Capitolo IV

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Il viaggio per il St. Catherine è lungo. Madame Cecil mi accompagna in carrozza sino all'ultima fermata dell'autobus civile di Ealing. I due castroni marroni volteggiano nella mia direzione la coda, e quindi il loro puzzo.

«Mancherai molto a mio padre» mi dice Cecil, prima di scendere.

«Rassicura Gary che sarò a casa prima ancora che si accorga della mia assenza!» le sorrido, dopodiché raggiungo a piedi il primo sbarramento di East Acton. La valigetta che porto dietro non pesa molto, ho qualche ricambio, biancheria pulita, una spazzola e il libro di Jane Eyre.

Oltre il filo spinato che separa Nuova Londra dalla zona militare, non vedo altro che macerie. L'odore di morte e decomposizione innaturale sopraggiunge prepotente. Di tanto in tanto qualche rovina crolla e causa un bell'incendio in quell'area.

I soldati allo sbarramento controllano una decina di volte i documenti e i miei effetti personali, per poi passare a domande incalzanti:

«Nome?»

È scritto a chiare lettere sul mio documento falso, penso.

«Lily Kenneth. Lilith è il nome completo.»

«Mansione?»

«Infermiera.»

«Chi vi ha parlato del St. Catherine?»

Questa è una domanda trabocchetto. In teoria, non dovrei sapere nulla dell'ospedale, fino a quando non arriverò. Guardo il soldato, un tipo biondiccio dalle sopracciglia folte. Sul suo casco è inciso il Valknut. «Nessuno. Sono stata chiamata dall'Ufficio del Lavoro, mi hanno riferito che il Dottor Crane ha bisogno di un'infermiera e io risulto in possesso delle credenziali.»

Mi guardo intorno e noto, appeso nella guardiola, un grande ritratto di Foster Cook. Doveva avere una ventina d'anni in meno di adesso, all'apice della maturità. Quella foto si trova in tutti gli angoli di Nuova Londra e in casa di ogni bravo cittadino.

«Siete sposata?»

Dannazione, sai leggere o no? «Nubile. Accoppiata dall'Ufficio delle Unioni al Colonnello William Moyer.»

La sua espressione muta immediatamente. Sa che sono vicina a un pezzo grosso: la smette con le domande.

«Perfetto. Signorina Kenneth, il mio collega vi accompagnerà all'ospedale. È necessario che firmiate qualche foglio e potrete andare...»

Mi mette sotto mano il solito documento in cui dichiaro di non rivelare nulla, pena la morte. Ormai sono esperta a firmare con il nome di Lily.

«Buona giornata, signorina. Alba Regna!»

«Il Rex ci protegga.»

Il viaggio sul camioncino dell'esercito è scomodo, ma permette di osservare la devastazione nei quartieri Est prima che il sole tramonti.

Vennero gettate numerose bombe durante l'Ultima Guerra. Gary ci ha raccontato che uno Stato dell'Antica Europa, stanco della neutralità dell'Inghilterra, a un certo punto dichiarò guerra al suo naturale Alleato. Non ricordo quale fosse, ma per nostra fortuna non possedeva nulla di simile alle atomiche che distrussero il continente indo-asiatico. L'America, invece, fu rasa al suolo da un'arma sismica, in grado di generare terremoti a distanza.

Dopo un viaggio che pare interminabile, le macerie lasciano spazio al verde. Sembra proprio che in queste zone la natura stia riprendendo il suo legittimo trono.

«Signorina Kenneth, devo lasciarla qui» mi informa Walter, il giovane soldato che ha guidato per me. «Non c'è problema. Proseguo a piedi» lo rassicuro, scendendo dal camioncino.
Mi trovo di fronte a una enorme cancellata in ferro battuto, che prosegue ai due lati in un alto muro di mattoni rossi.

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