansiosa, però quella volta aveva paura di aver fatto una cazzata, di aver scritto cose stupide o di essere risultato antipatico. Normalmente non gli interessava di cosa pensassero gli altri, ma in quel caso voleva davvero aver fatto una buona impressione. La verità è che aveva bisogno di qualcuno che lo conoscesse solo per il suo modo di pensare e che non lo giudicasse per gli errori che aveva fatto in passato.
Aveva anche il timore di non ricevere mai una risposta: magari quel Simone non voleva scambiare lettere con lui oppure avrebbe preferito una persona diversa.

Non aveva detto a nessuno di aver inviato quella lettera e così nessuno sapeva che gliene sarebbe dovuta arrivare una indietro. La sorte volle che quella lettera arrivò proprio quando stava prendendo un caffè in cucina con Stefano, innescando inevitabilmente una cascata di domande

"Chi è che ti scrive? Ma, soprattutto, chi è che ancora scrive delle lettere a mano? Non è più facile usare le email?" chiese e Manuel ebbe la tentazione di cacciarlo di casa.
"Lascia sta', è 'na cosa mia."
"E scusa non la posso sapere 'sta cosa?"
"No" rispose senza guardarlo negli occhi, ma osservando l'involucro di carta che aveva in mano. Non l'avrebbe mai letta davanti a lui, quindi la infilò nella tasca della felpa.
"Va be" disse Stefano con tono irritato "Andiamo in camera tua?"
"Lo sai che non mi va di stare in camera mia, è sempre tutta disordinata." mentì Manuel. Lo faceva sempre. Non gli andava proprio di far entrare qualcun altro in camera sua, che era un po' come dire che non gli andava di far entrare qualcuno nel proprio mondo.
"Ma a me non importa" provò Stefano.
"E a me sì. Ci andiamo a fare un giro?" tagliò corto Manuel.

Stefano non potè fare altro che acconsentire, anche se in cuor suo si sentiva ferito. Lui e Manuel si stavano frequentando già da un po', però il secondo era sempre freddo e distaccato.
A Manuel, Stefano piaceva. Era indubbiamente un bellissimo ragazzo: biondo, occhi azzurri, leggermente più alto di lui. I suoi lineamenti erano morbidi e non aveva dei muscoli molto pronunciati. A Manuel piaceva, sì. Però non era ancora scattato niente di più profondo. Parlavano sempre e solo del più e del meno e ogni volta che Manuel provava ad intavolare una conversazione leggermente più intensa, notava il vuoto negli occhi di Stefano, il quale non riusciva a stargli dietro.

Così passeggiarono tenendosi per mano e restando in silenzio. Era un silenzio imbarazzante, ma forse Manuel lo preferiva alla conversazione sul tempo o sulla bellezza di Roma.

"Senti, io sono stanco, vado a casa. Ci sentiamo domani?" disse Manuel all'improvviso, quando mise una mano in tasca e si ricordò di avere un appuntamento con la grafia di Simone Balestra.
"Sicuro? Non vogliamo cenare qualcosa insieme?" chiese l'altro speranzoso.
"No, Stefano. Davvero, sono stanco e domani ho anche lezione all'università."
"Va bene, allora. Ci sentiamo domani" e si avvicinò per dargli un bacio casto. Non erano mai andati più avanti di così. Forse Stefano avrebbe voluto, ma Manuel voleva aspettare di sentire qualcosa in più quando era con lui, qualcosa di diverso dalla semplice piacevolezza di trascorrere del tempo insieme.

Appena messo piede in casa, Manuel salutò la madre e si chiuse nella propria stanza.
Aprì la lettera e si ritrovò davanti ad una grafia perfetta, che andava a creare delle circonferenze di blu quasi ipnotizzanti. Sembrava quasi come se non fosse stato fatto alcuno sforzo per ottenere quella precisione. Sembrava un quadro, Notte Stellata di Van Gogh.

Lesse quelle parole più e più volte, per cercare di captare qualsiasi indizio di astio, di disagio, di noia. Eppure non ne trovò. Trovò solamente lo stesso imbarazzo che aveva provato lui scrivendo la prima lettera.

Decise che quella sera avrebbe guardato La corrispondenza, così da poter scrivere subito a Simone cosa ne pensava. Manuel non era mai stato un amante dei film d'amore, ma questa volta avrebbe fatto un'eccezione. Se lui si sforza a scrivere, io posso sforzarmi a guardare un film strappalacrime.

CorrispondenzaWhere stories live. Discover now