Sette - Convocazioni

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Erano passati tre giorni da quando Harry aveva discusso con Draco e da quel momento non si erano più parlati... a dirla tutta non si erano guardati nemmeno in faccia.

I lividi e i graffi di Harry stavano sparendo pian piano, la ferita sul labbro si era cicatrizzata e il livido sullo zigomo era praticamente quasi sparito. Non che a Harry importasse più di tanto... infondo era abituato ad avere il viso martoriato per giorni interi; voleva solo che tutta quella roba scomparisse per evitare di continuare a dare troppo nell'occhio. Da quando era tornato, i suoi compagni e qualche suo professore non aveva potuto fare a meno di notare come fosse conciato, primi fra tutti la professoressa McGranitt e il professor Lupin, il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Il corvino però era sicuro che tutti quegli sguardi indiscreti non fossero solo a causa delle ferite che decoravano il suo volto, ma anche per Madame Pomfrey che magari era riuscita a tenere la bocca chiusa con Silente, ma non con Minerva McGranitt che aveva un'intelligenza fuori dal normale.
Si chiese però i motivi per cui tutte quelle persone ancora non erano andate a prendere per i capelli Lucius Malfoy se davvero sapevano quello che si nascondeva sotto le sue enormi felpe e quei lividi. Forse aveva fatto un minimo di pena a Madame Pomfrey qualche mese prima. Forse le sue suppliche erano servite a qualcosa. Sì, doveva essere così altrimenti Lucius non avrebbe perso tempo a fargliela pagare.

Quella mattina il tempo non era dei migliori, pioveva fortemente — Harry e Ron erano sicuri del fatto che stesse addirittura grandinando —, motivo per il quale gli allenamenti di Quidditch e le lezioni all'aperto con Hagrid e la professoressa Sprout erano annullate. L'unica lezione che si sarebbe tenuta quel giorno sarebbe stata Pozioni con il professor Piton e poi i studenti della Casa di Grifondoro sarebbero potuti tornare nella loro Sala Comune a svolgere le attività che avrebbero preferito. Di comune accordo, sia Harry che Ron avevano già deciso che si sarebbero messi a dormire per recuperare le ore di sonno perse.

Il trio uscì dalla Sala Comune per raggiungere l'aula di Pozioni situata nei sotterranei ma un esemplare di Draco a tutta velocità li raggiunse piazzandosi davanti a corpo di Harry che non si spostò di un centimetro.

«Che cazzo hai fatto?» sbottò il biondo a denti stretti facendo aggrottare la fronte al corvino. Ma che stava dicendo?

«Scusami?»

Draco guardò prima Ron e poi Hermione che avevano delle espressioni confuse e interdette. Poi afferrò il braccio di Harry per allontanarlo da loro, girò un angolo e lo spinse dentro un'aula vuota chiudendo la porta.

«Ma insomma! Avresti almeno potuto -...»

«Sta' zitto» ringhiò il biondo facendo sobbalzare il ragazzo dagli occhi smeraldo. Non gli si era mai rivolto in quel modo. Che stava succedendo?

«Che diavolo vuoi, Draco?» sbottò.

«Che diavolo voglio? Ma sei impazzito per caso?» urlò. «Hai fatto chiamare mio padre perché la tua bocca ha parlato più del solito e adesso è nei guai!» spiegò. «Mai che per una volta pensi anche a me, nella tua stupida testolina esisti solo tu!»

Harry sgranò gli occhi incredulo di ciò che stava sentendo. «Tuo padre? Ma tu sarai quello impazzito casomai!» urlò in risposta. «Io l'ultima cosa che voglio è avere guai con lui e tu adesso vieni qua ad accusarmi di questo? Ma ti scoppia il cervello per caso?»

«E allora sentiamo, chi mai avrebbe chiamato mio padre con l'accusa di picchiare il bambino che ha adottato?» chiese retorico il biondo.

«Di certo non io» rispose digrignando i denti.

All'improvviso però era tutto chiaro. Le occhiatacce, le domande indiscrete, le volte che lo aveva guardato più a lungo del dovuto. Poteva esser stata una sola persona e quella era la McGranitt. Doveva essere stata lei... per forza.
Improvvisamente sentì troppo freddo, tutto era confuso e fuori posto. Sarebbe finito nei guai. Anche se fosse riuscito a mentire e a scagionarlo da quel casino, Lucius avrebbe sempre pensato che era stato lui a parlare, che era stato lui a metterlo nei guai. Non ci sarebbe stata più pace. Non sarebbe più riuscito a riposare quando capitava. Non poteva crederci, la McGranitt gli aveva appena rovinato la vita più di quanto già non fosse e ora sarebbe andato tutto a rotoli; persino Draco che era sempre stato il suo rifugio, il suo angelo custode, ora era lì ad urlargli in faccia e ad accusarlo di qualcosa che non aveva fatto.

Fu costretto a chiudere gli occhi per un attimo, come per spronarsi a non cedere ancora, a non piangere perché sarebbe potuto entrare chiunque da quella porta e avrebbe potuto far domande. Prese un lungo respiro e li riaprì posandoli sulla figura di Draco di fronte a sé come se nulla fosse successo.

«Io non c'entro. Se c'è una persona ad aver fatto tutto questo è la McGranitt insieme a Lupin» disse. «Ma potevi aspettarti sarebbe accaduto, chiunque sospetterebbe qualcosa alla vista di questi lividi».

«Certo, come no» quasi rise. «E perché non hanno chiesto spiegazioni a te? Sentiamo».

«Perché sapevano che io gli avrei mentito» rispose prontamente. «E hanno preferito andare subito al sodo».

«E se è davvero come dici tu, che cosa hai intenzione di fare?»

Harry fece spallucce. «Niente» rispose. «Mi ritroverò a mentire in ogni caso. Non posso dire quello che succede realmente dentro quella casa perché ci andresti di mezzo anche tu e non voglio perché tu non c'entri».

«Adesso ti preoccupi per me?»

«Io mi preoccupo sempre per te. Se fino ad oggi non ho aperto bocca è per te e solo per te. Se tu non ci fossi stato probabilmente avrei parlato con Silente molto tempo fa» ammise. «Ma tu hai una famiglia, una famiglia vera che ti ama e che farebbe qualsiasi cosa per proteggerti. Non importa cosa fanno a me, ma mi importa cosa succede a te e se parlare comporta non solo il mio allontanamento ma anche il tuo... allora preferisco soffrire. So che non lo reggeresti e poi... non me lo perdoneresti mai».

Draco rimase senza fiato davanti a quella dichiarazione così pura. Harry che stava rischiando di tornare a casa per le vacanze estive e restarci secco, stava dicendo a Draco che in ogni caso non avrebbe parlato perché c'era lui di mezzo e non si meritava niente di tutte quelle eventuali conseguenze se lui avesse parlato. Si sarebbe fatto ammazzare pur di far avere al biondo la serenità che voleva e che si meritava.

Harry, davanti a quel silenzio sospirò e aprì la porta. Se ne andò sotto lo sguardo leggermente lucido del biondo che non stava credendo a quelle parole. Eppure il corvino non fece in tempo a compiere un paio di passi che la figura snella di Minerva McGranitt gli si parò davanti bloccandogli il passaggio.

«Devi venire con me, Potter» disse affacciandosi leggermente con il viso. «E anche tu, Malfoy».

La partita era iniziata.

IG: @acciodanjel 🦋

Cicatrici - DrarryWhere stories live. Discover now