Capitolo 3

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Quella mattina non faceva eccessivamente freddo, però il garage era un covo di umidità. Così Manuel si ritrovò a dover accendere e riaccendere quella maledetta stufetta malandata che si spegneva da sola ogni 15 minuti. E, puntualmente, ogni 15 minuti, a quella stufetta spettava un'imprecazione di Manuel.
L'ennesima imprecazione fu impedita dall'ingresso in garage di Anita.
"Ammazza che freddo qua"
"Eh 'o so, mà. Sto cercando di riscaldare un po', ma sta stufa non ne vuole sape' de funziona'"
"E allora dopo esco e te ne compro una nuova"
"No, ti ho già detto che non voglio che tu spenda i tuoi soldi per me" disse perentorio. Avevano affrontato quel discorso decine di volte e Manuel era stanco di dover ripetere sempre la stessa storia.
"E io ti ho già detto che, anche se sei grande, stai all'università e guadagni qualcosa aggiustando le moto, sei sempre mio figlio. E non mi contraddire perché oggi finisce male"
Manuel sbuffò e alzò le mani a mo' di resa.

"Va be, comunque sono venuta a portarti questa" disse, porgendogli una busta bianca. La busta bianca. "Ma com'è che ora arrivano 'ste lettere? Che hai un ammiratore segreto e non lo dici a mamma tua?"
"Ma' e dai, lascia sta'. Ma perché volete sape' tutti de 'sta cosa? È 'na roba mia"
"Guarda a me basta che non ha niente a che vedere con quei brutti giri. Ma poi perché, chi altro te l'ha chiesto, scusa? Quel ragazzo che ho incrociato l'altra volta?" chiese Anita, con l'intento evidente di sapere qualcosa in più sull'"amico" di suo figlio.
"Seh. E comunque non c'entra niente con quei giri, anzi" rispose Manuel, con il suo solito tono scocciato, che stava a significare solo una cosa: non voleva parlarne.

"E dai, Manu. Raccontami qualcosa. Ormai non so più niente della tua vita"
"Ma', non ci sta niente da racconta'. Ci stiamo vedendo ma non è niente di importante"
Anita alzò gli occhi al cielo, capendo che non sarebbe riuscita a cacciare più di tanto dalla bocca del figlio.
"Va be, allora se diventa importante mi fai sapere, mh?" chiese, aspettando una risposta che non arrivò e che fu sostituita da un semplice mugugno.
"Almeno me lo dai un bacetto?" Manuel rise alla richiesta della mamma, la stessa da 21 anni a quella parte, l'unica a cui diceva sempre e comunque di sì.

Appena Anita fu uscita dal garage, Manuel tentò di pulirsi le mani dal grasso in maniera frenetica, come se quella lettera avesse potuto scomparire da un momento all'altro. La realtà è che era genuinamente curioso. A lui non era mai interessato niente sulla vita e sui problemi delle persone che non fossero sua mamma e Chicca. Eppure, in quel momento, non voleva altro che sapere cosa gli avesse scritto Simone, quale parte di lui gli aveva voluto regalare questa volta.
Così aprì la lettera e la lesse tutta d'un fiato. Provò tristezza, poi divertimento, poi malinconia.

Cosa mi sta succedendo? Da quando sono così empatico?

Erano solo quelle due domande a rimbombargli nella testa e a mandarlo così in tilt da dover richiudere la lettera e rimettersi a lavoro per non pensarci. E il non pensarci fu un lavoro durissimo, molto più difficile dell'aggiustare quella moto. Continuava a chiedersi perché si era legato così tanto a quel Simone solo attraverso un paio di lettere. Proprio lui che non era mai riuscito a costruire dei legami profondi, se non con Chicca, la quale lo aveva praticamente costretto. Proprio lui che era sempre stato l'amante della solitudine per eccellenza.

Decise di prendersi un giorno per metabolizzare questo repentino cambiamento e di pensare alla lettera da scrivere solamente il giorno dopo. La sera, però, quando si mise a letto, il suo cervello non ne voleva sapere di spegnersi e di farlo riposare. Continuava a pensare e a ripensare alle parole della lettera di Simone, continuava a sentire l'esigenza di fare qualcosa per aiutarlo. Tutto ciò non faceva altro che scombussolare ancora di più Manuel. Sentiva tanta confusione nella sua mente, ma all'interno di quella confusione riusciva a distinguere chiaramente una parola. Un nome.

Simone.

Simone.

Simone.

E più ascoltava quella voce, meno se ne capacitava.

CorrispondenzaWhere stories live. Discover now