Capitolo 31

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JULIETTE

Sono ancora rinchiusa in questo incubo imprigionato da quattro pareti.
Sono seduta su una poltroncina messa in un angolo, davanti al corpo addormentato di mia madre.
Non ho mai sentito tanto silenzio in vita mia. Silenzio in un ospedale. Silenzio in una stanza. Silenzio nella mia testa.
Non ho distolto per neanche un secondo, gli occhi da mia madre, probabilmente perché una piccola speranza che ancora arde nel mio cuore, spera di poter svegliarla da questo sonno profondo in cui è sprofondata.
Un infermiera entra nella stanza, senza neanche notarmi. Controlla le condizioni di mia madre, osserva il monitor e ricontrolla la flebo, appuntandosi qualcosa su un quadernino. Si gira leggermente verso la porta e nel farlo, nota la mia presenza, che le causa un piccolo saltino dallo spavento.

"Oh salve, scusi non l'avevo vista...Lei è?"

"Sono sua figlia, Juliette Marzi."

"Oh capisco... Mi dispiace tantissimo per sua madre. È venuta qui in condizioni tremende. Ma fortunatamente siamo riusciti a salvarla." Il silenzio cala, poiché ricordarmi che mia madre era in fin di vita mentre io me la spassavo ad un appuntamento, non mi ha reso la figlia più felice del mondo.

"Ci parli, se se la sente, dicono che quando un corpo è in coma, possa sentire i rumori esterni. Magari sua madre la sentirà, fino ad adesso ha sentito solo rumori di oggetti o parole di farmaci. Le racconti qualcosa di diverso..." mi consiglia l'infermiera, facendomi un occhiolino e proseguendo per la sua strada, lasciandomi di nuovo sola con mia madre.

"...quando un corpo è in coma, possa sentire i rumori esterni. Magari sua madre la sentirà..." questo è ciò mi risuona negli ultimi cinque minuti, da quando l'infermiera mi ha lasciata. "Potrebbe realmente sentirmi? Sentirebbe la mia presenza?" Mi domando tra me e me. Potrei risultare una stupida a sussurrare le mie vicende ad un corpo che non risponde, ma si da il caso, che quel corpo sia di mia madre, è che io sia una figlia che ama sua madre.
Mi alzo, e cammino lentamente verso il lettino. Mi abbasso e le afferro la mano. Non so cosa raccontarle, una storia? Una barzelletta? Una favola? Cosa si racconta in questi casi?

"Fa come se tutto fosse normale..." mi aveva suggerito Mason, prima di essere cacciato. Probabilmente seguirò il suo consiglio, nonostante mi venga molto difficile eseguirlo con serenità.

"Ciao mamma..." solo due parole e sento le lacrime risalire, ma questa volta le trattengo. Mia madre odiava vedermi soffrire.

"C- ciao mamma, mi sei mancata sai? Ho tante cose da raccontarti..." inspiro ed espiro profondamente, eliminando ogni preoccupazione o emozione negativa.

"L' appuntamento con Jacob, non è andato benissimo in realtà, sai? È un ragazzo simpatico ed intelligente, ma non è scattata la scintilla. Penso però che, come mi ha insegnato tu, non getterò la spugna subito. Vorrei dargli un'altra chance, magari è stata solo la serata sbagliata. Ci riproverò, in caso ti farò sapere i dettagli..." sicuramente se mia madre potesse parlare, mi avrebbe chiesto subito come fosse andato l'appuntamento, è sempre stata un po' pettegola ed amava l'amore, in ogni sua sfumatura.

"Sai che la prof di storia mi ha interrogata? Ho preso 8½, sono stata una bomba... Anche se, ti devo confessare, che un mio amico mi ha aiutato, mi ha suggerito qualcosa. Perciò diciamo che ho barato leggermente. Però tutto il resto l'ho fatto io! Dato che l'argomento non me lo ricordavo molto bene, sono riuscita a collegare argomenti vecchi e alla fine ce l'ho fatta!"

Non so come andare avanti, è da cinque minuti che parlo a vanvera di ciò che mi è successo in questi giorni, ho finito le informazioni.
È passata una mezz'oretta da quando sono entrata in questa stanza e fuori si sta facendo buio, mi ricordo che di solito a quest'ora mia madre andava a coricarsi prima della cena, perché era esausta a causa del lavoro. Non so se è stanca anche adesso. Nel dubbio, cerco di tagliare corto, e di dirle le cose più importanti.

"Mamma, volevo dirti... Che ti voglio veramente tanto bene. Qui manchi a tutti. Tiana mi chiede ogni giorno di te, ormai non mi perseguita neanche più. Mi manca vedere i film horror assieme a te e puntualemente metterci ad urlare contemporaneamente per la paura. Mi manca sentire il tuo profumo di miele e gelsomino per tutta casa. Mi manca vederti ogni mattina che ti pettini i capelli e ti sistemi per andare a lavoro, lamentandoti ogni volta del fatto che senza trucco non ti vedi bella... Mamma sai che io ti vedo come la donna più bella del mondo. Mi manchi mamma, ti voglio bene.
Io ti prometto..." per quanto io mi sia impegnata fino ad adesso a trattenermi, ora sono scoppiata in una cascata di lacrime e tristezza.

"T-ti prometto...Che per quanto t-tu possa starci... Io ti as-aspetterò mamma... Sono qui, con te. E lo s-sarò per sempre." Afferro la mano, la bacio e dopodiché chiudo gli occhi, piangendo da sola assieme alla mia mamma.

Un amico immaginarioWhere stories live. Discover now