Capitolo 1

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Caro diario,

Stanotte non sono riuscita ad addormentarmi, ho fissato il tetto della mia stanza per tutto il tempo. La cosa strana è che non mi sento per niente stanca, il pensiero di finire di leggere in biblioteca "orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen obbligava il mio cervello a stare attivo e sveglio. E' metà Luglio, appena apro Facebook dal  mio pc vedo tutte le foto dei miei compagni al mare o in montagna, invece io sono qui, da sola. Ieri, per l'ennesima volta, zia Elèna ha provato a convincermi ad andare in campeggio questo fine settimana, ma io ho rifiutato anche questa volta. Zia Elèna è come me, non ama andare in vacanza, anche perchè il suo lavoro da giornalista la impegna moltissimo. Si è messa in testa di andare in campeggio per me, ma a me non va per niente.


Chiusi il diario, mi alzai dal letto e mi vestii rapidamente, come ogni mattina sarei stata la prima ad entrare in biblioteca. Indossai i miei pantaloncini bianchi preferiti e una magliettina rosa molto larga smanicata. Raccolsi i miei capelli indomabili in una coda e indossai i miei sandali color carne. In meno di cinque minuti ero pronta. 

Scesi in cucina, zia Elèna scriveva sul suo portatile il suo nuovo articolo. Guardai com'era vestita, indossava una delle sue tipiche tute leggere allontana-uomini.

<< Zia Elèna, non troverai mai un uomo con quella tuta addosso, Hai trent'anni, è il momento di trovarti un uomo, non vorrai rimanere zitella a vita! >> dissi prendendo il barattolo di Nutella dalla credenza.

<< Buongiorno anche a te Lizzie, è arrivato anche per te il momento di trovarti un fidanzato, ti stai chiudendo troppo in quella biblioteca. Scommetto che ci vai anche oggi, vero? >>

<< Si, tu oggi stai fuori tutto il giorno per l'articolo che uscirà domani, io che faccio sola a casa? Lì ho i miei amici, quelli che non mi abbandoneranno mai: i libri. >>

Mi sedetti di fronte a lei, volevo nascondermi dietro al pc, magari avrei potuto evitare i suoi soliti discorsi, ma quella mattina non riuscii a scamparla. Chiuse il computer e mi osservò mangiare il toast che mi ero preparata. 

<< Non è normale il tuo comportamento. >> disse preoccupata <<Dimmi la verità, sei triste per qualcosa? I tuoi genitori centrano con questa storia? E' per me? So che il lavoro mi tiene impegnata per tutto il tempo, ma potrei fare in modo di lavorare di più a casa.>>

<< Non è colpa tua, nemmeno dei miei genitori e non sono nemmeno triste! A me piace stare in biblioteca, lì posso essere me stessa. Tu non centri niente. >>

Non l'avevo mai vista in quel modo, era afflitta. 

<< Liz, io non so se sto sbagliando in qualcosa. Quando il giudice mi ha affidato te io avevo a mala pena vent'anni. Sono diventata una specie di madre all'improvviso, non sapevo come comportarmi. Mi rendo conto che non sarò mai tua madre, ma devi sapere che io ti voglio bene come una figlia e non ti farò mancare niente finchè sarò in vita. A me dispiace se sto sbagliando in qualcosa, ti chiedo scusa. >>

Era scoppiata in lacrime. Non era stato facile per lei superare il dolore della perdita della sua sorellona, e non era stato facile assumersi la responsabilità di crescere una bambina di soli cinque anni. Io, al suo posto, sarei impazzita. Mi alzai, mi sedetti sulle sue gambe come facevo da piccola appena tornava a casa dal lavoro, la abbracciai molto forte e le dissi: << Tu non sbagli in niente, ti comporti in modo stupendo con me. Io non ricordo quasi niente dei miei genitori, in tutti i miei ricordi d'infanzia ci sei tu. Sei una mamma perfetta. >>

Pensavo davvero quello che dicevo, non lo dicevo per consolarla. Dei miei genitori avevo solamente una fotografia che conservavo gelosamente dentro la fodera del mio cuscino. Ogni sera, prima di addormentarmi la guardavo e cercavo di ricordare anche solo il suono della loro voce, ma non ricordavo niente, ero troppo piccola per ricordare. 

Salutai con un bacio mia zia Elèna e uscii di casa. Per quel mattino non sarei arrivata per prima in biblioteca, sicuramente la signora Butterfly, la vecchia rugosa bibliotecaria, mi avrebbe lanciato una delle sue solite battutine. Non so perchè, ma sentii che quella mattina qualcosa sarebbe cambiato.

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