Capitolo 20

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Damen

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.

«Voglio i miei cazzo di soldi!» ripeto ad un centimetro dal naso di Taylor, farnetica parole sconnesse e annaspa. Pianto il palmo sul retro della nuca e batto ripetutamente sul tubo in ferro, il liquido scarlatto cola sulla tempia e macchia le falangi colme di tatuaggi. Lamenta di essere scagionato, ma non è lui a stabilire la sorte. Presso con forza sull'intero viso e incombo sulla figura come una bestia pronta a sbranare la preda. Scatto sul mio migliore amico a due passi da me, insiste su uno di loro e persiste nel sganciare pugni al malcapitato. Ho considerato l'idea di allontanarmi da casa in solitudine, ma Jeremy mi ha battuto sul tempo, si è agganciato la cintura e ha esclamato una serie di blasfemi riferiti al sottoscritto. Non vorrei procurargli ferite non necessarie. Attacco sulla giugulare e impugno il collo con una forza inumana.
«Se mi uccidi non avrai nulla da recuperare» singhiozza.
«Ma sai una cosa? Non è una faccenda che riguarda il denaro...» l'incarnato è rossastro, tossisce e tenta di esonerarsi. Sono in vantaggio, la stazza sovrasta e non potrebbe allontanarsi se volesse farlo. Paragonato è davvero piccolo, una formica a confronto. Respiro affannoso, lo sollevo in modo da essere tête-à-tête. Vorrei battere violentemente la fronte sul naso, ma balzo la scena e procedo dritto al fulcro.
«Mi riferisco a Raisa, la mia Raisa» allento la presa nell'udire il suo nome.
«Rinuncia a lei e io ti conferirò fino all'ultimo dollaro, in caso contrario...» rettifica il colletto della camicia e si ricompone come uno stupido agente immobiliare. Scorgo Jeremy a cavalcioni su un ragazzo robusto e ben piazzato, interrompe un gancio a mezz'aria nel momento in cui s'accorge che l'affare non procede nel migliore dei modi. Questo bastardo crede davvero di monitorare la questione a suo favore?
Una risata malvagia fuoriesce dalla giugulare, sono divertito dallo scambio di potere.
«In caso contrario?» incito a terminare l'espressione.
«Non sarai ripagato» tentenna. Situo i palmi all'altezza degli addominali e m'accascio, ripongo il peso sui polpacci e vibro per l'ironia del momento.
«Oh David! Quanto sei stupido!» accosto il corpo al suo, punto l'indice sullo stomaco e sulla tempia. Ridivento severo, indietreggia fino a raggiungere i divanetti rossi e casca su uno di essi come una pera cotta. Nascondo un sorriso derisorio per non sciupare l'occasione di risultare diabolico, se Madelyn fosse qui si sarebbe scomposta per lo spasso gratuito, un cabaret in piena regola con attori altrettanto talentuosi. Tenta di sollevarsi, ma lo ricolloco con una vigorosa spinta.
«Moccioso e ingenuo di un Taylor» curvo le sopracciglia.
«Come reagirebbe tuo padre se sapesse che sei indebitato fino al collo per il gioco d'azzardo?» domando retorico, l'intonazione aspra e tagliente.
«Ho trovato! Forse potrei inviargli una foto del casinò!» fingo di essere stato illuminato da un'idea brillante, la sicurezza si sfalda come un blocco di cemento.
«Non farlo!» grida in preda al panico.
«Non farlo! È malato, non posso deluderlo!» perde l'autorità acquisita e a un tratto lo considero per ciò che è: un ragazzino. Saetta attraverso l'iride una luce simile a quella che posseggo e conosco il costo di certe decisioni. E no, non parlo del gioco. Ma del rischio di essere visti per quello che si è davvero, al di là della parte anteriore o l'involucro. Per tutta la vita ho temuto di essere buttato fuori e classificato come un errore del sistema, ho ringraziato e onorato per esser stato assecondato ai capricci insensati e alle crudeltà dettate dalla rabbia. Arriva il giorno in cui i genitori non hanno più potere decisionale e, a quel punto, devono essere collocati in campo i valori trasmessi. Dimostrare di essere migliore, degno dei loro insegnamenti. Dare prova a suo padre di essere un fallimento potrebbe arrecare sofferenza e dolore, l'uomo si colpevolizzerebbe di non esser stato un buon insegnante e la vergogna è tremenda. La rassegnazione è solo un tassello in una partita a due. È spiacevole come un genitore sacrifica se stesso per un figlio e non è reciproco. Drew ha agito contro il volere della dinastia per avere me, ha raccattato un bambino di cui non era a conoscenza e mi ha amato. Mi ama in silenzio, mai una sola parola su quanto sia orgoglioso di me. Sono consapevole però, di essere il suo bambino, generato da un pezzetto di lui. È dentro di me e lo sarà nelle sfumature delle mie azioni future.
«Ti supplico Anderson, farò ciò che verrà chiesto» combacia le spanne e implora.
«Raisa» dico.
«Voglio lei» perché mi occorre, ribadisce la coscienza.
Nega assiduamente con una serie di cenni, conduce le dita nella chioma e contrae le ciocche scure. Risucchia il labbro superiore e scatta in piedi, acquisisce la capacità di controbattere. È sul punto di erompere, vorrebbe replicare a tono ma arresto il tentativo. Volta il dorso e sprona gli amici ad andare via, flette verso di me con presunzione. Non colgo l'azione, qualcosa sfugge al controllo e ignoro la ragione di tale comportamento. Stampa un ghigno sull'orlo delle labbra nel modo in cui lo compierebbe un sociopatico. È destabilizzante, il cambiamento d'umore stimola parecchi sospetti persino a uno come me che, di squilibrati, li ho percepiti sin dal primo istante sul pianeta terra. Non assumono le responsabilità delle azioni svolte, potrebbero scatenare una guerra e non esserne minimamente coinvolti.
«Lasciala e il tuo debito sarà saldato» suggerisco. Solleva le spalle privo di tatto, come se non avesse provato ad intimidirmi fino a pochi minuti fa.
«È tutta tua, quelle come lei sono difettose. Non è adatta ad una scopata ma...» sospende la frase, medita su cosa esprimere per verificare il valore che ella possiede.
Non è affatto quantificabile e per necessità, molte volte, si smarrisce la retta via.
«Finge davvero bene, non farti ingannare dal faccino d'angelo sicuramente a letto è una tigre!» allude al sesso e, probabilmente, dovrei mostrarmi disinteressato, eppure stringo forte i pugni lungo i fianchi. Credo alle supposizioni, visualizzo la sagoma sottile di Raisa distesa fra le lenzuola di David. Me ne infischio! Non importa a nessuno, la ragazzina può inoltrarsi nel letto di chiunque e, per giunta, non è affar mio. Ma la bocca desiste ai comandi del cervello ed emette fiato ancor prima che possa recepire la voce, serro la mascella così intensamente da intuire lo schiocco dei denti.
«Lo scoprirò presto» ammicco, strizzo la palpebra in un occhiolino poco amichevole. Al di fuori del piano nulla è concesso, considero con rispetto il pensiero che da anni, la dinastia Anderson, regge per salvaguardare la propria dignità evitando scandali. Pensare a lei come una possibile conquista è fuori discussione, la prima regola è: mai amalgamare gli affari con i sentimenti. Il rischio è quello di portare e rilasciare informazioni dettagliate, considerata l'importanza che abbiamo a South non possiamo permettere che ciò accada. Arnold nutriva dei sentimenti reali nei riguardi di una signorina incrociata ad un meeting a Vladivostok, si chiamava Alina e rammento fosse una delle donne più affascinanti ammesse nella Villa. Nonno Gerard ne era ammaliato, la chioma bionda decantava le lodi del freddo pungente della Russia. Peccato però, fosse legata alla mafia e alla prostituzione illecita, faccenda con cui Andrew e Dominic non hanno mai avuto a che fare. È fuori misura anche per loro, sono stati esonerati da questo. Confermo la fine della relazione con preghiere, rose e fiori d'arancio. Sì, sulla tomba di quest'ultima. Fu uccisa da uno dei suoi patrigni e spedita, dall'ultimo della dinastia, sotto forma di pacco. Fu un'atrocità in piena regola, un amore distrutto e un funerale da celebrare in gran segreto.
