7| Imbucarsi a un matrimonio vestita di bianco

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Era iniziato per caso, una sera al Paradiso.

Carlo era ammalato, Tommy si era proposto di aiutarci, assicurando a Cesi la totale sicurezza di non avere cattive intenzioni nei miei confronti: mi chiamava sorellina. Avevamo appena iniziato la breve pausa sigaretta, ironizzando su quante ragazze gli avessero dato il numero di telefono. «Sono il front man de Glindiefiniti, rimorchio più degli altri sai, anche se il figo del gruppo rimane sempre Cesi» aveva commentato facendomi ridere. «Non è il mio tipo, mio fratello» dissi, facendo ridere lui. «E qual è il tuo tipo, Santo?» domandò ironicamente, continuando a sogghignare davanti alla mia espressione non proprio accondiscende. «E quel ragazzo?» domandò, cercando una risposta nel mio sguardo. Scossi le spalle. «Non era il momento giusto» dissi solamente, prima che una voce conosciuta attrasse la mia attenzione. «Avanti Tom, alla peggio ve le faremo noi le foto, Alex è un appassionato.» In lontananza, la voce del fratello di Francesco, Andrea, attirò subito la mia attenzione. Senza pensarci troppo, mi nascosi dietro Tommy, facendolo rimanere interdetto dal mio comportamento. «Alex, fotografo? Certo, finirebbe per fare foto a tutti quelli che osano guardare un secondo Lucy, per poi appenderle in casa. Vicino all'accetta che gli hai regalato per Natale. Troveremo un fotografo nuovo, Tom. Tranquillo» era la sua voce, ne ero sicura. Mi sporsi oltre le spalle di Tommy, per guardare verso di loro. Avevo bisogno di vedere i suoi occhi, solo una volta. Il suo braccio, sulle spalle di lei: un colpo al petto. Non avevo superato un cazzo. «Rirì, giochiamo a nascondino più tardi eh, ora andiamo a cogliere la palla al balzo. Se inizi con i matrimoni, il passaparola sarà istantaneo e la tua carriera da fotografa spiccherà il volo» affermò sicuro Tommy tirandomi su dalla posizione raggomitolata. «No Tommy, è con la sua ragazza. Non voglio. L'ultima volta ho fatto una scenata da pazza davanti a loro. Mi vergogno. Non voglio» imposi la mia resistenza, con frasi brevi e tono deciso. «Dobbiamo comunque tornare dentro» disse più dolcemente, annuii sospirando ed entrando dalla porta dietro di lui, a capo chino. Mi stava guardando? «Fra, stai attento, mi pesti i piedi» esclamò la sua ragazza. Mi stava guardando. «Tommy, riesci ad andare a vedere che sta succedendo in quelle dannate casse. Se continuano a gracchiare ancora un po' giuro che prendo a mazzate tutto» imprecò Nicola, massaggiandosi le tempie, appena arrivammo al bancone. Poi si girò verso di me: «Ari, vai a prendere le ordinazioni» aggiunse. Mannaggia. Indossai il mio sorriso migliore e raggiunsi il patibolo, canticchiando mentalmente una truce colonna sonora. Mi stavo imponendo di non guardarli, abbracciati dolcemente tra i sorrisi smielati, eppure il mio sguardo ne era calamitato. La verità era che volevo dannatamente essere lei. «Se state così attaccati voi due, non troverete mai un partner. Io mi sto sposando, i vostri fratelli hanno moglie e figli, pure Andre ha trovato Nadia. Perfino Alex è riuscito a fregare una povera ragazza. Voi due che volete fare? Gli eterni fratelli del cuore?» disse di punto in bianco Tom, quello della palestra, mentre arrivavo al tavolo con il palmare. Fratelli? No. Non potevo essere stata così stupidamente precipitosa. «Hai ragione Tom, cerchiamo una ragazza a Fra. Tua moglie ha un'amica?» domandò la nuova scoperta sorella di Francesco. «No!» esclamai con vigore, ricoprendomi dei loro sguardi curiosi e interrogativi. Tranne il suo. Il suo era dolce, rassicurante, meraviglioso. Possibile che mi mancasse così tanto «Scusate, ho-ho dimenticato una cosa. T-t-torno subito» balbettai, correndo verso la cassa con la coda fra le gambe. «Che succede?» domandò Tommy, tornando vincitore dall'incontro con il vecchio amplificatore di Nicola. «Non è la sua ragazza. Ho fatto la pazza psicopatica davanti a sua sorella. Sono un'idiota» affermai con occhi sgranati e il fiato corto. Tommy trattenne una risata a stento. «Avanti, andiamo» esclamò tirandomi dal grembiule verso quel tavolo ora silenzioso, ma comunque attento ai miei movimenti. «Avevi dimenticato la scorta?» domandò Tom, ironicamente, beccandosi un'occhiataccia dagli altri ragazzi al tavolo. «Il mio palmare non funziona, il suo sì. Non volevo sembrare sgarbata, scusatemi» affermai a voce bassa, insicura. «Ottimo, allora possiamo ordinare a lui. Cosa voleva Sofia?» domandò Alex a Fra, impegnato ad osservarmi. Improvvisamente, la decisione di cambiare colore di capelli, da rosso a biondo, non mi sembrava più tanto geniale, al contrario: stupida, senza senso. Insensibile. Cercai lo sguardo di Tommy, in una disperata richiesta d'aiuto. Peccato che il suo era sospeso nel vuoto. «Arianna, ho bisogno di una mano» urlò Nicola, dall'altra parte del locale. Esultai internamente, come quando, a scuola, la campanella ti salvava dall'interrogazione. «Scusate, mi chiama il boss. Vi lascio al mio...a Tommy» dissi senza pensarci, andando spedita verso il mio capo.

Nella tela di Arianna - COMPLETAWhere stories live. Discover now