100s

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"Sono a casa" disse Jimin, per poi sfilare le scarpe e riporre lo zaino nell'angolo della stanza. Lavò le mani come prima cosa, poi si diresse in sala da pranzo e prese posto.

"Oh piccolo, come stai? Com'è andato il tuo primo giorno? La classe com'è? Hai dei nuovi amici?" domandò a raffica Liza, che sperava con tutta se stessa di cogliere una nota positiva nella risposta del figlio.

"Sto bene. È andato bene. La classe è piena di adolescenti, sai cosa ne penso al riguardo. Non ho nuovi amici, ma un ragazzo è stato gentile e voglio essere suo amico." concluse senza alcuna variazione di espressione o tono.

Liza, che per la prima volta in 17 anni vide il figlio interessato a qualcosa che non fosse esclusivamente la scienza o l'ordine, fece i salti di gioia che quasi sfiorava il soffitto dell'appartamento.

Trascorsero il pasto a parlare di questo famoso ragazzo, che non era altri che Yoongi del resto. Jimin non aveva mai provato il bisogno o desiderio di legarsi, non si spiegava come mai in quel ragazzo qualcosa lo attraesse.

Un po' a causa della sua condizone, un po' per le differenze con i suoi coetanei, non aveva mai avuto un vero e proprio amico. Forse la madre, se si può considerare tale.

"Domani mattina portagli dei biscotti, o insomma, offrigli qualcosa. Sai cosa gli piace?" domandò Liza. "Fuma le sigarette Marlboro Red, le 100s." riflettè ad alta voce Jimin. Al che, la madre incredula chiese se avesse sentito bene e il figlio ripetè.

"Lui fuma?" ripropose sbalordita, "Si, e sa che fa male, ma lo fa comunque." replicò il bianco. "Jimin, promettimi che se mai sarai suo amico, non toccherai mai quelle porcherie." disse severa la madre. "Promesso."

Dopo qualche altro scambio di frasi, la madre dovette tornare a lavoro, così Jimin decise che avrebbe letto qualcosa quel pomeriggio. "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte." era un libro interessante a detta sua, il protagonista era autistico, come lui.

Passò 34 minuti a leggere, per un totale di 27 pagine. Stancatosi di ciò, decise che sarebbe uscito a camminare, senza allonatarsi troppo. Si era ripromesso che sarebbe uscito di casa più spesso, e ora che le stagioni lo permettevano, non gli restava che farlo.

Prese il telefono, il portafogli con documenti e soldi, il qudernetto delle emozioni e una penna. Era ciò che occorreva per la sua incolumità, lo aveva meditato negli anni.

Infine prese le chiavi, si chiuse la porta alle spalle e le mise in tasca. Non sapeva dove andare per il momento, quindi optò per il prendere un gelato al Derby, la gelateria di zona. Ma una volta lì, ebbe una tremenda sensazione di de ja vu...

diciassette occhiatacce Where stories live. Discover now