JACKSON CAPITOLO 35

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Ero seduto nella sala d'attesa e stavo aspettando David e il patrigno della ragazzina. Due costole rotte, il medico disse che i lividi risalivano  a una settimana fa e sarebbe bastato qualsiasi movimento brusco per romperle perché erano già incrinate, proprio come aveva intuito Fred.
"Keller"
David arrivò  a passo spedito verso di me e dietro di lui c'era Paul.
"Cosa è successo?"
Feci  il saluto e David mi congedò  subito.
"Signore, ci sono stati dei disordini in quella zona, lei si era rifugiata dentro ad un palazzo ma l'avevano già aggredita, c'è mancato poco"
Paul era nervoso e arrabbiato, continuava a sfregiarsi le mani e a mordersi la guancia, sembrava  sul punto di esplodere. Si guardò  intorno e poi guardò  David.
"Come sta?" mi chiese,  ma non credevo  gli importasse, era  solo nervoso per la presenza di David.
"Ha due costole rotte, deve rimanere a riposo e non muoversi per almeno quattro  giorni,  il rischio è  che il polmone venga perforato" e guardai  quel bastardo.
Lui volse  lo sguardo altrove e andò  verso la camera.
"Aspetta Paul, dobbiamo chiedere al medico" lo riprese  in malo modo David.
David  lo sapeva, sapeva che la picchiava  e che ci andava giù pesante e non voleva interferire nella loro vita privata, ma la ragazzina doveva partecipare alla cena e questa cosa stava rischiando di mandare tutto all'aria.
"Volevo solo vedere Keira, ho temuto per la sua vita" balbettò  Paul.
Dopo circa quindici minuti il medico arrivò e ci fece entrare. La ragazzina era bianca come il lenzuolo e stava riposando, le avevano  dato un sedativo e un calmante per il dolore.
Il medico parlò  con David e io guardai lei, muoveva  leggermente le dita della mano quasi fosse alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi. Il suo viso non era rilassato e le sue pupille si muovevano in modo quasi frenetico, forse stava  sognando. Distolsi lo sguardo per allontanare certi pensieri che mi stavano offuscando la mente. L'avevo ferita, le avevo fatto del male e non me lo sarei mai perdonato .
"Jackson ci pensi tu?"
Mi voltai verso David e lo guardai. Non avevo sentito una sola parola di ciò che aveva detto.
"Mi serve che qualcuno stia con lei giorno e notte perché devo mandare Paul ad accogliere alcuni capi di Stato e lei deve essere pronta per sabato. Se riposa per quattro giorni il medico dice che potrà partecipare, ma non deve muoversi. Non mi fido di nessun altro e non posso pensare che stia a casa sola."
Spostai gli occhi da lui a Paul al medico e David mi incalzò "Possiamo portarla da te, c'è anche Fred lì nel caso ti servisse aiuto o dovessi assentarti. E non preoccuparti per il bracciale e tutto il resto , ho già pensato a farlo disattivare e comunicherò tutto io alla Cattedrale"
A chi era stata promessa questa ragazzina per essere così importante? Sapevo solo in parte che cosa sarebbe stato di lei, ma pensavo fosse come le altre ragazze.
"Mi raccomando Jacks, sei il migliore e mi fido solo di te"
Sorrisi e ribattei  "Non lo dica a Porter, potrebbe uccidermi"
David rise  sguaiatamente e mi diede una pacca sulla spalla, ma continuò a guardarmi. Per un istante avevo  tentennato e lui se n'era accorto, non esistevano  dubbi o timori, esisteva  solo l'assoluta obbedienza al Mondo nuovo.
"Signore"
"Dimmi Jackson"
"Grazie, non credevo si fidasse così tanto di me"
David sorrise e si voltò verso Paul "Se fossero tutti come lui, la congrega non esisterebbe, fai la valigia e parti Paul, al tuo ritorno parleremo"
Il patrigno della ragazzina abbozzò  un sorriso, lanciò uno sguardo a Keira e poi se ne andò .
Non appena si chiuse la porta David si avvicinò al letto, spostò le coperte e vidi il livido.
"È stato lui?"
"Credo di sì, Signore. Il livido è vecchio, gli scontri hanno fatto il resto"
"Almeno non l'ha colpita su braccia e gambe, so che il suo vestito sarà uno spettacolo e lei è molto bella. È perfetta"
Feci   uno sforzo incredibile per abbozzare un sorriso e fingere di essere d'accordo con lui.
La stava guardando come un oggetto, un mezzo per arrivare ad uno scopo, e anche se dovevo ormai essermi abituato a questa cosa, serrai i pugni per cercare di tenere a freno la rabbia.
"Gli devo  spiegare come si educa una fanciulla al suo ritorno, credo che gli manchino le basi. Ah Jackson,  ci sarai anche tu alla cena. "
Sgranai gli occhi per un istante e poi aggiunsi "Non credevo che noi soldati fossimo invitati"
"Ho bisogno di qualcuno di fiducia che controlli sul campo che vada tutto per il meglio e poi anche tu sei il
Simbolo di un sistema che funziona e ci sta rendendo salvi e liberi, voglio che vedano anche la tua devozione."
"Credevo bastasse Porter"
"Loro vogliono conoscere il fratello giusto!" Aggiunse ridendo.
Sorrisi  e feci il saluto.
Jennifer.
L'avrei rivista dopo circa un anno e sarebbe stata con Porter. E forse non ero pronto.

Chained La lottaWhere stories live. Discover now