10| Comportarsi da vera signora

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Osservavo quella frase da ore. Che cosa significava? Comportarsi da vera signora. Non riuscivo a trovare il senso adatto. «Ancora lì davanti? Te l'ho detto, fai fare a me. Ci penseremo più tardi. Come sto?» domandò Francesco entrando nel mio campo visivo, vestito di tutto punto, ma sempre con gli amati jeans sbiaditi. «Sexy» commentai, tirandolo a me per la cravatta. «Ari, capisco i giochetti zozzi, ma così mi strozzi» affermò ridendo, già sulle mie labbra. Feci spallucce con finta innocenza, baciandolo subito dopo. «Devi andare per forza, vero?» domandai mettendo il broncio, lasciandomi coccolare dalle sue carezze. «Sei tu che non vuoi venire, Arianna» mi fece notare, scossi il viso. «Conoscere tutta la tua famiglia, ufficialmente, così, invadendo i vostri pranzi domenicali? No, grazie. Sai che imbarazzo?» domandai retoricamente, Franci rise. «Guarda che è stato lo stesso con tutte le ragazze dei miei fratelli: un cerotto e via» riprovò. «Non voglio conoscere le orribili cognate: mi crocifiggerebbero» continuai per la tangente. «Non è ancora il momento, lo capisco, però sarai sempre al sicuro con me. Sono il tuo Dionisio dopotutto» concluse, baciandomi dolcemente le labbra, raggiungendo l'attaccapanni per l'immancabile giacca di pelle. «Comunque, è da un po' che te lo volevo chiedere: che cosa ci faceva una vecchia cornice dentro il cassetto dei pigiami?» domandò sbucando solo con il viso. Arrossii. Una vecchia cornice con una foto sua e della sua ex fidanzata modella. «Boh» risposi di getto, Franci scosse la testa ridacchiando. «Be' è stata una fortuna trovarla, avevo proprio bisogno di una cornice per mettere una foto nuova» affermò divertito. «Mi raccomando, chiudi a chiave quando esci e salutami tua mamma» aggiunse, rubandomi un bacio prima di uscire. Non aspettai mezzo istante, correndo nella camera da letto. Notai immediatamente la famosa cornice, tornata al suo posto, sul comodino, ma con una foto diversa. Grazie al cielo. Sorrisi prendendola in mano: eravamo io e lui, sul palco di quel locale in centro, prima che gridassi "Non sono noiosa" davanti a tutti, tenendolo per mano. «Sei bellissima. E un po' prevedibile, ma stupenda» sentii alle spalle. Sgranai gli occhi, arrossendo. Mi girai di scatto, nonostante pensassi di farlo lentamente, Francesco era sul cornicione della porta, splendido nel suo sorriso smagliante. «Lo hai detto di proposito perché volevi goderti la scena, di' la verità» affermai maliziosa, raggiungendolo con scalzo passo felpato, Franci stava sorridendo. «Una scena spettacolare devo dire: questa nuova camicia da notte ha superato alla grande quella color lavanda. E non lo dico solo perché ti vedo il culo dentro quelle meravigliose culotte di pizzo trasparente» rispose malizioso, afferrandomi il sedere dentro le citate culotte, con una mano mentre l'altra lisciava il tessuto di raso rosso. Feci un piccolo saltello, ammiccando. «Franci guarda che fai tardi, ti perdi l'antipasto» sussurrai, alzò le spalle facendo scivolare la mano dentro la biancheria intima, «Bambolina, che me ne faccio dell'antipasto quando qui ho il pasto principale?» Ero di nuovo tra le sue mani: l'inizio di giornata migliore che potessi scegliere.

«Oh mio Dio Franci»

Mentre camminavo verso lo studio fotografico, non riuscivo a smettere di sorridere: era così che ci sentiva ad essere innamorati? Pensai a quello che diceva mamma, quando da bambina le chiedevo perché i protagonisti delle nostre serie tv preferite si comportavano in un certo modo. «Sono stupidi» minimizzava sempre Cesi, beccandosi le occhiatacce da parte di mamma. «Sono innamorati. Quando ti innamori di una persona ti comporti in modo diverso, vedi tutto in modo migliore, poi diventa tutto scuro e pauroso e ti fai mille domande alle quali riesci a rispondere solo dopo aver guardato il suo sorriso» rispondeva lei con aria sognante. «Voglio innamorarmi anche io» esclamavo entusiasta. «No. Altrimenti lo picchio.» Finivano sempre così i discorsi, con Cesi che rivendicava i suoi diritti da fratello maggiore verso un ipotetico fidanzato.

«Signora, io sento che lei è interessata a quello che posso offrirle» una voce maschile interruppe i miei pensieri scrollai le spalle, dandogli attenzione. «Ho uno sconto fatto su misura per lei: il primo mese gratuito e i successivi due scontati al 30%» continuò il ragazzo con dei volantini in mano. Un'altra palestra nel quartiere. Presi il volantino per curiosità, ma non dissi nulla, poi lessi il nome della palestra e sgranai: "Arianna Fitness, di Cupi Riccardo". Arianna Fitness? Era l'ennesimo colpo basso. Corsi verso lo studio, chiudendo la porta dietro di me: il respiro corto, l'ansia e la rabbia, non mi fermarono dal premere i tasti sulla tastiera del pc, componendo quel nome. C'era una videointervista su un giornale online per palestrati. Riconobbi subito lo sguardo sbruffone di Riccardo, era sempre stato così poco affascinante?

Nella tela di Arianna - COMPLETAWhere stories live. Discover now