capitolo 9

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Samir non ricordava quanti giorni fossero trascorsi dal giorno in cui l'uomo del serpente piumato gli aveva fatto visita, mostrandogli le foto dell'incidente di Mia. Forse erano passate addirittura settimane, ma lui aveva perso la cognizione del tempo, l'unica cosa di cui era riuscito a tenere il conto, erano le donne che gli avevavano fatto visita da quel giorno, ventisette.

Ventisette rapporti di cui non gli importava niente, ventisette rapporti conclusi in tutto per tutto, sperando che il suo seme non impregnasse le giovani donne.

Non che un giorno avrebbe disdegnato il ruolo di padre, ma lo avrebbe fatto solo e soltato con la donna che lui avrebbe scelto e che avrebbe amato, non con una qualsiasi ragazza condotta in una buia cella a fare del sesso forzato di cui non gli e ne importava niente.

Il pensiero di Mia che prendeva il suo posto in quella cella lo verso' in uno stato di trance, mentre il rumore di quella vecchia e impetrabile porta che si apriva, lasciando entrare la luce, lo avverti' di una nuova visita.

- Ventotto- mormoro' Samir, continuando a fissare il soffitto ora illuminato dalla luce del corridoio.

Una ragazza fece capolino nella stanza, era vestita esattamente come tutte le altre. Indossavava un semplice vestito largo color juta, che le ricadeva ampio e morbido sulle forme, i suoi capelli questa volta erano color nocciola e come sempre, erano raccolti con una banale coda. I suoi occhi erano di una tonalita' bruna tanto scura da ricordare la terra bagnata sotto la pioggia battente.

- Ragazzo, c'e' una visita per te, con i piu' sentiti omaggi del serpente piumato- lo scherni' l'uomo incapucciato alle spalle della giovane donna.

Samir non rispose, rimase fermo immobile a conteplare il soffito che centimetro dopo centimetro tornava lentamente ad oscurarsi, facendo ripiombare il buio che da tempo lo accompagnava fisicamente e mentalmente.

Apena la porta fu' chiusa, Samir e la ragazza numero ventotto rimasero soli. Nessuno fiato' e oso' muoversi per svariati minuti, finche' ad un certo punto quel silenzio venne' interrotto dalla ragazza e dal leggero sfrusciare dei suoi vestiti; si stava spogliando.

- Non ti spogliare!- abbaio' con rabbia Samir

- Non mi interessa ne vedere come sei fatta, ne toccare le tue forme. Solo il pensiero che devo avere un rapporto con te mi fa venire la nausea. Quindi se proprio vuoi renderti utile, appoggia una mano al muro e procedi sei passi a destra, li' troverai un giaciglio; sdraiati li' e aspetta- continuo' Samir con la voce che trasudava sdegno e rabbia


La ragazza ubbidi' senza rivolgere parola al ragazzo. Spinse la mano contro il muro e con lentezza, dovuta al buio, conto' i passi. uno, due, tre, quattro, cinque e sei..puf..il suo piede urto' qualcosa. Senza mai staccare la mano dal muro si mise a carponi e si sdraio' sopra quelli che dovevano essere dei sacchi pieni di fieno.

La ragazza rimase sdraiata per diverso tempo, in attesa che Samir le si avvicinasse, ma di lui ancora nessuna traccia.

Percepiva senza difficolta' il respiro calmo e distaccato di lui, provenire dall'altro lato della stanza, stava quasi per parlare, quando di colpo il respiro di lui spari' del tutto.

In un attimo Samir le fu addosso e non fu per nulla delicato; le sua mani esperte alzarono velocemente la gonna del vestito senza troppe carinerie, nessuna carezza, nessun bacio preliminare, nessun riguardo nei suoi confronti, lei era un numero da fecondare, lui il purosangue con il seme piu' forte della loro razza.

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