Capitolo 14 -Alessia-

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Avevo indossato la felpa di Alexander chiusa in uno stanzino con lui dentro.

Che cazzo mi era passato per la mente.

Ah non lo so, dovresti saperlo tu

Non ti ho interpellata

Si invece, mi hai nominato

Ma fottiti

Bene allora stasera vai da Mark.

Porca miseria, sta zitta. Non ti sopporto più.

Comunque. Din don, la professoressa ti ha richiesta nel suo ufficio ben 5 minuti fa, non credi dovresti andarci?

Non mi va, non mi è piaciuta la scenata che ha fatto in classe, lo sa benissimo che solo io posso soddisfarla in quel modo, non me ne può fregar di meno.

Si però ammetti che con la lingua ci sa fare eh.

Preferisco molto di più Mark e poi faccio quelle cose con lei per avere voti alti nella sua materia, in realtà c'è una catena in tutto questo.

Si, per sbaglio mi erano capitate delle sue foto sul cellulare, stranamente, dove era nuda.

Stavo per eliminarle proprio quando venne da me a supplicarmi di non metterle da nessuna parte e ovviamente di cancellarle.

Io ci pensai su.

Su come mi trattava davanti a tutti -mi prendeva in giro sostanzialmente- e io questa cosa dai professori non l'avevo mai vista fare e mi dava alquanto fastidio.

Accettai solo ad una condizione, non mi importava se mi prendeva in giro o meno, a me importava dei voti, mi metteva insufficienze solo per il gusto di farlo, anche quando andavo benissimo, trovava sempre quella piccola cosa che non quadrava.

Infatti la condizione era ovviamente di alzarmi il voto, lei accettò ma con ancora un'altra condizione, ecco.

L'ultima condizione che io accettai senza pensarci sù, era proprio di fare quelle porcherie -che, parliamoci chiaro, era solo 4 anni più grande di me, poi non mi facevo mai problemi, di solito trattavo le persone in ambito sessuale proprio come mi trattava mio cugino quando ero...una bambina- aveva totalmente il controllo su di me, mi sminuiva e mi usava allo stesso tempo, ed era sfiancante.

Preferivo gli uomini ma anche le donne non mi dispiacevano.

Camminai verso il mio armadietto e feci per aprirlo.

Quando lo aprì lo chiusi immediatamente e il rumore rimbombò in corridoio, alcuni studenti che si trovavano lì si girarono per guardarmi e io gli lanciai un occhiata truce.

Dovevano imparare a farsi i cazzi loro.

Cercai di sbattere le palpebre un bel po' di volte prima di riaprire l'armadietto, ma il suo contenuto mi rimase spiazzata.

<<Ackerman! Cos'è quello?>> oh...oh cazzo.

Ma "cazzo" è la tua parola di vita?

Fatti i cazzi tuoi

Ecco appunto

La preside, TRA TUTTI QUELLI CHE POTEVO INCONTRARE IN QUESTO FOTTUTISSIMO CORRIDOIO, chi incontro? La preside.

La mia sfortuna non ha proprio limiti oggi eh.

Si avvicinò subito a me e io chiusi di nuovo subito l'armadietto.

<<Signorina Ackerman, apra l'armadietto>> deglutii a fatica, non potevo farlo, il mio armadietto conteneva....

...conteneva il pugnale, quel pugnale.

Good Boy Where stories live. Discover now