Frammenti di Ricordi

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- Mia svegliati- sussurrò Samir dolcemente nell'orecchio di sua sorella minore che ancora non si era decisa ad alzarsi nonostante i continui richiami della madre dal piano do sotto.
- samir lasciami dormire ancora per un paio di minuti ti prego- mugolò Mia con la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi ancora ben sigillati.
Samir si stese accanto alla sorella, cincendole la vita con le mani e portandosela ancora piu' vicino - avanti Mia, oggi non puoi stare a letto fino a tardi, la mamma si è alzata all'alba per prepararti una colazione degna di una regina per il tuo tredicesimo compleanno, non vorrai mica dargli una delusione del genere lasciando che tutto il ben di dio la sotto si freddi.- continuò Samir scuotendo leggermente la sorellina che tanto amava.
Mia emise un verso di disapprovazione, si sarebbe alzata volentieri per mangiare ciò che sua madre gli aveva preparato, ma la sua stanchezza questa mattina superava la sua forza di volontà. La notte scorsa, era uscita dalla finiestra di nascosto, come del resto faceva tutte le notti, e si era recata nel fitto del bosco. Ormai per mia quella era un'abitudine a cui non riusciva piu' a rinunciare. Fin da piccola era sempre rimasta affascinata dalla metamorfosi che la natura attuava dal giorno alla notte. Di giorno le fronde rigogliose degli alberi erano infestate da una massa di uccellini che cinguettavano senza sosta, colorando gli alberi di un milione di colori diversi per colpa del loro piumaggio, Le farfalle occupavano insieme alle api, tutti i fiori che crescevano liberi sul terreno erboso, nascondendo tutta la loro vera bellezza e il sole trafiggeva le piante e le loro foglie, creando giochi di ombre che si muovevano a ritmo del vento. La notte invece era diversa, il silenzio e il buio era interrotti solo da qualche animaletto notturno in cerca di prede facili e da un lieve bagliore prodotto dalla luna che risplendeva alta nel cielo mostrando la bellezza dei suoi grandi e affascinanti crateri. Mia adorava la notte in tutte le sue mille sfaccettature, amava la quiete e il silenzio, amava il buio e la fioca luce, ma amava anche osservare i predatori silenziosi, che camminando sul suolo coperti dall'oscurità, braccavano le loro ignare prede con le orecchie tese. Mia si appostava sempre su un'albero, il suo albero e si metteva sempre nella stessa posizione, schiena appoggiata al tronco e gambe a penzoli e aspettava. Il vento le cullava dolcemente i suoi lunghi capelli color mogano, il silenzio suonava melodioso nelle sue orecchie e il buio riusciva ad aumentare la vista dei suoi occhi color ambra. Rimaneva lì immobile, aspettando che il predatore notturno facesse la sua prima mossa. Passava così le sue notti, ad osservare il mistero della natura notturna, senza accorgersi dello scorrere incessante del tempo, tanto che a volte rincasava solo alle prime luci dell'alba, giusto il tempo per essere svegliata da suo fratello samir.
Samir era il fratello maggiore di Mia, era Piu' grande di lei di cinque anni e da quando era nata il loro legame era sempre stato speciale. Samir era un ragazzo alto e ben piazzato, i suoi muscoli nonostante ora avesse solo diciotto anni, erano ben delineati e tonici. Molte ragazze della sua età gli facevano il filo, visto che oltre ad avere un fisico perfetto il suo viso era degno di essere paragonato a quello di un Dio. Anche lui come Mia, aveva i capelli color mogano, ma di una tonalità leggermente piu' chiara, i suoi occhi al contrario di lei invece, erano di uno splendido color verde muschio, incorniciati da una carnagione leggermente olivastra e da dei lineamenti sosfisticati.
- avanti Mia fa uno sforzo per una volta- continuò Samir stuzzicando la sorella con un po piu' di forza.
Mia aprì un occhio, cercando il viso del fratello - ho sonno- si lamentò
Samir sorrise - va bene vorra dire che non ti darò il mio regalo di compleanno- la minacciò lui
Mia scattò in piedi sul letto - sono svaeglia!- escalmò a voce alta
Samir scoppiò a ridere, soddisfatto di essere finalmente riuscito ad alzare la sorella dormigliona, lui sapeva delle sue gite notturne, lui sapeva tutto di lei, ma la lasciava fare, non una sola volta era riuscito ad arrabbiarsi con lei, era troppo dolce e bella ai suoi occhi per riuscire a farlo.
- avanti fra dieci minuti ti voglio di sotto, lavata vestita e stirata, pronta per festreggiare il tuo compleanno- finì di dire Samir, alzandosi dal letto e lascinado Mia da sola nella stanza. Mia non perse tempo, con il suo nido mogano sulla testa corse veloce nel bagno e di fiondò sotto la doccia, dimenticandosi di spogliarsi.
- ecco dalla furia mi sono scordata un'altra volta di levarmi il piagiama- brontolò a se stessa.
Con movimenti bruschi si levò quello che un tempo veniva considerato un piagiama, ormai ridotto a uno straccio zuppo e lo scagliò fuori dal box doccia, facendo canestro nel cesto dei panni sporchi.
Dopo esattamente nove minuti spaccati, Mia era pronta. Si era lavata vestita e asciugata, fatta eccezzione per i capelli, odiava asciugarli con la tecnologia moderma, al phoon preferiva il caldo vento primaverile, peccato che ora era autunno e le sue amate foglie che di notte le regalavano un nascondiglio perfetto cominciavano a cadere inesorabilmente. Si legò i capelli bagnati in una coda alta e scese al piano di sotto.
