10. Terribile baciatore

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Suguru era stava cercando disperatamente di riprendersi prima di affondare troppo. Mentre guardava il suo telefono, gli infiniti messaggi di Satoru risplendevano dal suo schermo, aumentando il senso di colpa che lo fece cadere di nuovo, il processo si ripeteva ogni pochi istanti.

Il cinema era silenzioso quella domenica mattina, e Suguru lo odiava. Aveva bisogno della tregua straziante del servizio clienti per distrarlo da sé stesso... e da Satoru.

Guardò di nuovo i messaggi. Era come se potesse sentire Satoru che li leggeva ad alta voce.

Sugu???

Dove sei? Sono passati trenta minuti

Mi dispiace di averti costretto a giocare... volevo solo che ti divertissi

Chiamami per favore

Sei tornato a casa da solo? I ragazzi hanno detto di averti visto uscire

Ti ho detto che ti avrei portato io a casa

Perché non sei tornato a cercarmi???

Sono passato a casa tua per vedere se stavi bene e ho visto la tua luce accesa

Per favore, chiamami quando ricevi questi messaggi

Per favore chiamami, ripeté Suguru nella sua mente, il suono della voce di Satoru nel suo orecchio come se fosse proprio lì a sussurrarlo.

"Posa il telefono, Suguru", gridò il suo capo, sporgendo la testa dalla porta sul retro. "Posso vederti dalla telecamera"

Sospirò, infilandolo nella tasca posteriore dei pantaloni. "Scusa"

Svanì velocemente come era apparsa, lasciando Suguru da solo nella biglietteria.

Anche se era estremamente sbronzo, Suguru desiderò di aver bevuto abbastanza alcool da svenire, dimenticando ogni minimo dettaglio della sera prima. La conversazione su Ghost Boy, ballare con Satoru, toccare Satoru senza alcuna vergogna, baciare Hina solo per pronunciare invece il nome di Satoru... era tutta una confusione di rimpianto e confusione che Suguru non sarebbe stato in grado di respingere dalla sua mente.

Voleva Satoru. Lo voleva in modi terribili e proibiti. Il desiderio gli attraversava il flusso sanguigno, gli infettava la testa, gli riempiva i polmoni e gli faceva male alla bocca dello stomaco, tanto che pensava di potersi piegare in due per il dolore. Il solo pensiero lo faceva sudare, la divisa da lavoro improvvisamente gli stringeva troppo le braccia. La tirò leggermente mentre calmava il suono della voce di Satoru che ancora infuriava nella sua mente. Per favore chiamami-

Il suo telefono ronzò nella sua tasca posteriore, quindi lo ripescò, il cuore gli si stringeva quando vide il nome di Satoru. Cazzo.

"Ciao?" Suguru sussurrò al telefono, allontanandosi dalla telecamera.

"Grazie a Dio hai risposto", disse Satoru. "Dove diavolo sei?"

La voce di Satoru fece venire le vertigini a Suguru. "Lavoro. È domenica" disse semplicemente.

"Oh giusto. A che ora finisci?"

"Tra tre ore, perché?"

"Voglio vederti", disse Satoru, un breve momento di esitazione colto nelle sue parole. "Sei solo... scomparso la scorsa notte, e non avevo idea di dove fossi andato. Ti avevo promesso che ti avrei accompagnato a casa se ti fossi sentito a disagio, ricordi? E poi te ne sei andato da solo senza dirmelo. Lo sai che non mi importa di qualche stupida festa. Ci tengo a te..."

(WHEN FACING) THE THINGS WE TURN AWAY FROM ─ stsgWhere stories live. Discover now