9| Fare l'amore nel mare di notte.

82 5 0
                                    

Erano passate due settimane dal matrimonio di Tom. Erano letteralmente volate. Mi ero lasciata cullare dalla scia degli eventi, tra le braccia di Francesco e la sua deliziosa cucina. Sembrava quasi idilliaco, un film, una fiaba: la nostra routine era così deliziosa che avevo paura dell'altro lato della medaglia. Mi rendevo conto di quanto questo pensiero non fosse sano, specialmente nel momento in cui, ancora sotto le lenzuola, lo intravedevo muoversi tra la cucina e il salone per preparami la colazione a letto. Dovevo dormire, fare finta almeno, lasciarmi svegliare dalla voce dolce e leggera di Francesco, non pensare al peggio. Passerà mai questa insicurezza cronica? Chiusi gli occhi, girandomi sul fianco opposto alla porta non appena percepii dei passi avanzare verso la stanza. Non gli avrei rovinato la sorpresa. Lo sentii prendere qualcosa dal comò, dentro i cassetti probabilmente, forse una felpa. Bofonchiò qualcosa, ridacchiò, poi uscì. Sospirai, non mi aveva scoperta. Per un collegamento inconsueto, del quale non riuscii a capire il perché, mi venne in mente la telefonata con mia madre, la sera prima, mentre lo aspettavo tornare dal lavoro. «Non avete ancora sperimentato la vostra intimità? Rirì, è un aspetto importante della coppia» aveva iniziato lei, facendomi subito sbuffare. «Mamma, non è un argomento che mi mette a mio agio e, sicuramente, non sarò io a domandargli "perché non abbiamo ancora sperimentato la nostra intimità?"» ironizzai sentendo lei sbuffare. «Rirì, non fare la spiritosa. Non devi essere condizionata dal passato, ma vivere al massimo questa relazione, cogliendone tutti i frutti.» Non avevo saputo risponderle, sviando il discorso su mio fratello e l'imminente tour, nascondendo la nave colpita e affondata. Sapevo che Francesco non mi avrebbe mai fatto del male volontariamente, né che mi avrebbe umiliata da quel punto di vista, ma se non fossi stata all'altezza? E se non fossimo stati compatibili? Ricordavo quanto Riccardo ci tenesse a sottolineare ogni volta quanto fosse difficile approcciarsi da quel punto di vista con una ragazza abbondante, mi faceva sentire in colpa tutte le volte. Certo, lui usava altre parole, ma il senso non cambiava.

Quanto avrebbe resistito Francesco?

«Bella addormentata, non fare la finta, lo so che sei sveglia» interruppe i miei pensieri Francesco, sedendosi a fianco a me. «No, sto dormendo» risposi prontamente strizzando di più gli occhi chiusi. «Hai smesso di russare da un'oretta circa, non mi freghi» commentò sogghignando. Serrai gli occhi: «Cosa dici? Io non russo» affermai con sicurezza, facendolo ridere ancora più forte. «Sì tesoro mio, russi eccome. Ma sei dolce e bellissima» continuò. Nascosi il viso arrossato per l'imbarazzo sotto il cuscino, ripetendo "che vergogna" cinque o sei volte. Francesco stava per morire dalle risate. «Ti ho fatto i pancake alla Fra: morbidi e leggeri come nuvole. Vieni di là in cucina con me o me li fai mangiare da solo?» domandò dolcemente, accarezzandomi il braccio nudo, lasciato fuori dalle lenzuola. Sbucai solo con la bocca dal cuscino: «Hai detto pancake?» domandai con voce fievole, sentendolo ridere. Le sue labbra si schiusero sulle mie, in un bacio al sapore di zucchero. «Mi hai convinta» commentai subito dopo, spostando il cuscino da sopra il viso, per continuare quel bacio, con più passione, desiderio: una richiesta implicita di sicurezza. Lo sentii gemere, qualche istante dopo lo ritrovai sopra di me, ansante, stravolto. «Ari, già è difficile cercare di trattenermi normalmente, ma se fai così lo vedo davvero troppo complicato, se non proprio impossibile» esclamò con voce rauca, ancora sulle mie labbra. «Non lo fare. Non trattenerti» affermai, la mia voce come un filo. Sospirò forte, crollando con il viso a fianco al mio. «Non posso. Non così, non adesso» disse, mentre il suo petto cercava di riprendere un ritmo normale. Rimasi in silenzio, con il peso del rifiuto sul groppone. Probabilmente fu per il respiro che mi stavo imponendo di trattenere o forse un sussulto di troppo, ma Francesco se ne rese conto, alzandosi sui polsi per guardarmi meglio. «Che idiota che sono. Lasciami spiegare: io vorrei fare di tutto con te Arianna, dalla primissima volta sotto la pioggia. Sono così attratto da te che neanche te ne rendi conto: non a caso ho rispolverato i pantaloni larghi» disse, facendomi l'occhiolino. «Vorrei solo aspettare il momento giusto. Sostanzialmente sono un tipo romantico, sono un cantante santo cielo, dovrò pur prendere spunto da queste cose per scrivere le mie canzoni» concluse ridendo in modo isterico. Sorrisi, alzandomi sui gomiti. «Stai confessando di avermi dedicato una canzone signor Fra Lerighe?» domandai civettuola. Lui arricciò le labbra, alzando gli occhi al cielo con fare finto misterioso. «Chi lo sa» commentò. Scossi la testa, avvicinandomi a lui per rubargli un altro bacio, questa volta dolce e, soprattutto, casto. «Andiamo a mangiare i pancakes?» domandò subito dopo il gorgoglio della mia pancia; annuii, ridendo di gioia.

Nella tela di Arianna - COMPLETAWhere stories live. Discover now