©apitolo 6

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Erano passati due giorni da quell'incidente e oggi Izuku era stato finalmente dimesso. Katsuki era andato a recuperarlo e anche se sembrasse controvoglia, in realtà non era altro che contento.
Però non era il solo ad esserlo.
Non molto lontano a loro, dietro a una colonna imponente, stava lì a guardare un occhio dal colore del mare.
Invidioso del posto tenuto dal biondo a fianco a quella persona che riteneva il suo mondo.

Non poteva incolpare nessuno se non sé stesso, perché la colpa soltanto sua era. E per quanto si odiasse, sapeva che rimuginare su ciò che era stato fatto non faceva tornare indietro il tempo.
Anche se desiderasse poter riavvolgere quel gomitolo di lana rotolato a terra.
Per farlo bastava prendere con la punta delle dita anche solo la punta di quel filo e mano a mano ritornare a creare una morbida pallina.
E lui la punta di quel filo l'aveva a diversi metri di distanza.

La paura lo teneva però saldo a quella colonna, era un nascondiglio perfetto. Ma quando i suoi occhi eterocromatici si scontrarono per errore contro quel verde il suo cuore non poté non palpitare e le sue gambe non poterono non correre verso di lui. Voleva tendergli la mano e prendere la sua. Voleva acchiappare quel filo di un gomitolo ormai perduto.
Ma quando gli fu davanti rimase solamente in silenzio, con le mani ferme e distese lungo il proprio corpo.
E i suoi occhi, azzurri e grigi, lucidi e inondati da lacrime.

"Ehy...che succede? Perché piangi?" domandò con voce pacata e calda il più basso.

Bakugou restava in piedi a un passo indietro da lui, le sue braccia conserte sul petto e uno sguardo infastidito.

"N-non è nulla" mormorò, cercando di asciugarle.
Izuku prese un fazzoletto e glielo avvicinò alla sua pelle biancastra, tamponando e risucchiando quelle goccioline umide.

"Non può essere nulla se ti fa piangere" rispose. I loro visi non erano vicini, ma poteva vedere esattamente ogni lentiggine nel suo viso.

"Io me ne vado, a differenza tua non faccio da psicologo gratuito" disse con tono strafottente il biondo, per poi alzarsi in cielo con una delle sue solite bombe. Non aveva neanche dato il tempo a Izuku di elaborare una risposta.

"Vuoi venire a casa mia?" domandò il verdino. Quel fazzoletto ormai aveva abbandonato la sua pelle, come lui aveva abbandonato quel ragazzo dal sorriso luminoso.

Titubante annuì, non riuscendo a parlare.
Così nel giro di una ventina di minuti passati dentro ad un taxi erano arrivati alla casa del ragazzo.
Quando varcarono la porta d'ingresso un odore di eocalipto invase le narici del bicolore.

Bakugou ricordava quanto Izuku ci tenesse alla pulizia, così mentre era chiuso in quella stanza d'ospedale si era presentato a casa sua per sistemarla e farla arieggiare.

"Prego, siediti pure dove vuoi" disse gentilmente chiudendo la porta.
Shoto si diresse verso la cucina, sedendosi non del tutto a suo agio su una delle quattro sedie.
Si guardò intorno, immaginando di incontrare una foto del suo amico e della sua amata. Ma non trovò nulla se non una foto di classe appesa al frigorifero.

"Vuoi qualcosa da bere?" domandò ma Shoto negò cona testa.

"Ce l'hai ancora?" domandò retorico, indicando la foto.

Il verdino ridacchiò appena prendendola.
"Si, mi piace avere questo ricordo visibile" affermò, lasciandogliela in mano.
Shoto osservò con attenzione la foto, erano loro nell'ultimo anno di scuola. Erano tutti molto vicini, Izuku era al centro in priva fila e teneva le mani di Uraraka. Entrambi avevano un sorriso smagliante in volto, tanto che anche i loro occhi sembravano sorridere.
Shoto invece era infondo, nell'ultima fila, non sorrideva, ma Iida e Sero stavano vicino a lui con le braccia allacciate dietro alle sue spalle.

𝑳𝒐𝒗𝒆 𝑺𝒊𝒄𝒌 || 𝑻𝒐𝒅𝒐𝒅𝒆𝒌𝒖 Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt