XXV

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«non fare così tanto rumore» mi sussurrò.
era notte fonda del primo gennaio, e io e tom decidemmo di iniziare l'anno al meglio.
provai a smettere di ansimare, senza successo.
«so che scopo bene, ma saranno le quattro, trattieniti» disse, continuando ad entrarmi dentro.
lo facemmo a lungo, ma alla fine io ero distrutta.
scoppiò a ridere, guardandomi sfinita.
«cosa ridi? stupido» mi arrabbiai, iniziando a rimettermi il pigiama.
«non vedo l'ora di rifarlo, cristallo» rispose, lasciandomi un bacio leggero, per poi rivestirsi.
«spero nessuno ci abbia sentito» mormorai, sdraiandomi sul letto e posando la mia testa sul suo petto, mentre lui mi coccolava.
«stai tranquilla che a te hanno sentito sicuramente» disse, sghignazzando beffardo.
anche se non lo faceva notare, anche lui era stanco, quindi ci addormentammo dopo una lunghissima, ma piacevole giornata.

ovviamente dormimmo pochissimo, e la sveglia suonò.
«cazzo é spegnila» disse tom, mettendo la testa sotto il cuscino.
la posticipai e tornai a letto.
dopo qualche ora ci svegliammo, anche se eravamo ancora un pochino stanchi.
«ti giuro non ho voglia di fare nulla oggi» sussurrò tom, stiracchiandosi.
anche io mi alzai pian pianino, e andai subito in bagno per sciacquarmi.
infine mi pettinai, vestii e compilai il modulo per la colazione, per poi metterlo fuori dalla porta.

infine mi pettinai, vestii e compilai il modulo per la colazione, per poi metterlo fuori dalla porta

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«non é affatto il tuo stile» mormorò tom, guardandomi.
«lo so, ma avevo voglia di cambiare» dissi, mentre mi truccavo.
«mi vesto abbinato a te, bella»
gli sorrisi e quando finalmente fummo pronti, incontrammo i ragazzi, che erano già pronti per andare in giro.
scendemmo per entrare in metropolitana e io mi sedei un attimo su una panchina.
un tipo della mia età circa si avvicinò a me per parlarmi, e iniziò a chiedermi cose personali o di conoscerci.
tom stava parlando con georg e quindi non l'aveva notato subito.
«sei una figa» disse, facendomi sentire estremamente a disagio.
tom girò lo sguardo e lo vide, quindi venne verso di me e urlò al ragazzo.
«toporagno, allontanati da lei o ti faccio il culo»
«e tu saresti?» disse, provando a prendermi la mano.
io ovviamente mi levai e andai verso tom.
«il suo ragazzo. e lei il mio cristallo. smamma»
lui se ne andò con la coda fra le gambe e tom mi abbracciò.
il resto della giornata andò abbastanza bene. eravamo in giro, e volevamo andare verso il time square, ma non arrivammo mai a destinazione...

new york era stracolma di macchine e passanti, come sempre, noi ci trovavamo davanti ad un semaforo.
stavamo aspettando il verde, ovviamente non sarebbe stato prudente passare con il rosso, con tutto quel baccano.
tom aveva acceso il telefono e stava controllando dei messaggi, ma proprio in quel momento arrivarono dei ragazzini, sui quindici anni.
si misero dietro tom e davanti a noi, offuscandoci la vista su di lui.
e proprio quando una macchina stava passando a tutta velocità, questi bastardi l'hanno spinto con forza.
tom non fece in tempo a realizzare, e noi neanche.
la macchina lo prese letteralmente sotto, e i ragazzi scapparono prima che noi potessimo vederli in faccia.
urlai fortissimo, e il mondo mi cadde addosso. tom stava sanguinando dalla testa e sembrava morto. ero spaventata come non mai e quindi iniziai a piangere. bill era impazzito e provava a passare per la strada, chiamando il suo nome.
georg aveva subito preso il telefono per chiamare l'ambulanza, e maria venne ad abbracciarmi, spaventata quanto me. gustav aiutava bill, che cercava di prendere tom in braccio e metterlo nel marciapiede. i passanti non furono molto comprensivi, alcuni ignoravano, altri guardavano e continuavano per la loro strada. tom ovviamente non si svegliava e georg avvisò che l'ambulanza sarebbe arrivata presto.
io continuavo a piangere e mi abbassai sul corpo disteso di tom.
«tom... ti prego» bisbigliai, con gli occhi socchiusi.
bill mi spostò, anche lui aveva iniziato a piangere per il suo gemello, e provava in qualche modo a muoverlo, per farlo svegliare. ma l'unica cosa che tom faceva era sanguinare da ogni dove.
la macchina che l'aveva preso probabilmente nemmeno se n'era accorta, e quei maledetti ragazzi avevano appena provato ad uccidere qualcuno. ero preoccupata, non vedevo speranze sul suo volto.
l'ambulanza arrivò e lo presero, mentre noi non potevamo andare con lui. bill disse che saremo andati all'ospedale da soli, quindi mentre tom andava via con i medici, noi corremmo verso la stazione più vicina.
come sarebbe finita, ancora non lo sapevamo, ma in quel momento non c'era nulla di buono a cui pensare.
quando finalmente fummo davanti all'ospedale, ci catapultammo dentro, cercando subito un centro informazioni.
era pieno di medici, e chiedemmo ad uno a caso di aiutarci.
«ragazzi. ditemi» ci guardò, sistemandosi gli occhiali.
«mio fratello é appena stato investito! l'ha preso l'ambulanza e voglio sapere come sta» disse bill in preda al panico.
«stia tranquillo. mi segua» continuò lui, mantenendo la più estrema calma.
ci portò verso un'accettazione e ci disse infine di parlare con la signora allo sportello, e poi si congedò.
«buon pomeriggio. come posso aiutarvi?» disse la segretaria, palesemente annoiata.
raccontammo anche a lei l'accaduto e ci rispose di andare al quarto piano, e noi la ascoltammo.
«dov'è mio fratello?» sbraitò bill ad un controllore del piano.
«e io cosa ne dovrei sapere? ti sembra che ho scritto "medico di tuo fratello" in testa?» disse scortese.
«allora mi faccia parlare con una persona più competente, grassone» rispose bill, alquanto infastidito dal suo atteggiamento.
«sarò grasso, ma almeno i miei capelli non sembrano essere stati colpiti da un fulmine» disse, riferendosi ai suoi capelli sparati in aria.
«e lei cosa ne dovrebbe sapere di capelli? é un pelato del cazzo» rispose, e gustav lo avvisò di calmarsi.
per fortuna lo ascoltò e noi andammo a cercare qualcun'altro.
incontrammo una ragazza di giovane età, che sembrava molto gentile.
«almeno lei sa dove sta mio fratello?»
«salve! mi potrebbe dire il nome e cognome?» disse lei, sorridendoci.
«tom. tom kaulitz» mormorò bill, mentre la ragazza cercava tra i fogli.
«suo fratello é in una stanza qua vicino. ma mi dispiace dirvi che al momento non avete la possibilità di vederlo...» rispose comprensiva.
«e quando potremo vederlo?» chiese gustav.
«questo purtroppo non so dirvelo. magari vi potreste accomodare nel frattempo» continuò lei.
«qualcuno ci avviserà quando potremo entrare nella sua stanza?» chiesi io, trattenendo le lacrime.
«mi prenderò io la responsabilità. verrò da voi a chiamarvi. spero di esservi stata utile. spero tutto il bene per questo ragazzo» ci disse, e tutti noi ringraziammo.
ci sedemmo in sala d'attesa e non volò nemmeno una mosca. passò del tempo che non so definire, ma era tanto.

