2- A quiet first day

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Un primo giorno tranquillo

«Hola perdedor..»
ciao sfigato
mi salutò Spagna con lo sguardo fisso sullo schermo del telefono a scorrere la home di Instagram e il tono di voce seccato «Ciao sfigato.» risposi a mia volta.  Stavamo attraversando la strada per andare a scuola. Io in skateboard e tanto di cuffie.  «stai bene?» chiesi ad un certo notando la sua apatia. Scesi dallo skate per poi portarmelo in mano, in modo da andare alla stessa velocità dello spagnolo.

«No estoy bien. Portugal es mi Quejumbroso, ¡Dios mío!»
Non sto bene.
Portogallo è lagnoso, Dio mio!
sbottò per poi emettere un sonoro sospiro. Avevo presente il fratellino Portogallo, scassa maroni e coglioni. Spesso Spagna mi parlava di come lui fosse fastidioso e quanto sia difficile prendersi cura di lui, poiché fratello maggiore. A detta sua sembra essere un immaturo–Portogallo dovrebbe avere tipo 1-2 anni in meno di me e Spagna ha 4 anni più di me.–comunque questo io non voglio avere nulla a che fare con i bocia d'oggi. Quindi annuisco e basta.

«Francia? Dov'è quel perdente?»
Chiedo guardandomi intorno. Lo Spagnolo alza la testa dal telefono dopo aver controllato l'ora. «Boh, tra 20 minuti suona la campanella.» mi informò e in quel momento arrivammo praticamente davanti al cancello della scuola.

«che ora hai alla prima materia?» mi chiese poi. Nessuno dei due si mosse, aspettiamo entrambi un'arrivo improvviso da parte del mangia bouquet. «letteratura, credo.. in realtà non me lo ricordo.» rispondo io.  «Ah aquí está el último perdedor!» Ah eccolo lo sfigato in ritardo!
Disse alzando la voce per farsi sentire appena vedemmo arrivare il francese dietro di noi.
«Come mai in ritardo magna bouquet?» chiedo in tono provocatorio e giocoso. «la sveglia non ha funzionato,oh.. Christ le seigneur!»
oh.. Cristo signore!
Dice con voce esausta e col  respiro affannato dalla corsa mentre si piega in due e tiene la mano sul petto.

Era la prima volta che arrivava in ritardo a scuola, questo fottutissimo perfettino Francesino. (Glielo rinfaccierò per sempre)
In silenzio ci dirigiamo verso l'entrata dell'istituto.

In mezzo ai corridoi ormai ci dividiamo: io alla ricerca dell'aula di letteratura e gli altri in palestra.

Appena la trovai mi chiesi se avessi gli stessi compagni del  corso dell'anno scorso. Ma tanto erano tutti antipatici. Entrai dentro la classe sotto gli occhi dei alcuni studenti già seduti. Mi guardai un'attimo intorno e mi accorsi del foglio sulla cattedra con le disposizioni dei banchi. Sbuffai e andai a sedermi al banco incetro alla classe. In quell'attimo dopo arriva EU pronto a servirci una sua lezione noiosa–nonostante sia il primo giorno di scuola.  Poco dopo arrivano quegli altri scappati di casa–alcune facce nuove e altre no.

[....]

«Com'è andata?» Gli chiese lo Spagnolo accompagnato con il Francesino appena intercettò l'italiano.EU aveva per davvero avuto il coraggio di fare lezione il primo giorno.
«Taci, va'. Piuttosto adesso dovremmo avere una lezione insieme, o sbaglio?» «no,no. Non sbagli» mi confermò l'altro. Beh intanto avevano l'intervallo, quindi andarono in cortile a fare merenda. Si sedettero sotto ad un'albero.  Francia si era portato una scatoletta con dei dolciumi–probabilmente macarons–mentre Spagna si era portato dei churros. Italia si  ingozzò con le patatine al ketchup mentre Francia gli parlò dell'ora di arte passata a pitturare una tela. Parlò anche di come qualcuno abbia fatto scatenare una guerra di tempere lanciate in aria, e vernice sparsa ovunque. Lui era in bagno in quel momento quindi non si era né sporcato e né tanto meno messo nei casini. Spagna invece parlò di come erano state le due ore di motoria. Bellissime in pratica. Avevano giocato a pallaguerra, a palla avvelenata e fatto una partita di basket. Ci aveva anche accennato di come erano stati ristrutturati gli spogliatoi e le docce. Disse che c'erano delle camere che si potevano utilizzare se qualcuno non avesse voluto spogliarsi davanti agli altri. Mentre per le docce c'erano le porte, il ché era meraviglioso, perché per la doccia prima c'erano dei interruttori che facevano scendere l'acqua e in quello di si potevano lavare in 4 persone insieme, davanti a tutti. E questi cambiamenti della scuola per Francia erano stupendi da morire. Le sue parole furono:
«ô beau Christ ! Je crois que je n'ai jamais autant aimé ONU !» Oh cristo bello! Non penso di aver mai amato ONU!!

«Sei serio cazzo?» chiese poi Italia stupefatto
(o solo fatto)

ONU aveva preso seriamente la lettera di Francia guando gli aveva chiesto di avere spogliatoi separati o docce con porte, e lui aveva dato retta. «Mh, allora Italia... Hai fatto nuove amicizie?» Spagna sperava vivamente che il suo caro cugino avesse trovato qualcuno della sua età con qui fare amicizia. Lui aveva 3 anni in più, quasi 4, mentre il francese ne aveva uno di più rispetto ad Italia.

«Secondo te?» chiese quest'ultimo di rimando. Sapeva quale fosse il desiderio dell'altro cugino, ma non voleva amici, o meglio se avesse fatto amicizia gli andava bene, per lo più era indifferente su quella questione. Alla risposta lo spagnolo scosse la testa di resa e sospirò.

In quel momento passò accanto Russia che si era appoggiato ad un albero vicino con gli occhi fissi sul telefono. Italia non poté non guardarlo. Era un qualcosa che Italia definiva:"Ammazz u fregn" . Solo che non era di sicuro il suo tipo. I suoi occhi caddero sulle maniche lunghe della felpa di Russia. Era settembre, faceva caldo e parecchio. La scusa del freddo non reggeva in questo caso. Italia sapeva il motivo delle maniche lunghe. La risposta? Russia era un'autolesionista. Questo Italia credeva, anche lui sapeva come funzionava, poiché ex autolesionista.

Distolse lo sguardo prima che Russia potesse vederlo fissare. «Hai una chicca?» chiese Italia a Spagna. Quest'ultimo e Francia lo guardarono confusi. «Una sigaretta, cigarette.» gli ultimi due capendo finalmente risposero con: "Ah"
Spagna tirò fuori un pacchetto di sigarette e gliene porse una. «Ce l'hai l'accendino?» chiese con un tono di voce più alto, guando l'altro si era ormai alzato per andare da un'altra parte. «Seeh» rispose urlando Italia alzando in mano l'accendino per farlo vedere. Avrà probabilmente catturato l'attenzione di Russia, perché quest'ultimo alzò lo sguardo dal telefono per guardare nella sua direzione.

Italia poi si appoggiò ad un muro con la sigaretta in bocca. Era al retro della scuola. Davanti al boschetto che l'edificio aveva accanto

[....]

Dall'altra parte del mondo–nella classe in qui Italia aveva fatto lezione prima– c'era un Germania stanco con due pozzi giganti di occhiaie. Quest'ultimo ripensava a tutto il lavoro che aveva da fare. La sua vita si svolgeva in un loop interminabile nel quale c'era solo: lavoro, lavoro, stress, lavoro. Era snervante ormai. Era diventato un peso per lui lavorare, eppure era l'unica cosa che riusciva a distrarlo.

«Non sei stanco?» chiese Giappone sbucando da dietro di lui. Il tedesco si stava per addormentare sul banco. Per risposta mugolò un no.

L'amico–Giappone–era tanto preoccupato per la sua salute, ma non sapeva come fare per aiutarlo. Si odiava per essere così passivo. Incapace di aiutare se stesso e gli altri. Si sentiva in colpa per lui. Perché non riusciva a fare niente di utile per l'amico. Si sentiva soffocare dalla sensazione di essere inutile per lui. E per questo si odiava. Si odiava a morte. Lui non aveva mai vissuto veramente–questo é quello che pensava. Aveva speso tempo in qualcosa di stupido, senza rendersi conto di chi aveva intorno e che aveva bisogno di aiuto.

A Giappone venne un'idea però. «Germania, che ne dici di andare alla festa di America la prossima settimana?» Germania non voleva però lasciare il lavoro incompleto. Ma il suo amico voleva che si stacasse da tutto quel lavoro infernale. «No» disse alla fine il tedesco. In realtà Giappone ci rimase deluso. Ma sarebbe stato passivo anche questa volta? Voleva provare lui per una volta a decidere cosa fare, questo perché di solito decideva Germania e lui obbediva pazientemente come un cagnolino. Sbatté le mani sul banco dell'amico e gli porse uno sguardo serio. «Hai bisogno di staccare la spina Germania! Non ti permetterò di restare nella tua camera ad anogliarti a morte.» Germania rimase stupito dal comportamento dell'altro. Sospirò sfruttato e in segno di resa portando le mani alzati. «Vabene, si fa' come vuoi tu sta volta.» Giappone poi sorrise soddisfatto.

[....]

Importante⚠️
Allora, quale sarebbe il country humans che vorreste fosse amico di Italia, e che potrebbe andare bene come migliore amico di quest'ultimo.

(Sono esclusi i nomi di: Russia, America, Giappone, Cina, Korea sud e Nord, Germania e Ucraina)

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