CAPITOLO 31

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Simone's pov

Alzo maggiormente il volume della musica per non sentire le urla che rimbombano in questa casa così schifosamente grande. Vanno avanti così da ore e sto pensando seriamente di provare a scappare dalla finestra di camera mia, che però si trova al primo piano, pur di non passare attraverso il soggiorno e trovarmi così nel bel mezzo della bufera del loro "amore".

Una volta ero solito intromettermi nelle loro discussioni ma dallo scorso anno, da quando mia madre ha deciso di perdonarlo e farlo tornare nelle nostre vite, ho smesso. Non so sinceramente perché ancora spero che lei apra gli occhi e capisca che lui non cambierà mai, forse perché la reputo abbastanza intelligente da decidere di non passare tutto il resto della sua vita con uno stronzo del genere.

Lo odio così tanto che la mia paura più grande è quella di diventare come lui, in futuro. Sebbene io sia considerato da tutti un donnaiolo, non riuscirei a tradire la donna che amo e considerando che non credo neanche lontanamente nel matrimonio, semmai qualcuna dovesse riuscire a mettermi la fede al dito, mi concederei unicamente a lei e tenterei di non farla mai sentire insicura o come se non fosse abbastanza per me, non le addosserei mai la colpa dei miei sbagli.

Però a Maria Rebecca l'ho tradita, eppure pensavo di amarla, mi ritrovo a pensare.

Pensavo, appunto.

Adesso che mi piace Valeria e che ci sto insieme da più di un mese senza avere la minima voglia di avere a che fare con altre ragazze, nonostante non faccia sesso da più di due mesi e abbia erezioni per qualsiasi cosa lei faccia, so per certo che qualsiasi cosa provassi per Maria Rebecca, non era amore.

Osservo il soffitto bianco e cerco di scacciare i brutti pensieri dalla mente, ma non ci riesco. Il rumore di un vaso che si rompe non me lo permette.

Le urla adesso sono più vicine, segno che probabilmente sono saliti al piano di sopra. Tolgo gli auricolari dalle orecchie per cercare di capire bene dove si trovano e non appena sento la porta della loro camera da letto chiudersi violentemente, raccolgo tutto ciò che mi può essere utile al di fuori di qui e mi precipito verso il portone di casa.

Una volta fuori, l'aria fredda di metà febbraio mi punge prepotentemente il viso. Come ogni volta in cui mi trovo in una situazione del genere, contatto Lorenzo, che però non mi risponde al telefono. Tra i miei amici, è l'unico che conosce veramente la situazione all'interno della mia famiglia, seppur in linea generale. Negli ultimi anni, Lorenzo è stato colui che mi ha impedito di cedere a brutte abitudini ed è colui che mi da un posto dove stare quando ciò che comunemente chiamo "casa" si trasforma in un luogo freddo ed inospitale.

Spesso, per aiutarmi, aveva anche inventato delle scuse per non uscire con Valeria poiché gli avevo fatto promettere di non raccontare a nessuno ciò che sapeva e fino ad oggi, ha sempre mantenuto quella promessa, altro motivo per cui gli sono infinitamente grato.

Chiamo Valeria al cellulare e risponde al secondo squillo.

– Pronto? –Il suono dolce della sua voce, mi aiuta a calmarmi. Prendo un respiro profondo ed entro nella Jeep. Spero solo che mio padre non esca da un momento all'altro.

– Heidi, cosa stai facendo? – Cerco di risultare calmo o quantomeno normale.

– Ho appena finito di fare i compiti, tu? – Domanda e deve star camminando poiché sento l'eco delle sue pantofole a contatto con il parquet.

– Nulla, sono in giro e ti stavo pensando. – Dico una mezza verità mentre mi affretto a fare retromarcia e ad uscire dal giardino di casa mia.

– Ed esattamente cosa stavi pensando? – Chiede incuriosita e non so perché, ma la sto immaginando seduta sulla sedia girevole della sua camera con una matita tra le labbra mentre attende impazientemente una mia risposta.

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