Capitolo 38

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CHARLIE

Sono rinchiuso in una stanza, la mia, per precisione, insieme a due nanette (con cui non potrei vivere senza) che mi aiutano a fare la valigia.
Spesso ho pensato che scappare da tutti i miei problemi, nonchè mio padre, sarebbe stata la scelta giusta, specialmente per Sarah, che sta sopportando fin troppo per la sua età: sua madre era una prostituta con cui mio padre è andato a letto, tradendo mia madre. Quando Sarah è nata, la prostituta in questione ha fatto qualsiasi cosa per togliersela dai piedi, perciò mia madre ha scelto di prendersene cura, trattandola come se fosse sua figlia. Anche se non glielo ho mai detto direttamente, Sarah è stata l'unico mio ricordo felice che conservo della mia intera infanzia, un infanzia in cui sin da bambino mi è stato tolto il diritto di essere fragile.
Fino ai cinque anni anni, infatti, mio padre non ha mai pensato di toccarmi, nemmeno con un dito: era ossessionato dal lavoro, perciò non aveva forze per picchiarmi, piuttosto mi faceva fare ogni tipo di lavoro domestico. Già all'età di sei anni sapevo fare la lavatrice, stirare, appendere il bucato, e persino pitturare i muri. Era più che altro un continuo sfruttamento, ai suoi occhi io ero solo un investimento, poiché ero un maggiordomo gratuito. I problemi sono iniziati più avanti, da quando mio padre è stato licenziato.
A causa del suo licenziamento, si è buttato sull'alcool, e dal quel momento, sono diventato il suo sacco da box. Fortunatamente non è mai stato violento con la mia sorellastra, perché se l'avesse fatto, credo che racconterei la mia storia da dietro le sbarre.

"Allora Charlie, questo lo metto in valigia o vuoi che lo lasci qui?" Mi chiede Lydia, che al momento ha tra le mani il mio maglione verde.

"Mettilo, se dovesse far freddo è sempre meglio avere qualcosa."

"Le scarpe bianche con le righe nere, vuoi che le lavo prima di metterle in valigia?" Mi chiede gentilmente Juliette.

"No lascia stare, non voglio farvi lavorare ragazze, veramente. Vi ho chiamato solo per farmi compagnia, non voglio stressarvi."

"Charlie, ci lascerai qui da sole, in questo paesino isolato dal mondo, per mesi! Fammi rallentare il tempo in qualche modo, tu saresti troppo veloce sennò."

"Aaaw! Mancherò alla mia nanetta aggressiva?"

"Sta zitto perché sennò mi metto dentro la valigia! Ed io sono una difficile da sopportare."

"L' avevo intuito." Rispondo, dopo essermi beccato un maglione verde addosso.

"Mi mancherai da morire idiota."

"Anche voi mi mancherete tantissimo."

Una sensazione di pesantezza mi stringe il petto. Per circa otto mesi, non avrò più le mie due migliori amiche accanto. Non sarò presente ai tragitti in bus assieme, in cui ci facciamo sgridare da Mirko per le risate troppo forti. Non riceverò gli schiaffi di Lydia e le carezze di Juliette. Non riceverò la mia porzione di felicità quotidiana.

"Charlie c'è l'hai ancora!" Dichiara Juliette, con la mia chitarra in mano e il quaderno delle mie canzoni.

"Si, ogni tanto mi piace cantare le vecchie canzoni, in modo tale da non dimenticare."

"Adesso sai che dovrai farci una serenata vero?"

"Va bene." Juliette mi passa tutto l'occorrente. Mi siedo sul letto, mentre le mie due migliori amiche si appoggiano sulla mia spaziosa scrivania.

"Avete preferenze?"

"Io vorrei sentire la canzone 'Lydia mi uccidirà'. Era la più divertente."

"Mamma mia, che ricordi..." risponde Lydia con tono di nostalgia.
Sfioro le pagine del quaderno, e per un istante, trovo la canzone "I promise". Probabilmente è l'unica canzone seria all'interno di questo vecchio quaderno, ma non posso cantarla. Nonostante Lyida la conosca e l'abbia sentita, questa rimane la canzone mia e di Juliette. Ho tantissime canzoni su Lydia, alcune sono ironiche, altre buffe, altre dolci e simpatiche. Spesso le abbiamo cantate assieme per ridere, vicino al fuoco, in una spiaggia. Tutte le canzoni di questo libricino, sono state stonate da ognuno di noi, tranne "I promise". Quella canzone non può essere sporcata.
Alla fine, fra un pensiero ed un altro, ho iniziato a cantare, godendomi appieno l'ultima serata con le mie due migliori amiche. Nonché le mie due ancore che mi stanno lasciando andare.

LYDIA

Oramai, nonostante tutte le forze usate per essere i più lenti possibile a fare la valigia, questa è stata fatta. E per di più, tra meno di quattro ore, un nostro pezzo di cuore ci lascerà. O meglio, sarà teletrasportato in Francia.
Accompagnamo Sarah e Charlie fuori dalla porta di casa. Fortunatamente il padre è stato arrestato, perciò non ci darà più alcun problema per un bel po'. Fuori dal cortile, un taxi sta aspettando Charlie e Sarah. È inutile perdere tempo, il momento dei saluti è arrivato. Incrocio lo sguardo di Juliette, e come immaginavo, entrambe stiamo piangendo. Diamo un abbraccio stretto stretto a Sarah, augurandole buona fortuna per il tragitto e promettendole di mandarle tutte le foto del ballo di fine anno, poiché lei non sarà con noi.

"Vado in macchina...Mi mancherete da morire ragazze. Charlie, io ti aspetto, fa con calma." E così, rimane da salutare l'ultimo membro di questo gruppo: Charlie.
Lo abbraccio con tutte le mie forze, come se volessi bloccare il tempo e trattenere lui con noi.

"Mi mancherai tantissimo stupido scemo."

"Wow Lydia sai essere così romantica anche in questi momenti vedo." Mi stacco un secondo per ridere. Dopodiché Charlie appoggia le mani sulle mie spalle e prende un sospiro.

"Tu sei stata la mia giullare. Sei la persona che più mi fa ridere in questo mondo. Senza di te, l'intero mondo perderebbe i colori, l'universo sarebbe bianco e nero. Non smettere di ridere, ma soprattutto non lasciare che nessuno, ti tolga questo buon umore che hai sempre. Nessuno deve togliere la risata a Lydia Norket. Chiaro?" Si può piangere così forte e silenziosamente, da non avere le forze di parlare? Perché penso mi stia succedendo. Ci scambiamo un ultimo abbraccio, dopodiché è il turno di Juliette. Penso che soffrirà più di me, l' assenza di Charlie. Ho sempre pensato che tra loro due ci sia un legame diverso. Molto più importante di quello tra me e Charlie. Un legame più profondo. Potrebbe essere amore quello che io percepisco e se fosse così, allora queste due anime si amano da quando si sono conosciuti.
Forse però, al momento sto fantasticando troppo, tanto che non mi sono ancora staccata.
Sposto un attimo lo sguardo, che fino ad un secondo fa era rivolto a Juliette. È il momento che loro due si salutino.

JULIETTE

Cerco di strozzare tutti i singhiozzi che stanno nascendo, perché altrimenti non riuscirei a parlare.
Lydia si sposta, e solo con lo sguardo mi dice "Tocca a te, ti sono vicina."
Mi posiziono davanti a Charlie, con le guance bagnate dalle lacrime. Ora che sono a pochi centimetri da lui, posso notare che ha gli occhi lucidi. Non mi abbraccia subito, ma bensì mi appoggia entrambe le mani sulla vita, ed infine appoggia la sua fronte sulla mia.

"Tu non puoi immaginare, quanto male mi farà salutarti..." mi sussurra. Vorrei rispondere, ma l'unico suono che mi è uscito dalla bocca, è un sospiro strozzato.

"Non so cosa farò senza di te... E francamente parlando, non so nemmeno chi sarò senza te al mio fianco, che mi suggerisci la via più giusta da prendere. Volevo dirti che..."

"No Charlie..." gli sussurro. Lui mi guarda confuso, non aspettandosi probabilmente questa mia risposta.

"Me lo dirai quando torni. Questo non è un 'addio' ma un 'arrivederci'. Tu tornerai da me... Vero?" lui muove il capo, facendomi capire un "Si" come risposta.

"Allora ci rivedremo... Tra un bel po'... Ma saremo insieme, tutti e tre."

Vedo una lacrima silenziosa cadere dai suo occhi verdi, l'asciugo con il pollice, sfiorando dolcemente la sua guancia.

"Sei sempre stata poetica e saggia."

"Dimmi qualcosa che non so..." non so come, ma al momento riesco a fare dell' ironia senza piangere come una fontana. Sembrerebbe che l'abbia presa bene, anche se dentro di me, un pezzo del mio cuore si sta disintegrando.
Charlie mi sorride, mi bacia la fronte, ed afferra un foglietto dalla tasca del jeans.

"Penso... Che questa debba tenerla tu. Quando non ci sarò, fammi il favore di leggerla attentamente, da ogni sua prospettiva."

Apro il misterioso foglietto, guardando la facciata. Penso che quel pezzo di cuore che si stava disintegrando, sia letteralemnte stato distrutto, dopo aver letto il titolo "I promise". La nostra canzone.

Un amico immaginarioWhere stories live. Discover now