Capitolo 37 -Alexander-

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Avevo raccolto il telefono di Ariel da terra, la batteria si era tolta ma potevo sempre riaggiustarlo e accenderlo.

Andai in cucina
<<Cosa state facendo?>> Avevano quasi tutti il telefono in mano mentre altri stavano affacciati al balcone, erano parecchio preoccupati
<<Stiamo chiamando ad Ale>> disse Caym.

Chiamando?
<<Ariel non ha il telefono, la batteria si è tolta, c'è l'ho io>> dissi, ancora non stavo capendo.

<<Cosa?!>> .

Caym si fiondò subito alla porta ed uscì dall'appartamento
<<Caym! Richard è con Alessia, non preoccuparti>> disse Cassandra.

A me passava per il cazzo che c'era quello.

Uscii io e non mi curai delle voci e i richiami dietro di me.

Uscì fuori dal palazzo e vidi Richard correre verso di me
<<Dov'è Alessia?!>> Chiesi nervoso
<<Non ne ho idea, stava parlando con dei suoi amici poi non ho visto dove è andata>> mi disse con il fiatone
<<Che bella guardia del corpo>> borbottai e iniziai a correre per cercarla.

Erano le due di notte, a quest'ora chi cazzo doveva esserci per strada?

Non avevo idea di dove si potesse trovare o dove fosse andata.

Rimisi la batteria nel suo telefono e lo accesi, Richard aveva detto che stava con dei suoi amici.

Cercai subito il numero di Ivan e lo chiamai con il mio cellulare.

Non rispondeva cazzo.

Chiamai Ylenia ma quando premetti il pulsante per avviare la chiamata il telefono si bloccò e non funzionò più niente
<<Porca puttana!>> Imprecai.

• • • •
Pov -Alessia-
• • • •
Non sapevo dove diamine andare così imboccai subito un viale molto stretto.

Appena svoltai mi ritrovai con un braccio che mi manteneva la vita e una mano davanti alla bocca.

Scalciai per liberarmi dalla presa ma mi sentivo sempre più debole e iniziavo a vedere sfocato.

Mi batteva forte la testa, mi avevano iniettato qualcosa.

Porca miseria, non potevo finire così!

Finì contro un muro
<<Ti consigliamo di fare silenzio...se non vuoi problemi>> sentivo la voce distante.

Qualcuno si mise dietro di me per tenermi mentre qualcuno mi strappò la maglia.

No!

Zitta, fa silenzio. È quello che ti meriti per tutto quello che hai combinato!

Avrei voluto urlare, dire qualcosa ma non ci riuscivo, avevo paura, non mi importava se mi avessero preso a sberle o calci, ma se mi avrebbero toccato...

<<Vediamo un po' che abbiamo qui>> mi abbassò i pantaloni.
Avevo freddo.

Mi sforzai di bloccarlo e scendere ancora più giù, lo vidi fissarmi divertito
<<Oh, strano, nessuno riesce a reagire di solito quando iniettiamo...>> Non riuscì a sentire.

Mi sentivo le mani addosso, dappertutto, chi cazzo era chi!.

Non riuscivo bene a distinguere le voci ero stordita.

Qualcuno mi strinse troppo un seno ed io digrignai i denti per il dolore.

Avevo ancora l'intimo addosso, ma ci sarebbe voluto poco e avrei perso anche quello.

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