Parole

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Molte volte si ritrovava a confrontarsi con una situazione di cui quasi tutti davano la "responsabilità" a lui, senza capire che il vero problema non dipendeva da Ophys, piuttosto che lui, come migliaia di persone, si trovavano davanti, inermi e ne subivano le conseguenze.
Questo lo spingeva spesso a chiedersi perché il mondo di Hypnö fosse davvero così assurdo, e per quale "maledizione" fosse capitato a viverci. Era tutto sottosopra.
La maggioranza degli hypnotizzati erano rassegnati ad "accettare" quella debilitante condizione come "normale", subendo come schiavi. Ophys ed altri erano consapevoli e coscienti che quella condizione era assolutamente ingiusta e inaccettabile, che poteva, anzi, doveva essere cambiata, nonostante fosse arduo.
Se si trattava di unirsi alle discussioni, molti partecipavano, esprimevano ognuno la propria prospettiva. Se si trattava di provare a mettere in pratica quelle prospettive argomentate, descritte, raccontate, per rinnovare quella strana condizione, tutti si ritiravano, come i soldati di una battaglia persa. Cominciavano a ritirarsi, creando degli alibi dietro le proprie scuse, ritraendosi nei propri gusci, impregnati, fino alle viscere, fino al midollo, di paure, di incertezze, rifugiandosi ancora una volta, l'ennesima, dentro le loro illusioni.
Aveva perso il conto di quante illusioni e delusioni aveva ricevuto con il passare del tempo. Credeva anche di essersi abituato, ma quando ci pensava, per riflettere, ne sentiva spesso il peso, come un macigno, l'amarezza e il profondo disgusto che ne derivava. Era stufo di sentirsi attribuire responsabilità che non gli appartenevano, ma erano l'eredità delle generazioni precedenti, avendo essi accettato qualsiasi sopruso, rassegnati a subire. Era talmente nauseante, disgustato e oppresso, tanto che cominciò a vomitare. Sembrava un flusso inarrestabile. Quando finalmente non uscì più nulla, osservò ciò che aveva appena buttato fuori. Era una massa, proprio ai suoi piedi. Si rese conto che quella massa era costituita da parole. Una massa di parole. Quelle che aveva rinunciato a dire, parole non ascoltate, non comprese, erano tutte in quel mucchio. Discorsi, ragionamenti, ora erano visibili, concrete, palpabili. Le sfiorò con le dita. Sentì che erano asciutte e solide. Ebbe quindi l'idea di utilizzarle. Le osservava, per elaborare un metodo.
Si mise sulle ginocchia, cominciando a scegliere il primo mucchio. Non troppe parole insieme, perché gli hypnotizzati erano troppo indifferenti, troppo svuotati per concentrarsi su argomenti seri, articolati. Pensò dunque che dei mucchi piccoli per discorsi ridotti avrebbe avuto più effetto, avrebbero attirato l'attenzione. Forse qualcuno poteva ancora interessarsi. Dopo aver scelto il primo mucchio, cercò dei posti visibili, più frequentati.
In quel momento ebbe l'idea di creare dei fumetti "viventi". Si mise in cerca di persone per quello scopo, le faceva posizionare in un punto abbastanza visibile, e procedeva con la creazione del discorso.

Hypnö Where stories live. Discover now