JACKSON CAPITOLO 51

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Ero ossessionato da lei. Il giorno della cena avevo detto a Matt che, non appena lei e Paul fossero usciti da casa, volevo che lui installasse altre telecamere in camera sua, in cucina e nello studio. In camera ce n'erano due, ma io volevo poterla controllare in ogni istante quindi ne volevo almeno altre tre. Il giorno dopo la cena, dopo essere stato di pattuglia, mi ero rintanato a casa mia e mi ero rinchiuso nello studio che avevo creato dietro la cabina armadio. Era una stanza blindata che avevo realizzato con l'aiuto di James dopo che i miei genitori erano stati portati via. Da fuori non si notava nulla, ma attraverso una leva nascosta dietro ai maglioni si apriva un pannello per l'inserimento di un codice. All'interno la stanza non era molto grande, c'era una scrivania con quattro computer che aveva collegato Matt. Avevo accesso alla telecamere della città, alla metropolitana e alla casa di Keira. Potevo verificare i bracciali di tutti i civili che erano sotto copertura e soprattutto i nostri. James poteva contattarmi senza correre il rischio di venire beccato. C'era anche un letto e del cibo in scatola nel caso avessimo avuto bisogno di nascondere qualcuno o di nasconderci. Layla era rimasta per qualche settimana chiusa lì dentro quando avevamo deciso di portarla fuori dal Mondo Nuovo.
Avevo osservata Keira per tutto il resto del giorno e per buona parte della notte. Era stato doloroso, vedevo quanto si sentisse persa e spaventata e più di una volta ero stato sul punto di andare da lei nel cuore della notte come avevo già fatto. I suoi occhi ogni tanto fissavano la telecamera quasi volesse mettersi in contatto con me. Era rimasta chiusa nella sua stanza e non aveva toccato cibo, sapevo che era sopraffatta dai pensieri di quello che doveva fare e di ciò che sarebbe potuto capitarle e io mi sentivo completamente impotente. Dovevo solo essere pronto quando l'avrebbe portato da Jacob. Matt e Fred si erano informati su quando lei sarebbe stata donata, io avevo preferito rimanere fuori, non volevo destare sospetti. Le informazioni che avevano raccolto loro coincidevano con quelle di James.
Tre giorni. Avevamo settantadue ore per organizzare tutto e ventiquattro ore se n'erano già andate.
Keira era riuscita un po' a dormire qualche ora durante la notte, ma aveva avuto degli incubi. Si era svegliata all'improvviso e si era stretta il lenzuolo addosso come se avesse freddo, si era poi rannicchiata su un fianco come una bambina. Alle sette del mattino sembrava più tranquilla. L'avevo osservata fare la doccia e avevo tenuto a bada certi pensieri, vederla nuda mi provocava delle fitte all'inguine che facevo fatica a controllare. Si era spazzolata i capelli ed era andata in cucina da Paul.
A quel punto ero uscito, ero di pattuglia con Fred e una giovane guardia fresca di addestramento. Mentre il mio amico dava indicazioni al ragazzo, la mia testa era da tutt'altra parte. Il piano di mio fratello era troppo pericoloso, ma lui mi aveva detto di fidarmi. Aveva un luogo dove nascondere Keira per tutto il tempo che occorreva, perché ero certo, che l'avrebbero cercata per mesi. Avrebbe ucciso un capo di stato e la sua verginità era come acqua in un deserto per degli assetati. Quell'accordo era troppo importante e il Mondo Nuovo non se lo sarebbe mai fatto scappare, quindi avrebbero messo in capo tutte le forze che avevano per trovarla, punirla e poi sacrificarla.
"..ricordati di non fare male inutilmente ai civili..."
La voce di Fred dentro l'auto continuava con le istruzioni e io guardai l'ora. Erano le 14, il nostro turno sarebbe dovuto finire in quel momento, ma a causa delle troppe ribellioni molte guardie erano impegnate in alcune zone calde e a noi toccava il doppio lavoro. Avremmo smontato alle 18 e sarei tornato a casa a vedere se Keira stava bene per poi sentire mio fratello, volevo ripassare il piano ancora nei minimi dettagli e volevo conoscere il luogo dove l'avremmo nascosta. Ero tentato di tenerla da me, nella mia stanza blindata, ma James mi aveva detto che era troppo pericoloso.
Dopo un giro vicino alla Cattedrale, alle 17 chiamai Matt.
"Siamo vicini alla Cattedrale, stiamo per fermare dei civili, magari faccio un controllo ai bracciali"
Matt rimase in silenzio poi aggiunse "Ok se hai bisogno sono qui"
"Sì, forse qualcuno in particolare lo farò controllare a te"
"Quando vuoi capo, controllo i bracciali che mi chiedi"
Eravamo prudenti soprattutto in questo momento, ma sapevo che Matt aveva capito che non appena gli avessi dato il via avrebbe controllato il bracciale di Keira.
Mentre riattaccai ci chiamarono per uno scontro poco lontano, quando ci liberammo erano le 18 passate, staccai, salutai Fred e me ne andai a casa. Avevo una brutta sensazione addosso, detestavo non avere il controllo delle operazioni, soprattutto perché c'era di mezzo Keira ma non potevo non obbedire agli ordini di mio fratello. Appena arrivato a casa, andai alla stanza blindata e controllai le telecamere.
Keira non c'era. Paul era nello studio ma lei non c'era, in nessuna delle stanza. Zummai sulle telecamere, ma di lei nemmeno l'ombra. Mi collegai al suo bracciale ed era morto. Afferrai l'usa e getta.
"Fred vieni qui da me subito, trova un modo di portarti Angie e Matt. Abbiamo un problema. Keira non è casa e il suo bracciale e disattivato"

Chained La lottaWhere stories live. Discover now