«Usciamo prima che arrivino le guardie!» Jeremy ghermisce il giubbotto velocemente e tenta di trainare l'ammasso di muscoli in mezzo alla folla che scalpita. David Taylor è fuggito, svanito come un pidocchio. Non posso farmi beccare qui, gli anni nel sedicesimo distretto non saranno niente in confronto alla reclusione. Tiro su la bandana e punto al corridoio dalla parte opposta, uno squarcio di luce penetra dal battente schiuso. Incline ad uscire senza aver lasciato traccia, sollevo il copricapo sulla nuca del mio migliore amico e mostro il dito medio alle telecamere di videosorveglianza. Mormorii di sottofondo incorniciano il momento, sono pertinenti al seccatore che ha danneggiato la festa, fiatano nei riguardi dell'assassino di Simon Dowell e rassegno me stesso a questa visione distorta. Conferiscono, parlottano e non s'accorgono che sono lì fra loro, prestano fede alle fesserie narrate.
«Cosa è successo lì dentro? Dove sono i soldi?» oscilla, nel frattempo spingo per visualizzare il parcheggio centrale. Gesticolo con l'indice, sguardo basso e capellino da baseball a rivestire i ricci scuri, «Da questa parte, recuperiamo l'auto e andiamo a casa» tralascio i bisbigli e le occhiate ambigue. Sfilo di fianco ad un gruppo di ragazze, una di loro permane in piedi mentre le altre sono accovacciate sul ciglio. Il vestitino giallo fluttua incustodito dal vento, il ventre è gonfio come una mongolfiera, i capelli scuri incorniciano il viso spigoloso e truccato. Il pendente dondola sul pancione, il tintinnio commemora lo stesso del ciondolo al polso. Quella adirata pronuncia frasi sconnesse e assale i mattoni rossi con un montante dall'alto, degno di un incontro di pugilato. Nel protrarre il corpo indietro svela la rivelazione, cesso l'ascesa al parking e resto fisso su di lei. Raggomitolata su se stessa, i fili dorati sfiorano l'asfalto infangato e vorrei sollevarli per evitare che si appiccichino all'incarnato diafano. Il filtro della sigaretta è presso fra le labbra, fuma nervosamente, la coscia destra traballa e mostra uno strato sottile di pelle al di sotto della stoffa inesistente. È persa nel vuoto, salda su un punto morto ai suoi piedi.
«Raisa» spalanca le palpebre, scossa nell'udire il tono sorpreso.
«Raggio di sole» richiamo, la rabbia negli occhi è eclissata. Lancia la cicca sul cemento e si perde, crolla su di me. Mi abbraccia con impeto e nella maniera più autentica che esista, si innalza sulla punte per giungere davanti al sottoscritto. Circonda con le braccia il petto, nasconde la testa fra le clavicole. E non profuma di terriccio umido e di sudore, ma di frutti rossi. Come quelle stupide caramelle che ho ricevuto da Zio Dominic in cambio di una regolata al furgone del ranch, le ho barattate con un pomeriggio sporco e lercio. Agguanto il retro del collo con premura, inalo un po' del buon odore e dimentico l'intruglio che ha addosso. Probabilmente milioni di germi persisteranno nel voler restare sul giubbotto in pelle che indosso, reprimo un conato di vomito e mi impegno nell'ascoltare ciò che riferisce.
«Stai bene?» arriccia il nasino in una smorfia di dolore.
Fingi Damen, fingere è la soluzione ai problemi. Non mi lascio ingannare dall'argano che pompa a ritmi irrefrenabili e annuisco. Curva le labbra colorate di rosso, che prima non ho notato, e mostra le infossature ai lati delle guance. Bellissima, semplicemente raggiante. Ed è un dato di fatto, tutti gli uomini presenti e dotati di genitali maschili sono attratti da lei.
«Romeo saluta la tua Giulietta e in fretta, sta arrivando la polizia!» le sirene inondano la zona. Sfilaccio la stoffa rossa e la intreccio al polso piccolo, bramo delicatamente la pelle in netto contrasto con la mia.
«Ti sta bene...» sussurro, mozzando un ghigno.
«Resterei ma devo proprio andare» indietreggio volontariamente.
«Ci vediamo in giro Raggio di Sole!» innalzo i pollici e sghignazzo, oriento un bacio volante e procedo velocemente lontano dalla calca e dal commissariato. Lampeggianti blu e rosse zampillano sulle case, picchiano sulle vetrate e sulle auto in sosta.
«Cazzo! Cazzo! Cazzo!» Jeremy non pronuncia altro e sono grato di essere qui con lui. Il contesto è simile a quella notte, la stessa di cinque anni fa.

