capitolo 2

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Con uno sguardo veloce allo specchio, nascosi un'ultima ciocca di capelli sotto la fascia.

<Io vado.> in risposta un movimento svogliato della mano come saluto.

<Non esagerare troppo con gli incoraggiamenti.> borbottai chiudendomi la porta alle spalle.

Scesi velocemente le decine di rampe di scale. I corridoi del palazzo, durante la giornata diventavano luoghi d'incontro tra le numerose famiglie che ci vivevano.

Superai agilmente bambini che giocavano con i tappi delle bottiglie, signore che si scambiavano gli ultimi pettegolezzi e anziani che giocavano a carte.

Uscita, mi diressi verso la prima finestra dell'edificio infilando dentro la testa.

<Buona giornata signora Mazzini!> come solita routine salutai l'anziana del primo piano che ormai conoscevo da anni.

<Per l'amor di Dio.> sobbalzò vedendomi <Aurora! Quante volte ti ho detto di bussare?> mi sgridò.

Asia Mazzini era l'unica persona, che vivesse nell'edificio, di cui mi fidassi.

Quando io e mio fratello eravamo piccoli ci ospitava a casa sua. Era una dei pochi rimasti ad aver frequentato la scuola, prima che tutte quelle del paese venissero chiuse, motivo per cui fu lei a occuparsi della nostra istruzione oltre a nostro padre.

Era la nonna che non abbiamo mai avuto e noi i nipoti che aveva sempre desiderato.

<Hai mangiato? Ho ancora un po' di torta.> Il pensiero di accettare mi balenò per un attimo nella testa ma, dopo le ultime riduzioni sui buoni pasto, non ne ebbi il coraggio di accettare.

<Mi dispiace ma sono di fretta.> le risposi a malincuore.

<Nuovo lavoro?> annuii.

<Questa volta andrà bene.> disse ripetendo la stessa frase della volta prima e di quella ancora prima e di tutte le altre volte che avevo tentato ed ero tornata a mani vuote.

<Speriamo.> gridai correndo via.

Il rumore delle strade riecheggiava tra le alte pareti di roccia facendo sembrare la città un enorme mercato. I pannelli posti sulle pareti rocciose iniziarono ad aumentare l'intensità della luce come se stesse sorgendo il sole.

Sembrava un normalissimo centro abitato, bastava fermarsi e osservare meglio l'ambiente per notare la diffidenza negli sguardi che le persone si lanciavano tra di loro, mani che si allungavano sui banchi dei venditori ignari, chiacchiere che sembravano più litigi che semplici conversazioni, ubriachi o barboni riversi sui lati delle strade e loschi individui negli imbocchi delle strettoie in attesa della prossima preda.

Crescendo qui si imparavano in fretta le regole da seguire per vivere senza problemi: cammina in mezzo alla strada, non guardare nessuno, non portare niente di valore con te e, la più importante, non essere una ragazza.

Controllai una decina di volte che i capelli rimanessero nascosti sotto la fascia e il cappuccio, che la felpa non si attaccasse al busto e che le maniche fossero sempre sopra le mani. Sospirai di sollievo appena la porta del confine mi apparve di fronte.

La zona est era divisa dalla zona ovest da un muro di roccia alto fino al soffitto, a unirle soltanto una porta controllata costantemente da due guardie.

Tutti potevano passare il confine, c'erano solo alcune restrizioni al riguardo: non essere assassini, drogati, ubriachi e con la fedina penale sporca, cosa assai rara nella zona est, anche Leonardo era stato bandito dopo aver litigato con un signore della zona ovest. Se non avevi avuto alcun problema potevi muoverti tra le due zone con tranquillità, a patto che tornassi nella tua parte entro le sei del pomeriggio.

SECONDA CHANCE - treasure hunt-Donde viven las historias. Descúbrelo ahora