Capitolo VII

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«C'è un problema nella Camerata B» esclama Justine.

«Vado.»

È tutta la mattina che piove. I pazienti sono agitati, non usciranno nemmeno oggi. Detesto quando il tempo è così. Piccole gocce che ti penetrano sotto i vestiti e ti fanno rabbrividire persino le ossa.

«Sei una bugiarda! L'hai rubato!» sento tuonare Suor Philippa. Sfortunatamente per le mie orecchie, il voto di silenzio per il lutto del Vescovo Collins è terminato.

Entro nella camerata e vedo la suora sculacciare la povera Beth. I suoi singhiozzi sono isterici. Le altre pazienti sono tutte nei loro letti e guardano altrove. Non vedo la piccola Faith.

«Che cosa succede?»

«Questa piccola criminale! Teneva un libro sotto il materasso. Sostiene che glielo hai dato tu. Ma è ovvio che sia una bugiarda!» continua Suor Philippa tirando un ceffone sulla testolina rossa della bambina.

A terra vedo il libro di Jane Eyre.

«Smettetela di picchiarla. Gliel'ho dato io, è vero.»

Suor Philippa blocca in aria il braccio, mentre Faith trattiene il respiro. La suora mi squadra come se avessi appena confessato il mio peggior peccato. È indecisa se sculacciare anche me?

«Per quale motivo hai dato un tuo oggetto personale a una paziente?» mi chiede, mentre le sue labbra si stirano in una linea perfettamente diritta.

«Si annoiava. La bambina sa leggere da sola» rispondo, incrociando le braccia al petto. Se prova a toccarla ancora, legherò al letto quella dannata suora.

«Lo sai che è contro il regolamento?»

«Non credo che un libro possa inficiare il trattamento.»

«Farò rapporto al Dottor Crane» mi minaccia la Suora.

«Credo sia nel suo studio in questo momento!» rispondo polemica. Voglio che esca immediatamente dalla camerata. Sento lo sguardo delle pazienti e delle altre infermiere su di me. Stanno trattenendo il respiro.

«Sei una donna arrogante, infermiera Lily. Non la passerai liscia questa volta» grida, correndo fuori dalla camerata.

Alzo gli occhi al cielo.

«Va tutto bene?» chiedo a Beth, controllando la sua schiena. È arrossata e le manate di Suor Philippa le daranno fastidio per molte ore.

«Grazie. Non mi credeva, continuava a dire che sono una ladra.» Le sue parole sono spezzate dai singhiozzi.

«Rimettiti a letto e non piangere. Non darle la soddisfazione di vederti con le lacrime agli occhi. Resisti quando ti tratta così.» sussurro, tirandole le copertine fino al collo.

«Non erano le botte che mi facevano male. Piangevo perché mi chiamava ladra, bugiarda e malate.»

«E tu credi di esserlo?»

«Non sono una ladra e nemmeno una bugiarda. Sono solo malata ma non è colpa mia!»
Le accarezzo i capelli e mi avvicino al suo orecchio. «Ti svelerò un segreto. Non sei malata, sei speciale.»

Beth tira su con il naso e mi sorride. Alle mie spalle sento le altre infermiere tossicchiare. Non approvano l'avere troppe confidenze con i pazienti.

«Dov'è Faith?» chiedo con una leggera apprensione.

«Non è stata bene ieri notte. Un Dottore l'ha spostata in infermeria.» Beth sembra tranquilla, come se accadesse di continuo. Mi rilasso anch'io.

«Hai fame?»

RebornWhere stories live. Discover now