«buonasera di nuovo. un dottore verrà a breve a parlarvi del signor kaulitz. poi potrete incontrarlo» ci disse, regalandoci un ultimo sorriso. era stata veramente molto carina.
«sì buonasera a voi» arrivò un medico. era di fretta e aveva appena chiuso il suo telefonino.
«quindi? come sta tom?» chiese georg, spaventato dalla risposta.
«non é affatto in buone condizioni. ha subito un forte impatto» disse, sospirando.
«si riprenderà?» chiesi io.
«signorina... l'unica cosa che ora possiamo fare é cercare di non farlo... morire.» disse, mettendomi una mano sulla spalla.
scoppiai di nuovo a piangere. mi sedetti di nuovo sulla sedia, ormai al culmine della disperazione.
«quanto é probabile che si risvegli?» chiese gustav.
«quasi impossibile, oserei dire.»
da quella frase anche bill e maria iniziarono a piangere.
«e se si svegliasse, subirà qualche tipo di danno?»
«se si risvegliasse, non ci si deve più preoccupare di nulla»
«in poche parole, tutto dipende dal suo risveglio?» chiese georg, cercando di captare più informazioni possibili.
«esattamente. i danni alla testa sono senza dubbio i più gravi, per il resto sono solo ossa rotte, che dopo qualche mese ritornano come prima. ma la testa é il punto più delicato per ognuno di noi»
«faremo del nostro meglio. l'abbiamo già ingessato, il cuore batte ancora» disse infine, facendoci strada per la sua camera.
entrammo tutti. non avevo mai visto tom in condizioni peggiori. ero afflitta da tutto questo.
«tom. sono qua con te, per favore svegliati. per favore» bisbigliai, mentre altre lacrime scendevano.
gli altri si erano anche avvicinati e georg e gustav cedettero. non avevano ancora pianto, ma quando lo videro in quello stato...
e così rimanemmo lì per qualche minuto, quando poi ci buttarono fuori.
fu il giorno peggiore della mia vita, tutto era rovinato, per colpa di qualche maledetto teppista.

rimanemmo in ospedale tutta la notte, ma nessuna buona notizia arrivò.
il medico continuava a dirci di andare via, che non aveva senso rimanere, che non si sarebbe di sicuro svegliato così presto e quant'altro.
«so che siete preoccupati. ma dovete andare via, a riposare. tom é sotto controllo nostro» ci disse, provando ad essere il più comprensivo possibile.
«il mio gemello sta per morire e io dovrei andarmene a letto?» gridò bill.
«non ha altra scelta. tom sta male al momento, se si sveglierà mai, non succederà oggi.» continuò.
alla fine il dottore, che scoprimmo si chiamasse steve, riuscì a convincerci.
uscimmo affranti, provando a capire cosa il futuro ci aveva riservato, e soprattutto, cosa aveva riservato a tom...

FINE STAGIONE 1

spazio autrice
e nulla😓 mi sono messa a piangere mentre la scrivevo... spero vi piaccia e ci vediamo presto per il primo episodio della seconda stagione ❤️
vi mando un bacio 💋💕

tutto per te - tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora