Capitolo 21

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Raisa

Non dovrebbe
esserci una notte prima.

Scrollo le immagini sul cellulare, percorro l'anno più bello e triste della mia vita. Ci sono Lillian e Brianna in spiaggia, Mirea e Nevaeh nel giardino sul retro, i miei genitori il giorno delle loro nozze, Zio Tony e Zia Lyn alle prese con una pizza chilometrica e c'è una ragazzina dai lunghi capelli biondi e un sorriso smagliante. Mi riconosco, la prima festa a cui ho preso parte da sola. Ricordo la gioia immane di compiere le azioni delle mie coetanee, il luccichio nelle iridi e l'espressione caratterizzata da un bagliore diverso da quello avuto fino al mese precedente. Tendo le gambe contro le seggiole blu del campo da calcio, sono imbrattate con segni sconci e frasi allusive. Il cemento nel cui sono incassate è scrostato e potrebbe cedere da un momento all'altro. Sollevo lo sguardo verso il manto azzurro, il sole è coperto da nuvoloni grigi e una tempesta si imbatterà presto su Southdell. Non sono l'unica a pensarlo. L'allenatore è a pochi metri di distanza, il completo che indossa ha gli stessi colori della squadra, bofonchia qualcosa e massaggia ripetutamente il retro del collo.
«Muovete quelle gambe!» rimprovera a bordo campo con tono esasperato, rilevo lo sguardo stanco e quello inviperito delle compagne di squadra. Lily scalcia verso l'obbiettivo con esitazione e manca la rete, battendo sull'asta in ferro. Il pubblico lamenta un coro e l'arbitro fischia la fine del primo tempo, saltello sulle gradinate come una bimba al parco giochi. La felpa maschera l'ammasso informe sulla testa e i cargo di Miles le curve floride, sono presenti molti uomini e poche donne. Ascendo pronta a confortare il capitano, Brianna ha ceduto le redini alla sottoscritta per dello shopping sfrenato con sua madre. Kilian è in attesa di venire al mondo e i preparativi per il suo arrivo non sono ancora stati messi a punto.
Sarà il bambino più amato in tutto l'universo.
«State andando alla grande» sollevo i pollici come una statua, le porgo la fascetta per il ciuffo ribelle e la bottiglietta d'acqua oligominerale per idratarsi.
«Ma se stiamo perdendo!» sputacchia il liquido, mentre scuote il capo. Ha le guance arrossate, la bocca schiusa e i polpacci tesi per lo sforzo. È comunque bellissima, le pozze blu inchiodano le mie e vorrebbe leggere fra le righe. Riesce a farlo, sempre. Comprende il flusso dei pensieri e li rende suoi, sghignazzo nervosamente e protraggo i palmi sugli avambracci scoperti. Sei brava, non hai motivo di agitarti. Circonda le anche pronunciate con le braccia, preme la nuca fra le scapole e m'inchioda in un abbraccio carico di dolcezza. Sa di parole non pronunciate, sussurri impercettibili e infiniti grazie. Le sono devota per essere una presenza costante, per avermi accolta quando non ero in grado di badare a me stessa. Come potrei lasciar perdere? Lily è parte di me e della mia famiglia. Ho assistito al suo coming-out e sono stata la prima, dopo sua madre, a cui è stato confessato. Vacillava, la voce al telefono era ansante e rammento di essermi presa una colpo in piena notte. Quella è stata l'unica volta in cui ho percepito dell'ansia nel suo tono sempre serio. Non ho mai pensato di omettere questo lato, nonostante fosse uno dei suoi tarli. Perché avrei dovuto? Non si sceglie chi amare.
Non c'è una ragione, non è presente un senso giusto o sbagliato.
L'amore è amore, in tutte le forme.
«Gonzales, torna subito qui!» l'uomo calvo richiama l'attenzione ed è costretta a scostarsi.
«Vai a spacca il culo a quelle galline!» grido con i palmi a coppa sulla bocca, le rifilo una pacca sulla natica sinistra e un fischio d'approvazione. Increspa le sopracciglia, potrebbe ingannare i presenti. Non me, non Aisa.
«Le parole!» rimprovera, ma ha gli angoli smussati. Un sorriso è sull'orlo delle labbra, pronto per essere mostrato ai presenti. È divertita dal mio atteggiamento poco consono alle tribune, sarebbe approvato nel Lefemy's Avenue. Una zona povera, ricca di omicidi e gang. La motivazione perfetta per girare alla larga dal luogo e da chi ci vive. Dista nove chilometri dal centro di Southdell ed è uno dei tanti gironi dell'Inferno, riservato a chi non ha sogni e non crede nella speranza di un futuro migliore. Il confine della città termina nel momento in cui comincia il Sedicesimo distretto, non ci sono regole e i residenti, a cui importa davvero, sono in balia delle istituzioni. Ingiusto per chi non può permettersi un bagno caldo e delle coperte, un letto in cui dormire e del cibo con cui sfamarsi. Spesso, i miei genitori, perlustrano il territorio e donano dei buoni pasto alle varie famiglie. Un piccolo gesto per compensare ciò che non è effettuato da chi di dovere.

𝑭𝒊𝒐𝒓𝒊 𝑵𝒆𝒍 𝑩𝒖𝒊𝒐.Where stories live. Discover now