Per una come Mia che amava la pace di certo quello che si trovò al piano di sotto non rientrava di certo nei suoi standard.
Si aspettava una colazione abbondante deliziosa e con i suoi famigliari, invece si ritrivò la casa invasa da persone che a stento ricordava e un tavolo talmente imbandito da sfamare un'esercito in tempo di guerra. Sfoderò uno dei suoi piu' convincenti sorrisi felici, anche se dentro di lei avrebbe tanto voluto sparire.
I suoi genitori la aspettavano in fondo alle scale con gli occhi che luccivano di gioia.
Appena Mia scese l'ultimo gradino che la separavano dalle innumerevoli persone pronte a porgerle i migliori Auguri, si sentì abbracciare forte. Erano i suoi genitori.
- bambina mia auguri- le disse nell'oracchio il padre con un tono leggermente commosso.
- la mia giovane donna cresce- gemette questa volta la madre, mentre una lacrima le rigava il viso con qualche cenno di ruga.
Mia si sentì soffocare, i suoi genitori erano sempre stati affattuosi e premurosi nei suoi confronti, ma così li trovava davvero troppo mielosi.
- grazie- rispose Mia sciogliendosi dal loro abbraccio guardandoli entrambi negli occhi. Fu solo un'attimo, come un'ombra fugace, ma Mia se ne accorse. Nello sguardo di sua madre e di suo padre aleggiò qualcosa di diverso dal solito, sembravano tristi, come se incosapevolmete al posto di farle gli auguri le stessero deicendo addio.
Mia aprì bocca per chiedere spiegazioni, ma Samir la afferrò e la strascinò via in mezzo alla gente.
La festa tutto sommato non era così male, Mia riuscì persino a divertirsi e ad aprire i numerosi regali inutili che gli ospiti le avevano portato. Solo il regalo di suo fratello le piacque davvero, perchè era fatto con le sue mani e con tutto il bene che le voleva. Ir regalo consisteva in un semplice braccialetto di legno di quercia, pefettamente ed egragiamente intagliato a mano. Al centro compariva una scritta, anzi una frase, corta ma coincisa. Mia rimase perpessa dalla scritta, ma conoscendo il lato enigmatico di suo fratello non le dette troppo peso.
' ovunque tu sarai, io ti troverò' samir, questa era la frase incisa sul bracciale che Mia si sbrigò subito ad indossare. Dopo quasi cinque ed interminabili ore, la festa giunse al termine, mia insieme a suo fratello e ai suoi genitori si stavano apprestando a ripulire tutta la casa, quando qualcunò bussò con prepotenza alla porta.
A quel suono la madre di Mia scoppiò a piangere, correndo da mia e tenendola saldamente fra le sue braccia - mia ti prego perdonami- diceva fra un singhiozzo e l'altro.
Mia sorpresa da quelle parole, volse lo sguardo al padre in cerca di una spiegazione valida per il comportamento della madre. Come risposta, il padre abbassò lo sguardo, lasciando che profonde e dolorose lacrime solcassero il suo volto.
Mia ancora piu' spaventata guardò Samir, anche lui non disse una sola parola.
Alla porta qualcuno ribussò con ancora piu' foga.
- mi spegate cosa sta succedendo?- chiese Mia colpita da una strana sensazione
Samir si avvicinò e strappò Mia dalla braccia della madre.
- Mia qualsiasi cosa accada e in qualsiasi posto ti portino da ora in poi sappi che io ti troverò- dischiarò samir fissando intensamente la sorella.
La porta venne aperta e un'uomo entrò con un sorriso stampato sulle faccia - è giunto il momento- avvisò con voce autoritaria
La madre di Mia scappò al piano superiore seguita dal padre, mentre Mia li osservava con sguardo perso. Non capiva cosa voleva dire quell'uomo con quelle parole, guradò suo fratello che le stava ancora accanto, ma non riuscì ad incrociare il suo sguardo.
- Samir cosa sta succedendo, cosa vuole quell' uomo?- domandò cominciando a tremare
- mi dispiace Mia, per ora non posso fare nulla- le rispose Samir, prima che l'oscurità che tanto amava le tolse il senso della vista.
Mia si svegliò di soprassalto, scattando in piedi dal posto di passerggero che gli era stato assegnato. A svegliarla era stato un vuoto d'aria che aveva fatto sobbalzare l'aereo su cui stava volando. Si rimise seduta e guardò fuori dal finestrino. La terra europea si vedeva all'orizzonte, mancava piu' o meno due ore all'atterraggio.
Una hostess le si avvicinò con fare premuroso - signorina desidera qualcosa da bere o qualche stuzzichino da mangiare?- le domandò
Mia scosse la testa, non aveva fame, anzi piu' che non avere fame non la sentiva proprio. Ormai era in quelle condizioni da sei anni. La fame, la sete, il dolore, la tristezza e tutte le emozioni che una normale persona poteva provare, lei non le provava piu'. Aveva imparato, osservando altre persone che il suo corpo dopo determinate ora aveva bisogno di nutrirsi ed idratarsi e che la notte solitamente si dormiva. Le aveva apprese solo per il semplice fatto che, anche se non provava nulla, il suo corpo era ancora umano, perciò se non lo sfamava regolarmente sarebbe prima o poi crollato.
La sua vita funzionava così, niente emozioni, niente sensazioni, solo eseguire per raggiungere uno scopo che non era il suo. Tornò a ignorare la hostess e a guardare al di fuori del finestrino. Non provava niente, una persona normale sarebbe elettrizzata a quella vista magnifica, ma lei no, perchè semplicemente non poteva.

Esperimento 666Where stories live. Discover now