CAPITOLO 23

45 3 0
                                    

Valeria's pov

È la seconda volta nell'arco di una settimana che mi sveglio con il braccio di Simone intorno alla mia vita. Questa cosa un po' mi destabilizza. Oggi è il giorno della verità. Il momento della post sbornia, il momento in cui potrebbe benissimo dirmi che tutto ciò che ha detto, tutto ciò che ha fatto, sono state solo conseguenze dell'aver bevuto troppo.

Sposto lentamente il suo braccio per poi sgattaiolare fuori dalle coperte e dal letto. I miei piedi nudi entrano a contatto con il pavimento freddo il che mi fa venire la pelle d'oca lungo tutto il corpo.

Sono le undici passate e nonna Angela sembra non essere in casa. Probabilmente sarà andata a dare gli auguri di buon anno a vari parenti. Vado dritta al cassetto delle medicine e prendo un aspirina, sono certa che Simone ne avrà bisogno non appena si sveglierà ma so anche che dovrà mangiare prima. Mi metto ai fornelli e preparo dei pancake. A chi non piacciono?

Mentre preparo la colazione, metto un po' di musica e canticchio Girasoli di Emanuele Aloia mentre vado a creare l'ennesimo cerchio perfetto sulla padella antiaderente.

- Nei tuoi occhi ho visto i girasoli di Van Gogh e ti ho sentita più vicina per un attimo. Ho dato tutto ciò che avevo fino a perderlo il nostro amore come arte in ogni secolo e le tue labbra come fiori di Monet. Il tuo profumo è il mistero di Stonehenge - canto muovendo la testa a ritmo e girando la pastella.

Mentre mi volto per adagiare l'ennesimo pancake sul piatto, mi trovo Simone davanti. Getto un urlo dallo spavento ed il pancake gli finisce in testa.

Nel momento in cui scoppia a ridere, riprendo fiato. Sono felice che non abbia cominciato ad urlare e sbraitare.

Mi soffermo più del dovuto a guardarlo. È a torso nudo, dunque le sue spalle larghe sono libere da qualsiasi indumento. Ha addosso solamente i pantaloni di ieri.

- Sei una cantante mancata, vedo. - Sghignazza mentre si avvicina.

Indietreggio finché il mio fondoschiena non aderisce al marmo freddo del piano della cucina. Deglutisco mentre Simone si lecca le labbra e poggia le braccia ai lati del mio corpo, bloccandomi.

È così vicino che le mie mani fremono dalla voglia di toccarlo ma ho paura che lui possa dire qualcosa riguardo a ieri sera. Qualcosa che mi farebbe male e mi costringerebbe a rovinare il nostro rapporto.

Rimango immobile e in silenzio, mentre i suoi occhi azzurri mi scavano fin dentro l'anima.

- Heidi, sei in imbarazzo? - Domanda a bassa voce per non so quale motivo.

Annuisco e cerco di distogliere lo sguardo ma Simone prende il mio mento con una mano e in meno di due secondi le nostre labbra si uniscono.

Per un attimo rimango con gli occhi aperti, poi mi rilasso e li chiudo, ricambiando il bacio. Porto le mie mani tra i suoi capelli, mentre schiudo le labbra e permetto l'accesso alla sua lingua.

Simone pensa bene di portarci alla stessa altezza afferrando le mie gambe e portandole intorno alla sua vita. Sento le sue mani sulle mie natiche e non mi dispiace affatto.

- Stavo morendo dalla voglia di baciarti - dice mordicchiando il mio labbro inferiore.

- Ah, davvero? - è tutto ciò che riesco a dire.

Simone annuisce e mi lascia un altro bacio a stampo.

- Buongiorno, piccola Heidi. - dice facendo aderire nuovamente i miei piedi al pavimento.

Sono ancora troppo stordita dai nostri baci per capirci realmente qualcosa. Prendo il cellulare, spengo la musica e ritrovo la parola. 

- Prendi un po' di pancake e poi prendi un'aspirina. Immagino che tu non ti senta in splendida forma, dopo tutto quello che è successo ieri - dico e spero vivamente che il discorso non si concluda qui.

