Non così

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Il click delle manette mi rimbomba nella testa, mi sento stonata quasi come quella notte dell'idromele ma non vi è alcool o piacere questa volta. La schiena mi da un dolore lancinante, frutto di quella posizione scomoda nella quale ero bloccata. Mi metto a sedere prima ancora di riuscire ad alzarmi, il pavimento è una nave in mezzo alla tempesta per il torpore delle gambe. Sono tutti fin troppo divertiti da questa situazione, poco importa, non voglio litigare ma solo andare via.

«Possiamo andare?» chiedo una volta in piedi, facendo segno verso i bambini con le mani ancora legate tra di loro.

«Tu e quello lì» fa cenno verso Niko «sì, i due mocciosi restano con noi altrimenti chi me lo dice che ritornerete con quello che mi serve».

Merda, era scontato e dovevo aspettarmelo. Un tizio sbarbato e mingherlino mi poggia una mano dietro la schiena per esortarmi ad accomodarmi fuori, quel contatto mi fa rabbrividire e mi riporta alla mente l'uomo del bus. In questo momento nulla potrebbe fermarmi dal far fare anche a lui la stessa fine. Invece no, altrimenti decreterei in un solo secondo la morte per tutti noi.
Vado avanti perché non mi rimane altro da fare.

«Avete due giorni, non uno di più o potremmo fare a meno dei nostri piccoli ospiti» decreta, allungandomi un foglio ripiegato.

| Fabbrica 36, quattordicesimo piano stanza 2, xxxypn0zt46vmb |

«Scarica tutto e portamelo, niente domande niente risposte, ci siamo intesi» è deciso nelle sue parole e un certo sesto senso mi dice che è addirittura meglio non sapere di cosa si tratta.

«Sì» rispondo semplicemente.

«Bene, andate» aggiunge infine, per farci dileguare.

«Torno presto, ve lo giuro» dico guardando Kyle e Mad mentre con il cuore che sta per andarmi in mille pezzi mi giro verso quella destinazione folle.

Non so come uscire da lì ma Niko mi segue senza neanche essere stato invitato e lascio a lui il compito di condurci fuori. Dopo quello che ho scoperto non so se posso più fidarmi di lui. Certo, mi ha portata fin qui senza esitare e ha volto deturpato e dolorante per questo. Ma a quale scopo? Ha davvero il cuore così nobile per una quasi sconosciuta di una notte e via o c'è qualcosa dietro? Il problema è che lo scoprirò solo tentando la sorte.

Uscire sembra decisamente più difficile che entrate e probabilmente è tutto calcolato per non lasciare che qualcuno possa scappare tanto facilmente.

«Come fai a saperti muovere così facilmente qui sotto?» chiedo, presa dai mille dubbi.

«Per un periodo ho fatto affari con loro, poi ho deciso che potevo anche farne a meno» annuncia con tutta sincerità.

«Che tipo di affari?»

«È un'altra di quelle cose che non vuoi sapere»

«Non decidi tu cosa voglia sapere o meno», quando fa così vorrei prenderlo a ceffoni.

«Allora diciamo che preferisco non dirtelo»

Respiro, tanto, troppo, pur di mantenere la calma.

Quando arriviamo fuori mi accorgo che il sole è già alto in cielo e probabilmente stiamo già a mattinata inoltrata. Per arrivare alle fabbriche sprecheremo almeno mezza giornata e una notte di sosta, il che vuol dire che il primo tentativo deve essere quello buono altrimenti non ci sarà più tempo per una seconda occasione.

«Perché mi segui?» chiedo di nuovo, bisognosa di risposte.

«Ho la sensazione che tu abbia bisogno del mio aiuto» risponde lui.

«Non sono una damigella in pericolo» controbatto, stizzita da quella risposta.

«Non dubito delle tue capacità» sospira «sono però sicuro che ti ci voglia molto poco per cacciarti nei casini e io conosco queste strade molto bene»

Ci rifletto un attimo, le sue parole sono sensate ma non riesco comunque a capire il perché di tutto questo.

«Non mi hai detto ancora perché. Perché mi aiuti? Non mi devi nulla e mi conosci a malapena»

«Mi va di farlo e poi non ho altri impegni al momento quindi perché no»

«Se la tua idea di passatempo è quella di tuffarti in avventure suicide temo che non sarò io a cacciarmi nei guai»

«Cosa c'è di male a movimentare un po' le giornate» non è una vera domanda, ma la prendo quasi come tale.

«Io vorrei solo un attimo di pace» gli rispondo, sfinita.

«Non ne hai?»

«Non più ultimamente»

Mi ritornano alla mente gli avvenimenti dell'ultima settimana. Sono successe così tante cose in così poco tempo. L'esperimento, la fosse, Wynona, l'inizio della fuga e il rapimento dei bambini...il solo pensiero mi dà il mal di testa.

«Da quella ragazza vero?», sembra intuire i demoni che mi tormentano i giorni e le notti.

«Diciamo, quello e non solo»

«Perché era fuori?» chiede, per la prima volta con vera curiosità.

«È stata colpa mia», lo dico ad alta voce per la prima volta e ne sento di botto il peso come un macigno che mi si pianta sul petto.

«uhm...» sospira, non convinto.

Lo precedo, perché so già cosa sta per dire: «dovevo aiutarla a rientrare ma non l'ho fatto».

La verità è diversa, lo so bene. Eppure, non posso dirgli niente, non ancora. Nonostante tutto non posso fidarmi fino in fondo. Dirgli dell'esperimento e di quello che sono in grado di fare vorrebbe mettermi completamente a nudo davanti a lui, e se con il corpo è stato facile con l'anima è molto più difficile. Soprattutto ora che i conti sulla sua identità non mi tornano più. Le sue risposte sono talmente valide che potrei dargli facilmente tutta la mia fiducia ma un certo sesto senso mi fa puzzare questa situazione.

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