Capitolo 13

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Quella mattina sembrò non passare mai. Ero stata tutto il tempo in cucina con zia Elèna e avevo ripensato a tutto. Il primo bacio, le stelle, la luna. Era stato tutto così magico e così bello, era tutto irrealistico. Se ero in un sogno non volevo svegliarmi. 

Il mio cervello continuava a dire che non era reale, che le sue labbra non erano reali, che i suoi occhi non erano reali, che lui non era reale. Il mio cuore era convinto che lui fosse reale. Per tutta la mia vita il mio cervello e il mio cuore mi avevano bisbigliato all'orecchio cose sempre differenti tra loro. Molto spesso avevo dato retta al cervello, perchè credevo che quello che diceva era la cosa più logica e più sensata, ma in quel caso decisi di ascoltare il mio cuore, perchè quella volta era il cuore ad essere sensato, o era solo una casualità che lo fosse. 

Zia Elèna mi aveva osservata per tutto il tempo, si chiedeva il perchè ogni tanto io arrossivo senza un apparente motivo. Prima di pranzo mi chiese di non pensare più a lui e di non arrossire più, la mia faccia era diventata più rossa dei miei capelli, cosa quasi impossibile visto che io in testa non avevo capelli ma un incendio sempre in corso. A forza di pensare a Liam ero diventata una chiazza completamente rossa. Riusciva a farmi arrossire anche quando non era presente. Era quello che era successo ai miei genitori, seguendo i racconti di zia Elèna. A diciassette anni mia madre incontrò un bravo giocatore di baseball e se ne innamorò pazzamente nel giro di tre giorni, poi, dopo tre anni, mia madre andò all'altare con il pancione e dopo due mesi ebbe me. La storia si ripete. Per un secondo credetti che Liam sarebbe stato l'amore della mia vita, e dopo quel secondo, non smisi più di crederlo.

Dopo pranzo salii in camera mia e indossai i pantaloncini di jeanz e la mia magliettina bianca con la scollatura a barchetta, era una delle mie preferite. Lasciai sciolti i capelli e indossai i miei sandali color carne di sempre. Ero emozionata. Avevo voglia di vederlo nonostante lo avessi visto la sera prima. Aspettavo con ansia le quattro del pomeriggio, era a quell'ora che la biblioteca apriva. Guardai l'orologio, erano ancora le tre. Era come se il tempo si era fermato. Mi sentivo morire.

Ad un tratto qualcuno bussò alla porta della mia stanza. << Strano >> pensai << Nessuno ha citofonato e di solito zia Elèna non bussava prima di entrare. >>

Mi alzai e aprii la porta. Non c'era nessuno, c'era solamente un mazzo di rose per terra con un bigliettino. Senza capirci niente presi le rose e lessi il bigliettino, affacciati alla finestra c'era scritto. Doveva essere per forza opera di Liam. 

Con ancora il mazzo di rose tra le mani, mi avvicinai alla finestra e lo vidi. Mi fece un timido cenno con la mano, io arrossii e lui scoppiò a ridere. Come sempre. Me lo faceva apposta, sapeva che comportandosi in quel modo mi faceva arrossire e la cosa lo divertiva.

Presi subito la mia solita borsetta color carne a tracolla e mi catapultai fuori. Appena arrivata in cucina dessi il mazzo di rose a zia Elèna e uscii frettolosamente da casa. Corsi verso di lui e mi buttai tra le sue braccia. Liam non era preparato a sorreggermi e caddimo a terra. Appena ci trovammo per terra scoppiammo a ridere.

<< Grazie per le rose. >> dissi alzandomi da terra.

<< Sapevo che sarei riuscito a farti arrossire. >>

<< Ma perchè vuoi farmi sempre arrossire? Per me non è molto divertente, mi sento ogni volta una bambina. >>

<< Perchè sei bellissima quando arrossisci, più di quanto non lo sei di solito. >>

Mi sforzai di non farlo, ma era inevitabile. Arrossii. 

<< Okay, smettila di farlo! >> dissi cercando di far tornare le mie guancee ad un colore più simile a quello di tutti i comuni mortali.

AcchiappasogniWhere stories live. Discover now