«I Maroon 5 sono il miglior gruppo in circolazione» rimuove la chioma dalle scapole e la lascia cadere morbida sulla schiena, il profumo di gelsomino inonda l'abitacolo. Accosto sul margine destro della strada con calma e pacatezza, vorrei che il tempo si fermasse proprio in questo preciso istante.
«Hai mai ascoltato i 5 Seconds of Summer, hanno vinto i Grammy Award nel 2020!» grida Madelyn con la stessa enfasi di una bimba piccola.
«I Coldplay spaccano di brutto!» Jeremy scaglia un pugnetto sul cruscotto immacolato. Pearl acconsente frettolosamente con un cenno del capo e saluta entrambi con un bacio sulla guancia, attende che spalanchi la portiera come un vero gentiluomo. E lo faccio, un po' perché lo sono. Scorgo oltre la finestra l'espressione furibonda di suo padre accostata a quella della madre. Fra noi non cola buon sangue, lui è un rinomato avvocato ed io sono un Anderson. Il cognome precede, come in ogni occasione, le presentazioni formali. Sollevo gli angoli della bocca in un sorriso sornione, porge il palmo piccolo e l'afferro con estremo piacere. Lo stomaco si contrae in una morsa letale, rabbrividisco al contatto.
«Ti ringrazio per la magnifica serata, la tua famiglia è uno spasso» tenta di proferire, ma freno qualsiasi parola inadatta al contesto con un bacio. Uno di quelli sentiti fin dentro le ossa, uno di quelli che ti perfora la mente e il cuore. Non asporto, ma amore. Lento e pacifico, nessun velo di malizia da entrambi.
«Pearl Marie Logan! Entra subito in casa!» è l'uomo a troncare la connessione, la strattona con forza e nemmeno lontanamente stimo di maneggiare una donna in questo modo. La ragazza cede sui cocci e scoppia in un lamentoso piagnisteo. Madelyn ascende dall'auto per soccorrere l'amica, ciò nonostante non sopraggiunge a destinazione. Harold Logan, avvocato difensore di Southdell, placca con le braccia la sagoma minuta di una ragazzina di diciassette anni con tanto di spinte e inviti ad andar via. La vista s'offusca e per un istante il cervello insabbia le buoni ragioni, le raccomandazione e le prediche di Zio Dominic. Assalgo il vecchio con un gancio diretto al naso, il crack e la prova della rottura. Ruzzola sul giaciglio e in un battito di palpebra sono su di lui, le ginocchia ai lati del viso e il sedere sulla gabbia toracica. È sotto di me, bloccato dai pugni feroci e barbari. Non ha scampo adesso.
«Ciò che è legato ad altri non si tocca, non te l'hanno insegnato all'università? Non c'è scritto su quei fogli di merda che vi ostinate ad incorniciare? Rispondi! Ti ho chiesto di rispondere stronzo!» pronuncio sprezzante, annaspa e sputacchia del sangue sull'asfalto come un lurido verme. Non smetto di colpire, l'adrenalina giunge alle stelle. Assordanti sirene giungono alle nostre orecchie, il riflesso è ovunque.
«Damen andiamo via, ti prego» strattonano il giubbotto su cui Pearl ha adagiato le labbra prima di rientrare, nel punto in cui il calore ha assediato il mio petto.
«Non saranno loro a salvarti. Sei morto Harold, non ti lascerò vivere a lungo» isso in piedi, assalgo le costole con una serie di calci e non reagisce. Duole le profonde fitte in mormorii sconnessi e deplorevoli. È in pieno stato di incoscienza, occhi lividi e labbra tumefatte.
«Mani in alto Anderson, sei in arresto!» la vettura della polizia slitta su una pozzanghera di fango, puntano la pistola a sfavore del sottoscritto. Sono sicuro che non ne hanno mai usata una, le spalle sono flosce e le dita scostate dal grilletto. Zio Joe riderebbe di loro e li userebbe come marionette per il prossimo spettacolo.
Ghigno come un pazzo, irruenti tirano giù il corpo. Fermano i polsi all'altezza delle natiche e mi ammanettano come se avessi appena ucciso. Inchiodo le iridi in quelle profonde della mia ragazza, mimo una serie di scuse e di ti amo piuttosto superficiali. Al mio fianco Jeremy, dall'altro lato le lacrime di Madelyn e nessun'altra.

Quella fu l'ultima volta che le bisbigliai promesse vane e illusioni assicurate. 

#spazioautrice
Ciao a tutti, come state? Io bene, ho compiuto vent'anni da una settimana e percepisco già i dolori di un ottantenne. Posso amare Damen in tutte le sue sfumature? Quanto è pazzo Dave? Posso confermare che non comprendo le sue azioni, nonostante l'abbia scritto io. Shock becouse...okay me ne vado.🏃🏻‍♀️
È stato un piacere, vi amo.
Fatemi sapere con un commento, una stellina oppure entrambi.
Kiss kiss.👄

𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.Where stories live. Discover now