Nella classe si udiva un continuo mormorio, dovuto probabilmente alla lecita tensione che si respirava nell'aria: quel giorno di novembre ci sarebbe stata la prova di matematica più importante del periodo.
Jimin, a differenza di tre quarti della classe, era tranquillo: sapeva di sapere, e gli bastava quello. Di tanto in tanto tappava le orecchie per non sentire il frastuono, ma per lo più fissava la parete davanti a lui con espressione vuota.
Yoongi, dal canto suo, se ne stava appollaiato sulla sua sedia, sperando semplicemente di passare il compito. Non che non avesse capito l'argomento, solo non gli era stato possibile studiare molto.
Fra il lavoro, la mancanza di sonno, la carenza di interesse, l'assenza di energia e Jimin per la testa, non aveva affatto avuto modo di farlo.
"Zanna, posso restare qui con te oggi durante la pausa? Magari rimpassiamo..." propose Yoongi, mentre tutti gli studenti si allontavano verso il corridoio.
L'altro annuì, tirando fuori il suo pranzo e rimando a fissare Yoongi confuso. "Tu non mangi?" chiese, vedendo che il menta non aveva nulla tra le mani.
"No, non ho fame." ribattè infatti, nascondendo una nota di amarezza con un sorriso sforzato.
Jimin non era solito preoccuparsi per gli altri, non che non volesse, semplicemente non capiva quando era il caso. Ne in che modo poter aiutare l'altro. Questa volta però gli venne automatico...
Infilò una mano in tasca per poi trarne un cioccolatino alla vaniglia, lo porse all'altro e poi sorrise: "Era per me, ma se lo mangi tu sono ancora più felice. Voglio sapere che mangi.".
Il platino non era stolto, del resto. Si era accorto quanto Yoongi fosse magro; non lo aveva mai visto mangiare: ogni proposta di cibo la declinava. Quello voleva essere il suo modo di fargli capire che gli era affianco.
Il menta afferrò il cioccolatino, con gli occhi fissi sull'involucro argenteo. Si chiedeva se fosse il caso, se valeva la pena vanificare i suoi sforzi di digiuno per quella pietanza... quante calorie conteva? Cosa avrebbe dovuto fare per smaltirla...
"Quando mi sembra di star per fare una cosa sbagliata, ma che so che è per il mio bene, faccio tre respiri profondi." spiegò Jimin, che intando scartava il cioccolatino.
"Il primo è per parlare con me stesso, capire che è meglio per me se lo farò. Il secondo è per sentire il mio battito e il mio respiro, mi aiuta a capire che sono reale. Il terzo, Yoon, è per ricordare chi ho affianco, e che il mio bene è anche il loro." concluse.
Di scatto, gli occhi del menta si incatenarono a quelli dell'altro. Uno scambio di emozioni, il luccichio che noti solo se guardi nell'anima di chi ami. L'essenza stessa dei due si stava unendo.
Così il menta fece tre profondi respiri, mangiando poi il cioccolatino. Strinse gli occhi, pronto a sentirsi in colpa, pronto a udire le vocine che lo ridicolizzavano, pronto al peggio. Ma l'unica cosa che percepì fu una mano calda che sfiorava la sua.
Aprendo gli occhi si rese conto che Jimin, per la prima volta dopo mesi, aveva ricercato contatto fisico. Che quello sfiorarsi di dita, valeva molto più di un comune "ti amo".
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diciassette occhiatacce
General FictionJimin contava involontariamente le volte in cui faceva contatto visivo con gli altri, Yoongi odiava guardare la gente negli occhi. I fatti narrati sono totalmente scollegati dalla realtà, si trattano temi delicati. Buona lettura :)