Vorrei che fosse lui a parlare del da farsi. Ci siamo baciati, come la mettiamo adesso?

Ieri era ubriaco fradicio, oggi è sobrio e mi ha baciata ugualmente come se fosse la cosa più normale del mondo. Ed il problema è questo: sembra normale.

Simone prende posto a tavola, dove ci sono già Nutella e marmellata. Gli porgo un piatto e delle posate e lo invito ad iniziare mentre chiudo il gas.

Facciamo colazione in silenzio, mi sento in imbarazzo e mi prenderei a pugni per questo, Simone invece mangia tranquillamente, come se nulla fosse accaduto.

Sospiro e decido che sarò io a chiarire come stanno le cose.

- Sono confusa. - Esordisco, sperando che capisca subito a cosa sto alludendo.

Simone alza gli occhi dal piatto, dove ha messo uno sopra l'altro cinque pancake, e li porta su di me. 

-Anche io - dice, sorprendendomi. - Non credevo riuscissi a cucinare bene - aggiunge poi.

Quando capisce che non sono in vena di scherzare, poggia le posate ai lati del piatto e si porta le mani sotto il mento.

- Senti Vale, sono confuso anch'io. Non credevo di non riuscire a reprimere quello che provo per te, anche se effettivamente non so dare un nome a queste sensazioni. -

Mi trovo nella sua stessa situazione, solo che probabilmente abbiamo paure diverse. Lui, ha paura di rovinare il suo rapporto con Lorenzo, io, ho paura di innamorarmi di lui e che una mattina, Simone Ferrari si svegli e si invaghisca di un'altra ragazza e mi lasci perdere.

- Quindi cosa si fa? Non penserai di certo che mi lascerò baciare così, a caso, ogni volta che ne hai voglia.-

-Non lo pensavo, ma non ti nego che l'ho sperato. - Mi rivolge un sorriso beffardo.

Alzo gli occhi al cielo e mi porto nervosamente i capelli dietro le orecchie.

- Io non voglio ferire Lorenzo. Lui dice di essere ancora interessato a te ed è stato già abbastanza meschino da parte mia baciarti. Non posso fargli questo, non ora che ancora non ha superato la vostra rottura. Mi capisci? - Domanda speranzoso.

Annuisco pensierosa. Resto in silenzio per un po', mastico lentamente per riuscire a temporeggiare.

 - Ti capisco. Effettivamente, se solo si scoprisse questa cosa - ci indico - di qualsiasi cosa si tratti, Lorenzo penserebbe che davvero l'ho lasciato a causa tua, il che, non ti metterebbe in una bella posizione. Ciò non toglie che non voglio essere un giocattolo nelle tue mani. - Cerco di essere il più chiara possibile.

- Non lo sarai. Ti sto solo dicendo che non voglio che si venga a sapere subito. Mi piaci, Valeria. Se mi chiedi il motivo, non te lo so dire, però so per certo che mi piaci. -

- Anche tu mi piaci - ammetto. - Ma so come sei fatto, magari oggi ti piaccio e domani pensi ad un'altra. Magari non ti apro le gambe e tu vai dritto da un'altra. D'altronde se tu e Lorenzo siete tanto amici, un minimo simili dovrete pur esserlo ed io ne ho abbastanza di stare con persone per le quali non sono abbastanza. -

Ora è Simone a sospirare, si passa la mano tra i capelli chiari e scompigliati. 

- Potremmo provare a conoscerci sotto quel punto di vista. Poi, se va bene, parlerò con Lorenzo sperando capisca. Se va male, amici come prima. - Propone.

L'idea non è pessima, ma quel "se va male" mi spaventa parecchio. So già che non riuscirei ad essergli amica "come prima". Mi stupisco ancora per il solo fatto di aver intrapreso una conversazione normale con Lorenzo ieri sera, ma a quanto dice Simone , il mio ex prova ancora affetto nei miei confronti, ciò mi dà la conferma che tra persone tra le quali c'è stato qualcosa, non possa esserci amicizia.

Non accettare.

Non accettare.

NON ACCETTARE.

- Va bene. - Dico invece, evitando tutti gli avvertimenti possibili ed immaginabili da parte del mio cervello.

Intensamente Tu!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora