18. Linee del palmo

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Suguru era stordito quando si è svegliato la mattina dopo. La testa gli martellava, la bocca era secca e gli occhi erano semichiusi e gonfi.

Il suo primo momento di coscienza fu troppo breve. Un battito di ciglia dopo e stava ricordando tutto. Seppellì la faccia nel cuscino ed emise un sospiro frustrato, incapace di tenere a bada i ricordi. Il suo cuore accelerò, facendolo sudare nonostante il freddo della sua camera da letto. Suguru si voltò su un fianco e afferrò il telefono, scioccato nel vedere che era mezzogiorno passato. Ancora di più quando si è reso conto di non avere notifiche. Satoru non gli aveva mandato un messaggio, ma cos'altro avrebbe dovuto aspettarsi?

Si odiava per aver ipotizzato l'idea di lui e Satoru insieme. La possibilità che sarebbe stato tutto uguale, persino normale, era così fuori questione, eppure si era permesso di sperarlo. Satoru era il suo migliore amico. Non potevano stare insieme, non in quel modo, ma a questo punto potrebbe essere stato troppo tardi. Le sue labbra avevano ancora un sapore dolce con il ricordo delle fragole di Satoru, e ancora, non era abbastanza.

L'aveva fermato prima che andasse troppo lontano, o meglio, l'aveva fermato Hina. Tutto stava arrivando al culmine, tutto cresceva all'interno di Suguru come fiamme. Si ricordò di Bug Boy e si arrabbiò con lui per aver avuto così ragione.

Suguru non sapeva esattamente perché aveva composto il numero di Satoru. C'erano una moltitudine di ragioni, ma tutte si riducevano al suo egoismo. Voleva sentire la voce di Satoru, vedere la sua faccia e stare con lui abbastanza a lungo da dimenticare la scorsa notte e le sue conseguenze.

Prima che potesse cambiare idea, premette il pulsante di chiamata, respirando profondamente ogni volta che suonava. Suonò uno... due... tre volte prima che Satoru rispondesse, la sua voce era sbronza e nervosa.

"Sugu?"

"Uh, hey" disse Suguru, rendendosi conto che avrebbe dovuto pensare a cosa dire prima. "Dove sei?"

"Casa. Perché?"

Fece un altro respiro profondo, le parole gli si bloccarono in gola. "Volevo solo vederti, tutto qui" Suguru desiderava poter vedere il volto di Satoru, avendo bisogno di valutare le sue emozioni non solo dalla sua voce.

"Veramente?" chiese, quasi sussurrando.

Suguru strinse gli occhi, cercando disperatamente di trovare qualcosa da dire, qualsiasi cosa.

"Sugu?" disse Satoru, sospirando al telefono. "Sei ancora lì?"

"Sì, ehm, ti piacerebbe venire?" chiese, rabbrividendo al suono della propria voce. Era disperato, e si vedeva.

"Vuoi che venga?"

"Sì" disse. "Penso che dovremmo parlare"

Una pausa lunga e straziante. "Sì, dovremmo"

"Allora verrai?" chiese, stringendo il telefono vicino all'orecchio.

Satoru rise, breve ma genuino. "Sarò lì tra dieci minuti, ok?"

"Va bene"

Sospirò al telefono prima di dire, "Va tutto bene, Sugu. Non c'è bisogno di essere nervoso"

"Lo so. Non posso farne a meno"

Rise di nuovo. "Dieci minuti e sarò lì"

"Okay" disse di nuovo Suguru, premendo irrequieto la lingua contro i denti.

(WHEN FACING) THE THINGS WE TURN AWAY FROM ─ stsgDove le storie prendono vita. Scoprilo ora