KEIRA CAPITOLO 2

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Lo studio di Paul era la stanza della casa che detestavo di più. Di solito, quando venivo convocata era per due ragioni: una punizione o una comunicazione importante. Per certi versi quella era la mia giornata fortunata, voleva solo parlarmi, anche se avrei preferito una punizione al motivo per cui mi aveva chiamato. L'indomani avrei affrontato la mia seconda cerimonia e lui stava controllando che fosse tutto a posto. Tamburellò nervoso con le dita sulla scrivania e mi scrutò serio, mentre io gli sorrisi in modo rassicurante, ma con un'unica parola che mi rimbombava in testa: libertà.

«La casa dovrà essere la più bella del quartiere, saremo al centro dimolte attenzioni Keira, non dobbiamo sfigurare» La sua voce mise a tacere il mio pensiero ossessivo. Da una settimana ormai ci eravamo trasferiti nella Contea di Chester, per preparare ogni cosa ed era perfetto per ciò che avevo in mente.

«Voglio che le rose siano ovunque, qualcuna anche sul tuo abito. Dovrai sorridere, Keira e dovrai anche piangere, non c'è bisogno che te lo dica.»

Mentre parlava, i suoi occhi erano puntati su di me, voleva essere certo che io avessi compreso. Feci sì con la testa e mi mostrai coinvolta. Avevo smesso di domandarmi cosa Paul provasse per me. Ero la sua figliastra, un lascito non desiderato che ogni giorno gli ricordava cosa aveva perduto. Capivo se non mi voleva bene, del resto neanche io riuscivo a volergliene.

«Hai già addobbato i nomi?»

«Sono stata la prima cosa che ho fatto, come mi avevi chiesto» risposi con un filo di voce.

Paul aveva fatto riprodurre il nome di mia madre e quello della mia sorellastra, sua figlia, su del polistirolo in un formato molto grande e voleva che fossero completamente ricoperti di rose bianche. Me lo stava ripetendo da settimane ormai ed era vero, erano stata la prima cosa che avevo fatto, anche se i loro nomi, quando li aveva portati a casa, li avevo messi in soffitta, per non doverli guardare ogni giorno. Li trovavo inquietanti, tutta la cerimonia lo era. Non volevo ricordare il momento in cui mia madre e la mia sorellastra erano morte, il maledetto giorno in cui la mia vita era cambiata.

«Il tuo vestito è pronto?» mi incalzò.

«Sì, l'ho ritirato la settimana scorsa»

«Vorrei vederlo.» Il suo sguardo severo mi innervosì. Paul era una delle tante persone che decidevano per me.

Da due anni a questa parte avevo imparato che non avevo più il controllo della mia vita, ma era il Mondo nuovo a decidere che cosa era giusto e cosa sbagliato, ma presto non sarebbe più stato così.

Paul teneva molto alle apparenze, sapeva che l'indomani il mondo nuovo ci avrebbe studiato. Se qualcosa fosse andare storto, la sua carriera avrebbe avuto una battuta d'arresto, mentre lui voleva diventare un membro della Cattedrale, voleva far parte di quella elite di persone che avevano ancora la facoltà di decidere per se stessi e il privilegio di decidere per gli altri. La Cattedrale era stata costruita subito dopo la morte della mamma e si ergeva al centro della città, dominando tutto il resto. Si erano ispirati a Westminster per costruirla, sperando di renderla affascinante e sontuosa, in realtà era terrificante. Esteticamente le cupole e i suoi mattoni rossi ingannavano la vita, ma i due campanili e in numerosi gargoyle di vedetta, la rendeva inquietante. I capi del Mondo Nuovo vivevano lì, al sicuro e protetti

Paul aveva economicamente sostenuto il cambiamento, si recava spesso nella capitale e in altre città, ma questo non ci avrebbe salvati da un eventuale passo falso. Il Mondo nuovo non ammetteva errori e ai loro occhi, io ero ancora l'anello debole. Anche se non avevo infranto nessuna delle nuove leggi, me ne stavo in disparte, non partecipavo agli eventi a cui Paul veniva invitato, non socializzavo con nessun membro del mondo nuovo, né con le loro famiglie e non avevo ancora mostrato interesse per nessun uomo importante. L'unica volta che avevo accompagno Paul alla capitale, avevo chiesto di poter avere un'informazione più equa e fatto troppe domande sul nuovo governo o come le aveva definite il mio patrigno, insinuazioni e al ritorno a casa, lui mi aveva punito.

Chained La lottaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora